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Durante l’evento, Giovanni Ciceri e Silvio Oldani hanno premiato il nostro Direttore con un riconoscimento alla carriera giornalistica

La manifestazione dedicata ai professionisti della ristorazione, dell’accoglienza e che promuove il sistema scolastico degli Istituti alberghieri del territorio, Ristorexpo inaugurata il 5 marzo 2023 a Lariofiere e che si è chiusa l’8,  si è presentata al pubblico e alla stampa con un claim all’apparenza provocatorio ma foriero di riflessioni per il presente ma soprattutto per il futuro: considerato l’ormai chiaro uso eccessivo della parola “ sostenibilità” nel mondo della ristorazione e dei settori collegati,  l’ enogastronomia non sostenibile.

L’idea di sviluppo sostenibile presenta una natura complessa, soggetta a numerose interpretazioni. La definizione universalmente riconosciuta risale al 1987 e si trova nel cosiddetto Rapporto Brundtland – dal titolo “Our common future” -, che pone l’attenzione sui principi di equità intergenerazionale e intragenerazionale.

Il rapporto identifica per la prima volta  la sostenibilità come la condizione di uno sviluppo in grado di “assicurare il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di realizzare i propri”.

Con un linguaggio più vicino ai giorni nostri, invece, potremmo definire il concetto come quel qualcosa che ha la “possibilità di essere mantenuto, protratto con sollecitudine e impegno o di esser difeso e convalidato con argomenti probanti e persuasivi “ o, ancora più semplicemente, “la possibilità che quel qualcosa possa essere sopportato nel tempo ( dal francese “ durable” , durevole) , specialmente da un punto di vista ecologico, sociale ed economico”.

I partecipanti alla manifestazione

L’ideatore e curatore di Ristorexpo, Giovanni Ciceri, risponde in maniera diretta e veritiera sulla percezione erronea che i più hanno sulla tematica, con conseguenze anche disfattive nei confronti della stessa: “ Sostenibilità” è una delle parole più usate e abusate degli ultimi anni. Il termine, che ha un valore intrinseco profondo, purtroppo risulta oggi talvolta strumentalizzato per sostenere strategie di marketing e comunicazione aziendale. Non vi è pubblicità, comunicazione o evento dove la sostenibilità non sia in qualche modo citata o menzionata. Registriamo una tracimazione linguistica ed un vero e proprio “sovrautilizzo” di questo termine, tanto da svuotarlo del suo fondamentale e sicuramente elevato e nobile concetto. Per questi motivi Ristorexpo ha scelto di interrogarsi su questo tema lanciando una provocazione che possa far riflettere, cercando di coinvolgere anche il punto di vista dei giovani, il nostro vero futuro, che si sta dimostrando molto sensibile e competente nell’affrontare le tematiche in questione”. E’ chiaro, dunque, come la sostenibilità, che di per sé ha una grande importanza, considerato il periodo storico ed economico in cui si colloca, non trova un reale riscontro nel mondo enogastronomico.

La tavola rotonda che ha dato inizio alla quattro giorni di talks e masterclass, dal titolo “ La sostenibilità, nel campo della ristorazione e dell’alimentazione, è parola vuota o concetto che entra nelle pratiche, nei piatti, nell’offerta?” , ha visto la presenza e gli interventi interessanti e puntuali di Federico Quaranta, conduttore di Tv e Radio e moderatore del panel,  Davide Rampello, regista e Direttore Artistico, Giacomo Mojoli, giornalista; chef quali Davide Scabin, Cristiano Tomei  e il nostro Direttore, Alberto Schieppati.

In particolare, lo chef torinese da pochi mesi ai fornelli della cucina del Ristorante Carignano a Torino, si è espresso riguardo all’utilizzo inadeguato del termine “ sostenibile” , con una tagliente expertise linguistica e contenutistica con la quale sanno sorprendere il pubblico solo le menti geniali e avanguardiste come la sua: “ Che cosa è buono? Il buono è farcito di tante parole ma non sappiamo più che cosa significhino. Siamo tempestati, influenzati da tanti termini che ci portano allo scollamento tra sensi e immagine proposta. Fra questi, ci sono “sostenibile”, “biologico” e tanti altri aggettivi, ripetuti a livello narrativo, politico, giornalistico. Il buono, probabilmente, dobbiamo ritrovarlo, in modalità più sana e più etica. Il buono, forse, non ha bisogno di tutti questi supporti. Come posso fare, ad esempio, a promuovere la diminuzione del consumo di carne rossa? Mia nonna, che la carne rossa la mangiava una volta ogni due settimane, aveva una dieta perfetta, mentre ora siamo di più sul modello di una dieta anglosassone. Il buono è oggettivo, una cosa o è buona o è cattiva” .  

Sulla stessa scia dirompente,  forte della sua passione e del suo studio nelle dinamiche di settore, passate e presenti, con toni decisi, pungenti e concreti, il Direttore di So Wine So Food , così si è espresso in merito:  “Non sostenibilità, è una provocazione. Viene da pensare: se la sostenibilità non è possibile, allora chi se ne frega, anche se la sostenibilità è ovunque, come la rucola negli anni novanta. Credo che l’importante in questo momento sia fare, saper fare, saper far fare e fare sapere: in direzione contraria al “cretinismo cognitivo”, quello che illude di sapere e di potere parlare di tutto.”

Lo sviluppo di queste affermazioni pone sicuramente  degli interrogativi e delle prese di coscienza, rivolte soprattutto ai ristoratori e agli chef stessi. Se a renderle chiare è, però, un personaggio autorevole che ha dedicato gran parte della sua vita lavorativa e professionale  a sviluppare progetti  e a intrecciare rapporti nel settore enogastronomico con eleganza, attenzione e capacità ( non scontata) di ascolto, allora il premio “ Benemeriti della gastronomia del territorio 2023” , consegnato allo stesso Schieppati,  diventa un invito rivolto ai posteri per continuare a ricercare il buono, il bello e possibilmente il giusto perchè vengano esaltati nella loro essenzialità e semplicità.

 

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