I numeri parlano chiaro: l’Europa è leader nella realizzazione di bottiglie naturali. “Bere meno bere meglio” il trend degli estimatori del comparto enoico
I rumors di qualche tempo fa non davano adito ad errori e le tendenze dei consumatori infatti si sono rivelate esatte. Il vino biologico è in netta crescita. Quello che sembrava qualche anno fa una nicchia, portata avanti solo da una parte dei Wine lovers, è ormai destinata a divenire una certezza.
I consumatori stanno cambiando le loro abitudini e preferiscono bere meno, ma bere meglio. Si strizza l’occhio molto di più ad un vino salutare e naturale, senza l’uso di pesticidi. Ecco perché il bio si presenta con numeri anche a tre cifre. Puntiamo la lente sui dati di questo comparto per renderci meglio conto di cosa sta succedendo. Secondo una ricerca dell’IWSR Drinks Market Analysis, con un ritmo di crescita annuo, tra il 2017 e il 2022 di quasi il 10%, il vino biologico raggiungerà al termine di questo periodo una cifra di acquisto che si aggira intorno alle 87,5 milioni di casse.
L’Europa, con il timone ben saldo in mano, naviga in testa, rappresentando quasi l’80% del mercato mondiale del vino bio. Sempre nel vecchio continente, in termini di superficie coltivati a biologico si è passati, nel decennio 2007-2017 a +234% arrivando a toccare quota 400.000 ettari. Nel paese scoperto da Cristoforo Colombo, invece, il vino biologico sta guadagnando fette di terreno ma la strada da percorrere è lunga. Ad oggi nelle Americhe solo il 12% del vino consumato è biologico, ma le previsioni fanno ben sperare per il futuro.
Se passiamo a vedere i sudditi di Elisabetta II, registriamo anche qui, una crescita nello stesso periodo 2017-2022 di circa il 10%. Gli Inglesi infatti sono disposti a pagare anche un 40% in più una bottiglia di biologico rispetto ad una “tradizionale”, e qui, parliamo di una fascia di bevitori con un buon reddito e perlopiù abitanti nelle grandi città come Londra. Per finire, all’interno dei nostri confini, il vino bio ha un posto sempre più di rilievo ma, nonostante i numeri confortanti riguardo al consumo interno, si vede che ancora l’export la fa da padrone. Il nostro bio è di qualità e all’estero è molto apprezzato facendo arrivare a quasi 140 milioni di euro la cifra dell’esportato. In testa la Germania seguita da Usa e Svizzera.