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Tiziana Stefanelli: Masterchef è solo un gioco, chi vuole fare lo chef deve studiare ed essere disposto al sacrificio

By Febbraio 5, 2019No Comments

Incontrare la vincitrice della seconda edizione di Masterchef e rispondere a un quesito: a cosa serve spettacolizzare la cucina?

In fondo a una delle piazze più bella di Roma, un chiaro odore di nuovo richiama la curiosità dei passanti che sbirciando sotto una saracinesca aperta a metà, cercano di capire cosa c’è in quel posto. “Un ristorante”, dicono molti, “un altro” dicono troppi. In fondo a quella piazza, So Wine So Food è andato alla ricerca di chi ha realizzato il sogno di una vita. Una scala a chiocciola ci porta in cucina dove ad attenderci, tra i primi prodotti da sistemare e una squadra da coordinare, c’è lei, Tiziana Stefanelli. Nota per la sua grinta, per la sua passione e per la sua vocazione, quella della cucina e dell’avvocatura. Vincitrice della II edizione di Masterchef, ha accettato gentilmente il nostro incontro e, da gran signora, la nostra curiosità che si è esaurita in una domanda a cui questo numero vuole dare una risposta: a cosa serve spettacolizzare la cucina? A cosa servono Masterchef e programmi affini? Netta e secca ci arriva la sua risposta: “a nulla, è un gioco”, ci dice. Ci spiega che, come ogni talent show, Masterchef non serve a chi vuole scavalcare passaggi fondamentali. Va vissuto per quello che è, un gioco appunto, anche se lì si suda. E proprio per gioco che decide di partecipare al programma, quando dopo aver preso decisioni importanti in momenti delicati, la vita stessa l’ha portata a correre veloce per realizzarsi e tutto le è capitato troppo in fretta. Poi ci guarda per un attimo, lo stesso in cui percepiamo il suo percorso, e ci racconta del suo studio, degli approfondimenti e della costante ricerca che ha intrapreso dal momento in cui ha scelto di fare la Chef. Anche perché, a Masterchef, non insegnano, “abbiamo captato qualche consiglio” -afferma-.

“Ogni Chef deve avere la propria identità”

– Tiziana Stefanelli –

Eppure, a sua detta, sembra che nelle edizioni straniere, i giudici la insegnano qualcosina, (altrimenti perché accostarlo ad un sinonimo di master?) o comunque sono meno “presuntuosi” dei nostri (i lettori, certo, passeranno il termine, ma è tutto uno show! Ecco di nuovo il punto!). Di cose bizzarre ne presentano gli Chef che certo hanno il loro perché, basta che questo perché non risieda in quella sorta di aura intoccabile da cui sembra siano protetti. Già, ma possono veramente tutto? E se i ruoli si capovolgessero, se Chef Stefanellli fosse giudice di una edizione di Masterchef, arriverebbero tutti e 5 in finale? Anche Bastianich? Ma poi, sa cucinare Bastianich? Mentre ci impelaghiamo in questi dettagli, preferiamo concentrarci su Nest, che prima di tutto è un sogno realizzato, la risposta che la sua è la strada giusta, sebbene i sacrifici siano dietro ogni angolo. Il Nest è la ricerca del gusto che si conferma, come ci dice la Chef, in una questione di ricordi, di figure che si muovono dentro noi; è la curiosità della Chef nell’esplorare nuovi piatti. Sarà sicuramente un’offerta ampia e variegata che amplificherà e arricchirà quanti siederanno ai suoi tavoli. In bocca al lupo Chef, e che vinca il migliore, ancora una volta!

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