Vernaccia a confronto: nuovo logo per le etichette della storica azienda vinicola di San Giminiano
Un pranzo quasi intimo per pochi invitati a porte chiuse da Metamorfosi, ristorante stellato del concettualistico Roy Caceres, in compagnia di Eleonora Guerini, braccio destro del gruppo Moretti, e del Responsabile delle Attività Produttive della Teruzzi, agronomo Alessio Gragnoli, per ascoltare la Vernaccia, il vino di San Gimignano.
Vitigno autoctono, conosciuto fin dall’antichità e trascurato negli ultimi decenni, sta ora riconquistando il suo meritatissimo posto tra i grandi bianchi italiani. A valorizzarlo tanti vignaioli locali ma anche una realtà con mezzi potenti, come Teruzzi. Loro hanno investito nell’esaltazione giusta e mirata delle caratteristiche intrinseche della vernaccia, vinificando singolarmente ogni appezzamento per mettere in evidenza le caratteristiche dei differenti suoli, microclimi e annate.
Vernaccia “Isola Bianca” 2019 è una vibrazione quasi sonora, con un profilo fragrante e intensamente aromatico; più accondiscendente, rotonda e fruttata quella del 2018; la figlia dell’annata difficile, Vernaccia “Isola Bianca” 2017, è tipicamente floreale e minerale, rivendicando le terre di San Gimignano come la proprio casa, dove niente potrebbe sconvolgere il suo equilibrio. I tre vini, accomunati dalla spiccata sapidità aggrumata, e dal lungo finale ammandorlato, preannunciano una bella evoluzione minerale con il passare degli anni. Differente, più spenta e ordinaria, è la trama gusto-olfattiva dell’etichetta in degustazione della Vernaccia del 2016, vinificata come prima discesa in campo di Terre Moretti nello stesso anno.
In passato l’azienda ha vissuto due vite radicalmente diverse: fondata nel 1974 dall’imprenditore Enrico Teruzzi, sinceramente innamorato delle colline toscane e della Vernaccia, di cui inizialmente ha cominciato a vinificare solo un ettaro e mezzo di impianti, per portarli poi ai 60 attuali, è stata acquistata dalla Campari nel 2005, che ha messo a punto un prodotto di poco fascino per la grande distribuzione. A Terre Moretti si deve la svolta epocale che ha riportando la Vernaccia al suo splendore originale, grazie a una viticoltura sostenibile e vinificazioni ad hoc sotto l’attento sguardo dell’enologo Beppe Gaviola.
Questa filosofia dell’azienda si riflette anche nel nuovo logo raffigurato sulle etichette: la T di Teruzzi, affiancata dal sole dorato con sua generosità, solarità e potenza, e dall’argentata e mutevole luna, simbolo dell’emozionalità, l’innegabile compagna di un buon vino.
L’azienda produce anche rossi di grande interesse, di cui abbiamo assaggiato Melograni, blend convincente di Sangiovese e Petiti Verdout.
Notevoli sono stati gli abbinamenti proposti dallo chef che ci ha ospitato, cucinando personalmente per noi il menu composto da:
- “Limone di mare” (cozze, cannolicchi e pepe)
- Antipasta (gamberi rossi e cannolicchi)
- Riso Rosso (fassona, blu del Monviso e pistacchi)
- Pluma Iberica e mole (lattuga e semi di chia al limone)
- Foresta nera