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Un viaggio fra i vitigni-mosaico di Cembra Cantina di Montagna, storica realtà sociale che fa della qualità in bottiglia il proprio marchio di fabbrica

Dove l’uomo cede il passo all’eroe. La Val di Cembra è una diapositiva del Trentino più selvaggio, nervoso, ancestrale; qui filari di viti galleggiano su naturali anfiteatri di porfido, qui Cembra Cantina di Montagna respira e produce qualità, grappolo dopo grappolo

cembraUn’intera valle, un’orgogliosa popolazione e un’eroica offerta vitivinicola in poche, semplici righe, che riescono però a trasmette il giusto spirito che si respira in Val di Cembra, territorio dove il turismo di massa non ha ancora parcheggiato assetati suv e in cui le tonalità di verde si susseguono quasi come stagioni.

Eppure le attrattive non mancano tra intensive immersioni nei boschi, per combattere l’insistente calura estiva, o entusiasmanti escursioni in fat bike elettrica, fra chilometri e chilometri di filari di vite scandite da purpurei muretti a secco. 

Cembra Cantina di Montagna, un po’ di storia

Proprio questi ultimi sono i protagonisti del racconto di chi vi scrive, specialmente quelli curati e coccolati dagli oltre 320 conferitori di Cembra Cantina di Montagna, realtà nata nell’ormai lontanissimo 1952, quando ancora la fame bussava più che mai alle porte di italiani in cerca di rivalsa.

cembraNegli anni ottanta vi è stata un’importante svolta per la Cantina, grazie a una precisa zonazione dei terreni, che ha permesso di comprendere la necessità di un riassetto varietale; parzialmente abbandonata la schiava, uvaggio storico della zona, a favore di vitigni a bacca bianca, perfetti per terreno e altituidini. 

Ma andiamo a raccontare qualche dato, esplicativo della natura eroica di tale realtà: circa 650 ettari di piccoli vigneti che, come puzzle, coprono la maggior parte della vallata, 708 chilometri di muretti a secco a base porfido, pietra tipica della zona, 40.000 bottiglie prodotte ogni anno.

Cinque sono, per ora, le referenze con le quali Cembra Cantina di Montagna si propone al pubblico, etichette di alto livello caratterizzate da una coerenza di fondo che, come fil rouge, lega indissolubilmente i prodotti al territorio di provenienza. Deus ex machina di tutto ciò è Stefano Rossi, giovane e dinamico enologo che, con sapienza e dedizione, è riuscito a far raggiungere a Cembra Cantina di Montagna risultati di altissimo profilo in poco meno di un decennio.

Il mio viaggio in bottiglia in Val di Cembra

Il viaggio in bottiglia inizia con il Müller Thurgau, varietà sbarcata in zona alla fine degli anni settanta, che rappresenta al meglio il terroir se coltivato a importanti altitudini, fino ai 900 metri sul livello del mare.

La vendemmia avviene alla fine settembre mentre la fermentazione e l’affinamento vengono effettuati in serbatoi di acciaio inox. Ne scaturisce un prodotto fresco e longevo con chiari sentori di pesca e rose. Al palato risulta verticale, diretto e golosamente sapido.

cembraScendiamo di qualche centinaio di metri, in soleggiati appezzamenti tra i 500 e i 650 metri slm, qui troviamo un’altra varietà tipica di questa zona, lo Chardonnay. Dopo la raccolta di metà settembre gli interi grappoli vengono sollecitati mediante l’utilizzo del Marmonier, torchio verticale francese che permette una pressatura soffice del chicco, quasi come avverrebbe utilizzando soltanto il pollice e l’indice; grazie a questa speciale modalità non vengono estratti né i tannini né il colore.

Il mosto fermenta e affina poi in serbatoio di acciaio inox ma in parte anche i piccole botti di rovere francese. Il risultato è un vino importante, avvolgente ma non eccessivamente strutturato che porta in dote una spiccata capacità di invecchiamento, anche grazie ad un ph piuttosto basso. 

Anche il Riesling arriva da poche e selezionatissime vigne fra i 500 e i 650 metri slm. Varietà piuttosto tardiva (le uve vengono raccolte all’inizio di ottobre) ma dotata di una accentuata mineratà e salinità, peculiarità del terreno della Val di Cembra. Dopo una pressatura soffice, questo riesling macera sulle bucce per poi fermentare e affinarsi in serbatoio di acciaio inox e, in piccola parte, in botti di rovere francese. L’importante freschezza e la limpida acidità vengono bilanciate con del mosto concentrato dell’uva che ha composto il blend.

Unico interprete in rosso è il Pinot Nero, coltivato fra i 500 e i 600 metri che sfoggia una bellissima freschezza, insita nel dna del cembrano. Il risultato è un vino verticale, nervoso, capace, dal 2020, di coniugare due anime ben distinte, una che affina in botti di rovere francese mentre l’altra riposa in anfore Tava. Il risultato è un naso straordinario con note di frutta nera e rossa, sfumate da carezze di pepe e liquirizia. Al palato risulta piuttosto strutturato con vene di freschezza e morbidi tannini. 

Chiude questo meraviglioso viaggio nella selvaggia Val di Cembra una vera istituzione della Cantina, il Trento Doc “Oro Rosso”, che prende il nome dal prezioso porfido della zona. 

La vendemmia di Chardonnay avviene a cavallo fra agosto e settembre, i grappoli vengono delicatamente pressati con l’ausilio del Marmonier per poi decantare naturalmente a freddo. Fermentazione e affinamento sulle lisi avvengono per sei mesi in serbatoi di acciaio inox. Il tiraggio, svolto nella primavera successiva alla raccolta, rappresenta l’ultimo passo prima di un affinamento in bottiglia di almeno 48 mesi.

Da qui in poi: cin cin, miei cari lettori.

 

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