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Van Gogh: le sue opere abbinate al vino!

By Marzo 15, 2023No Comments

Abbinare il vino alle opere d’arte di Van Gogh presenti al Palazzo Bonaparte? Ci abbiamo provato!

La primavera sembra finalmente esplosa. Nessuno lo dice ancora, ma tutto questo sole ci parla del ritorno più bello dell’anno. E a volte succede che durante una pausa, tra colleghi si scelga di stare 10 minuti al sole. “Un sole giallo in pieno cielo! Ma non ti pare Van Gogh? Che poi a Roma c’è anche la mostra!”.

È andata esattamente così. Un sole giallo, Van Gogh a Roma e noi che a So Wine So Food ci divertiamo a proporre abbinamenti “insoliti” (strani è più giusto, è vero!). E allora, perché non provare ad abbinare un vino alle opere di Van Gogh presenti al Palazzo Bonaparte?

A proporre la cosa è stato Simone, ma l’idea ci ha stuzzicato così tanto che ci abbiamo provato.

Pronti?

Dopo esserci entusiasmati dell’idea, la domanda è stata ovviamente: “quale criterio dovremmo usare?”.

Abbiamo scelto di lasciarci guidare dalle emozioni, dalle storie dietro alle opere. Abbiamo cercato lui, Vincent, e abbiamo ascoltato lui Van Gogh. Premettendo che è stato un gioco, dobbiamo ammettere che è stata una ricerca che ci ha sicuramente emozionato il cuore!

Pronti?

Il Seminatore al tramonto – Aglianico del Vulture Doc Nocte 2016 Terre dei Re

L’opera venne realizzata nel 1888. È già chiaramente visibile un uso simbolico del colore. Il Sud della Francia, la Provenza, lo guida in una pittura senza disegno e il protagonista assoluto è il colore. L’opera mostra la predominanza del giallo del sole e del grano e del blu e viola dei campi.

Le pennellate sono energiche e vigorose. Il soggetto, amato da Van Gogh che spesso prendeva ispirazione dalla vita agreste, è un lavoratore che continua la sua opera diventando poesia nell’immaginario dell’artista. Questo quadro, ci ha fatto venire in mente, d’impatto, l’aglianico del Vulture, in particolare Aglianico del Vulture Doc Nocte 2016 Terre dei Re

Un vino che si presenta nella predominanza del suo colore. Vinificato in purezza, è nella trama complessa del suo colore quasi impenetrabile che si manifesta in tutta la sua luce. Un naso complesso, dove le spezie intriganti e la viola si uniscono a quel campo pieno di viola e di blu, come blu sono gli acini del vitigno. Un vino intenso come intense sono quelle pennellate, un tannino raffinato come il fascino di quella luce che riempie l’opera. Un vino che resta nel ricordo, come l’emozione che quell’opera cuce addosso. Un vino poeticamente misterioso, la cui vendemmia avviene di notte per esaltare i colori e i profumi dell’uva, perché la vendemmia notturna porta questa meraviglia nel vino. Che dite, Van Gogh ne sarebbe stato attratto?

Autoritratto del 1887 – Chateau Malartic-Lagravière Blanc 2012 – Pessac-Léognan

Il genere dell’autoritratto era scelto dall’artista per indagare nelle profondità di se stesso. Spesso, nei suoi autoritratti, la chiave dell’interpretazione è sullo sfondo e nelle sguardo.

Se l’espressione può risultare fiera o calma, lo sfondo inizia a raccontare il vero: le pennellate alle sue spalle si agitano e, rapide, stendono il colore che nei tratti verdi raccontano di inquietudini selvagge.

A quest’opera vogliamo accostare Chateau Malartic-Lagravière Blanc 2012 – Pessac-Léognan.

Un vino bianco complesso e potente. Come potente e complessa è quest’opera. Qui il Sauvignon Blanc è domato dallo sguardo del Semillon, ma la sua nota aromatica resta in capogiri sullo sfondo e a tratti è visibile in quelle note verdi, come le pennellate che riempiono lo sfondo dell’opera.

Alla nota aromatica del Sauvignon Blanc si unisce la struttura ed il corpo del Semillon, come il volto di Van Gogh che si unisce all’inquietudine di quello sfondo che parla di paure selvagge.

Un vino potente, di corpo e con una acidità importante che ha lottato contro un’annata difficile. Come potente e ancora longeva di emozioni è il sapore dell’opera.

Pini al tramonto -Pinot Nero L’Emerico Ottin 2019

Qui rami e foglie si stagliano contro la sera di un cielo carico di toni scuri. Un rosso racconta l’angoscia della vita in manicomio, definita  “noir-rouge“. Una lotta, una battaglia tra colori che finalmente trovano nella loro quasi ombra, nuova vita.

Anche la donna ritratta sta lottando la sua battaglia, contro il vento, la brezza, contro se stessa, eppure, sta lottando. Un quadro di cui Van Gogh ne fu soddisfatto, la nota è nella firma apposta in basso, e nel periodo di Saint-Remy, ne firmò solo sette.

A quest’opera vogliamo abbinare il Pinot Nero L’Emerico Ottin 2019. Questo vino è una interessante interpretazione che la Valle D’Aosta fa del pinot nero. Un naso fine che grazie al lungo affinamento diventa intrigante e complesso, un vino che è il pieno sorriso del suo terroir e di una lotta in un clima di montagna: e allora al naso ecco le more e i lamponi, ma ecco anche le erbe aromatiche fresche e le spezie morbide. Tutto giocato su una tensione costante. Proprio come quella che si intravede nel dipinto Pini al tramonto.

Il colore rosso rubino luminoso racconta di un bosco al tramonto. Con un tannino levigato, il sorso è complesso e da una spinta in chiusura fresca e minerale.

 

 

 

 

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