Trastevere non è solo trattorie romane: nel rione c’è una strada piuttosto antica dove un tempo sorgeva una spiaggetta e dove oggi si può mangiare il pescato del litorale laziale
Trovare un buon ristorante di pesce a Roma è sempre più difficile. Mangiare piatti di mare senza sacrificare la location, infatti, può attirare in una delle solite risto-pescherie che spesso propone prodotti di allevamento. Una scelta che, quindi, rischia di essere impietosa sul conto e sulla qualità ma conoscendo i posti giusti si possono fare delle scoperte da non sottovalutare.
Tra le viuzze di Trastevere e i suoi sampietrini, in uno dei quartieri più turistici e popolati della capitale, da nove anni c’è un locale che lavora solo il pescato del litorale laziale. Vizi Capitali non è la solita trattoria romana che ci si aspetta di trovare in Vicolo della Renella che, non a caso, fa derivare il suo nome dalla sabbia lì depositata dal Tevere. Originario di Terracina, Fabio Di Gentile accoglie tra i tavoli del suo ristorante, in attesa di ampliare i propri spazi raddoppiando gli attuali coperti di 40 posti circa. Discreto e moderno, Vizi Capitali ospita una clientela per l’80% italiana e la location è molto richiesta per pranzi aziendali e ricorrenze da festeggiare. “Mi manca l’adolescenza, sono entrato in cucina all’età di quattordici anni” racconta lui, quasi commosso. Spontaneo come la sua cucina, tra il serio e il faceto, aggiunge di essere “razzista” sui prodotti: “rimango nel territorio laziale, difficile che compri altrove”.
Ogni nave ha bisogno di un porto, come Fabio ha bisogno della sua asta del pesce: Anzio e Terracina gli attracchi di riferimento per Vizi Capitali. In carta un’ottima materia prima con variazioni in base alla stagione e al pescato, spesso soggetta a contaminazioni di una parte vegetale. È il caso del Tortino di finocchi e ricciola su salsa di pomodoro datterino o i Tagliolini con totanetti e passata di broccoletti, un antipasto e un primo che lasciano una finestra sul mare, esaltando l’indubbia freschezza delle verdure. Nota di merito per la lavorazione della pasta fresca eseguita alla perfezione, “un po’ erta” come piace a Fabio e sempre artigianale è la proposta dei lievitati accompagnati dall’EVO di Sonnino e dagli ulivi di Giampaolo Sodano. Una veracità che investe anche i suoi piatti, nei quali preferisce aggiungere invece di togliere, con una tecnica che a volte mira più all’effetto stupore che all’equilibrio stesso della ricetta.
Per Fabio in cucina non esiste il “vorrei ma non posso” e i suoi piatti tendono a una continua sfida tra mare e terra, in cui l’estetica spesso si lascia intimidire dalla copiosità e dalla golosità.
Credits foto David Schacherl