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Roero Day’s: il Roero in reggia il 22 e il 23 maggio. Per la V edizione i produttori del Roero Docg scelgono la Reggia di Venaria Reale

Roero Day’s: il Roero in reggia

Uno dei simboli del Piemonte, la Reggia di Venaria Reale. La magnifica residenza del 17° secolo ospita la quinta edizione dell’evento annuale che porta in tour i vini del Roero e i suoi protagonisti scegliendo, di anno in anno, una città italiana. L’obiettivo è far conoscere i vini e i volti di chi li produce grazie all’incontro diretto con oltre 60 aziende della denominazione, a rappresentare la totalità del territorio.

Il programma dei Roero Day’s

Durante “Roero Days – Il Roero in Reggia” i partecipanti potranno scoprire attraverso il racconto dei produttori un territorio straordinario. A solo un’ora di distanza da Torino, selvaggio e accogliente e al tempo stesso. Un luogo dove alle colline ricamate di vigneti si alternano boschi, noccioleti e lo straordinario ambiente creato dalle Rocche. L’evento sarà aperto al pubblico e agli operatori nella giornata di domenica 22 maggio e nel pomeriggio del 23. Oltre a partecipare all’evento, i visitatori potranno accedere al Piano Nobile della Reggia di Venaria e ammirarne le splendide sale o passeggiare nei giardini tra opere d’arte e installazioni d’autore godendosi il clima primaverile.

Le parole del presidente del Consorzio Tutela Roero

“Sarà una grande emozione tornare finalmente ad incontrare operatori e appassionati”, il commento del Presidente del Consorzio Tutela Roero Francesco Monchiero. “Grazie alla collaborazione tra la Reggia e i nostri produttori, siamo entusiasti di poter dare a tutti i visitatori la possibilità di visitare questa meraviglia della nostra regione, offrendo loro un vero e proprio viaggio nel vino e nella bellezza”.

Consorzio Tutela Roero: la storia

Fondato nel 2014, il Consorzio di Tutela Roero ha l’obiettivo di proteggere e promuovere il Roero Docg Bianco e Rosso attraverso la sinergia fra i produttori e i viticoltori del territorio. Il Presidente è Francesco Monchiero. In questi anni ha saputo far crescere l’Associazione, arrivata a rappresentare oggi 246 soci. Fulcro delle attività del Consorzio è la valorizzazione del territorio del Roero e del suo vino simbolo. Un’area che da sempre è protagonista della coltivazione di vite e della produzione di vino, divenute nei secoli componenti principali della cultura e della quotidianità di questa terra. Il risultato è un paesaggio che nel tempo è stato trasformato e plasmato dalla presenza delle vigne tanto da essere incluso nella lista dei Paesaggi Culturali Patrimonio Unesco, nel 2014, assieme a Langhe e Monferrato. D’altro canto, come dimostrano gli archivi, l’arte, il paesaggio e l’architettura delle case contadine e dei castelli, qui la vite e il vino sono da sempre cultura, passione e orgoglio dei suoi abitanti.

Geologia e clima: suoli marnoso-arenari e clima semi-arido

L’origine geologica risale a 130 milioni di anni fa, quando il Roero faceva parte del fondale del Golfo Padano. I suoi suoli si sono formati per sedimentazione di detriti. Il trasporto delle correnti marine ha eroso le montagne circostanti, strutturandosi per strati, attraverso varie fasi di prosciugamento e di immersione. Fu l’emersione dal mare, tra i 2 e i 3 milioni di anni fa, a portare alla formazione delle colline del Roero.

Una spinta che portò anche al sovrapporsi di vari tipi di suolo. In seguito il suolo si ricoprì di sedimenti di origine alluvionale ed eolica. Si formò un unico altipiano comprendente Roero e Langhe. La grande friabilità di queste terre di origine marina portò tuttavia a una progressiva erosione, con lo spostamento, tra i 220.000 e i 150.000 anni fa, del percorso del Tanaro sulla direttrice Alba – Asti e la separazione del Roero dalle Langhe.

Oggi i terreni del Roero sono prevalentemente di tipo marnoso-arenario con una presenza preponderante di arenarie, rocce sedimentarie di origine marina, e un buon tenore in calcare, argilla e sabbia. Tutto ciò rende il terreno sciolto e conferisce sofficità e grande permeabilità. L’origine marina dei terreni li rende piuttosto poveri di sostanza organica ma ricchi in sali minerali. In base all’epoca di emersione dalle acque incontriamo diversi suoli. Con sedimenti sabbioso- ghiaiosi continentali, sabbioso-marini e argilloso-marini. Questi profili sono riscontrabili a volte uno accanto all’altro, a volte sovrapposti uno all’altro. Costituiscono delle vere e proprie macro-aree, disposte lungo la direttrice che va da nord-ovest (le Rocche) a sud-est (i territori più vicini al Tanaro).

Il nebbiolo

Il Nebbiolo è un vitigno autoctono del Piemonte. Se ne trovano le prime tracce scritte già alla fine del XIII secolo. Nei secoli successivi diventa l’uva rossa più apprezzata, tanto da mantenere un’importante presenza nei vigneti nonostante l’arrivo della fillossera. Il Nebbiolo ha una fase vegetativa molto lunga. È tra le prime uve a germogliare e l’ultima a essere vendemmiata, spesso nella seconda metà di ottobre. È quindi soggetta alle gelate primaverili e alle piogge autunnali.
Particolarmente sensibile alle condizioni geografiche, il Nebbiolo viene coltivato in maniera quasi esclusiva in vigneti collinari con le migliori esposizioni. Soffrendo le posizioni ventose, raramente viene piantato sulle sommità delle colline. I cloni più conosciuti e utilizzati sono tre: lampia, michet e rosé. I terreni sabbiosi conferiscono al Roero Docg Rosso fragranza, finezza e struttura elegante. La tannicità è più contenuta rispetto al Barolo Docg e al Barbaresco Docg, che donano al Roero Docg una beva più immediata. Non per questo se ne compromettono le caratteristiche che lo rendono adatto all’invecchiamento.

L’Arneis

È coltivato nel Roero praticamente da sempre. Ne troviamo le prime tracce scritte, tra la fine del ‘400 e l’inizio del ‘500.L’arneisGià nel ‘700 si parla dell’Arneis come di una tra le uve più qualitative. La si pone al pari del moscato in quanto vinificata principalmente dolce o sotto forma di vermouth. Il nome Arneis compare all’inizio dell’800. Nei registri contabili si parla di “bianco Arnesi” contrapposto a “bianco di uve diverse”. Colpita dalla crisi della viticoltura del ‘900 a tal punto da essere coltivata come uva da tavola, vista la sua dolcezza e la maturazione precoce, viene posta accanto al Nebbiolo per attirare gli uccelli.
Da qui, il nome di “Nebbiolo bianco”. È solo negli anni ’70 del Novecento,che vengono impiantati vigneti completamente dedicati all’Arneis. Il ciclo vegetativo ha un germogliamento medio-precoce. Va quindi piantato in zone per quanto possibile non soggette a gelate primaverili. La fioritura avviene solitamente nella prima decade di giugno, e arriva a maturazione nella seconda metà di settembre.

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