Siena torna capitale dell’enologia: il 26 e 27 gennaio si è tenuto il primo grande evento dell’anno dedicato al vino in Toscana. Noi di So Wine So Food vi raccontiamo cosa abbiamo imparato dal convegno sui “Nuovi orizzonti del vino italiano fra mercati asiatici, rivoluzione digitale e biologico”
Il 26 e il 27 gennaio, a Siena, si è tenuto il Wine & Siena, la prima grande manifestazione dell’anno dedicata al vino in Toscana. Un evento diffuso che coinvolge la città tutta, fortemente voluto dal senese Andrea Vanni e da Confcommercio Siena. Dagli ideatori del Merano Wine Festival e con il meglio della produzione vitivinicola e culinaria selezionata dal WineHunter Helmuth Kocher, due giornate di Capolavori del Gusto tra gli storici palazzi della città per la prima tappa 2019 dei WineHunter Events.
A riempire le vie della storica cittadina del Palio, oltre 150 produttori da ogni parte d’Italia e circa 500 vini in degustazione contornati da produzioni tipiche, birra e distillati. “Non vogliamo fare un gigante con i piedi d’argilla” era il 2016 e probabilmente Wine & Siena non si aspettava un’evoluzione simile. A confronto del primo Merano 1992, l’edizione zero di Siena nel 2015 ha avuto più successo e anche quest’anno si è riconfermata un’ottima vetrina di promozione con oltre 3000 accessi tra operatori di settore, giornalisti e appassionati.
Oltre ai numeri cresce la qualità. Spazio anche alla solidarietà. Durante l’asta di beneficenza sono stati raccolti 4500 euro da devolvere all’associazione autismo Siena “Il Piccolo Principe”.
Tra i momenti più interessanti, diversi convegni e masterclass come “Nuovi orizzonti del vino italiano fra mercati asiatici, rivoluzione digitale e biologico”. “Metterci insieme, fare massa critica”: un incontro nel quale sono state snocciolate diverse tematiche sul rapporto del vino italiano con l’estero e la sua commercializzazione. È un errore soddisfare solo il consumo interno ai propri confini: è necessario fare rete e valorizzare le eccellenze Made in Italy all’estero. Oltre a sottolineare la debolezza del nostro mercato se paragonata al monopolio di Bordeaux per i palati cinesi, sono state presentate alcune nuove realtà che fanno presagire un nuovo modo di comunicare il vino. Una start-up interessante a tale scopo è Vinora: “Vendere il vino significa vendere il territorio”, ricorda il giovane Stefano Piazza, chief marketing officer del progetto che invoglia a investire sul commercio online del vino.
Accettare, quindi, la sfida del digitale per nuove potenzialità di vendita perché “l’innovazione è la capacità di vedere il cambiamento non come minaccia ma come un’opportunità”.