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Editoriale di giugno

Editoriale. Non è una novità di oggi, certo. E non pretendo di avere fatto la scoperta del secolo. Ma mi fa sempre specie constatare che, nel campo della ristorazione e in generale nel comparto dell’ospitalità, ma non solo, ci sono due grandi, evidenti gruppi di persone, con opposte modalità di comportamento.

Da una parte, quelli che si appassionano al proprio lavoro, che si fanno in quattro per non deludere le aspettative, che studiano per crescere e migliorare, che ascoltano chi ha più esperienza e storie da raccontare, che fanno tesoro degli insegnamenti. Ne incontro spesso, al tavolo di un ristorante che ti servono un vino, o davanti ai fuochi caldi di una cucina, che lavorano instancabili al prossimo piatto.
Io li definisco “i nuovi valorosi”: quelli che ti accolgono con un sorriso, anche se sono stanchi dopo turni massacranti. Quelli che non guardano mai l’orologio e restano fino a quando non hanno terminato il loro compito, con responsabilità e senso del dovere. La lealtà li caratterizza ed è un piacere dell’anima incontrarli sulla propria strada, perché sono attivi, sereni e consapevoli del proprio ruolo.
Poi ci sono gli altri, l’esercito dei fenomeni, come li chiamo io. Quelli che “lei non sa chi sono io” e, perché hanno biascicato a macchinetta qualche nozione di marketing dell’ospitalità, o perché si credono molto furbi, si ritengono una sorta di influencer, destinati al successo, che non esitano a contraddire il buon senso e l’esperienza altrui in nome di una presunta quanto nulla capacità di analisi.
Amano mettersi in mostra, nella speranza di trovare interlocutori creduloni, come talvolta accade. Sono i peggiori. Hanno poca o nulla passione per il proprio lavoro e tendono solo a maggiori guadagni, ignorando che, per crescere, è necessario conoscere, ascoltare, lavorare. E soprattutto osservare, come fanno i Giapponesi. Ovvero, aprirsi al prossimo, con la consapevolezza che le competenze, per essere raggiunte, hanno bisogno di tempo, studio, amore, cuore.
Anche per questo, adoro chi si mette in gioco con consapevolezza e umiltà, senza presunzione, pur nella certezza del proprio valore: come molti chef e sommelier e co. che ho conosciuto in questi ultimi mesi, e ai quali dedicherò, sulle pagine e sul web di So Wine So Food sempre più lo spazio che si meritano.

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