Domenica 17 febbraio, con scenario il Radisson Blu Hotel, la Capitale ospiterà un evento enoico al quale mancare sarebbe un vero e proprio delitto
Con molta probabilità, la definizione “Alto Piemonte”, riferita al vino, vi dice poco. Si tratta di vini prodotti nei territori di Biella, Vercelli, Novara e Verbano-Cusio-Ossola sotto denominazioni quali Boca, Bramaterra, Colline Novaresi, Coste della Sesia, Fara, Gattinara, Ghemme, Lessona, Sizzano, Valli Ossolane.
Un territorio incastonato fra la Pianura Padana, le Alpi e il Lago Maggiore. Nell’Alto Piemonte l’uva si coltivava fin dall’epoca degli antichi romani ma nel periodo d’industrializzazione (prevalentemente nordica) del paese, moltissimi giovani hanno abbandonato la campagna, dove il pesante lavoro non sempre portava profitto a causa dell’andamento climatico delle stagioni. In poche decine di anni, gli ettari vitati si sono drasticamente ridimensionati fino all’allarmante quota di soli 700 negli anni ‘80. Per nostra (si intende degli appassionati di vino) fortuna, è seguita una netta inversione di rotta, grazie all’impegno dei pochi viticoltori visionari e tenaci che non hanno mai smesso di credere nel territorio e nei suoi frutti. Allo stato attuale l’Alto Piemonte è una gemma preziosa nel panorama enoico nazionale, e lo è per diversi motivi. Ve ne elenchiamo alcuni:
- Parliamo di vini fatti prevalentemente (da diversi disciplinari sono ammesse delle piccole percentuali di Vespolina, Croatina e Uva Rara) con il Nebbiolo, che, anche se qui chiamiamo spesso Spanna, rimane l’uva principe dell’Italia.
- Vivendo il Rinascimento della viticoltura, i produttori lavorano con enorme entusiasmo e dedizione, il che si traduce nelle nostre emozioni quando assaggiamo un loro vino.
- Non avendo ancora raggiunto la fama dei loro cugini maggiori, vale a dire Barolo e Barbaresco, possiamo godere di un investimento minore e di un mirabile rapporto qualità/prezzo.
- Sono vini provenienti da appezzamenti di terra con suoli che spaziano da sabbiosi a rocciosi o vulcanici, pertanto possono essere più fruttati o più balsamici, più snelli o più succosi, pur rimanendo sempre molto eleganti. Diventa facile abbinarli sia con carni di qualsivoglia cottura che con grandi lavorazioni di pesce, con paste e formaggi.
- Hanno una bella acidità che consente loro un lungo invecchiamento, quindi, nel caso se ne perdesse una bottiglia tra gli scaffali, non vi preoccupate, è per il meglio.
- Siamo tutti umani. Vantatevi di snocciolare le DOC di Boca, di Lessona e di Sizzano o la DOCG di Ghemme servendoli a cena con gli amici. Tanto, non le conosce nessuno. Saranno stupiti dalla loro bontà e vi ammireranno.
Un evento questo da non perdere, insomma, soprattutto perché di fronte a pochi euro si ha la possibilità di sorvolare il territorio intero, diverse DOC e DOCG, attraverso oltre 150 vini presenti all’assaggio. Inoltre, sono previsti due seminari di approfondimento: Le morene, i vini plasmati dal ghiaccio e le terre emerse a cura di Marco Cum; I figli del fuoco, e sabbie plioceniche, e le rocce vulcaniche a cura di Andrea Petrini.