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Insetti. Ma questo tipo di cucina è realmente sostenibile? Se è minore l’impatto ambientale, sono forti le resistenze psicologiche

Insetti. Ma voi assaggiate veramente con la lingua? Ne siete certi! Eh no! Risposta sbagliata. La scienza afferma che assaggiamo con il cervello e se “un cibo è buono da pensare” allora ci piacerà. 

Ora, che gli insetti ci fanno senso, diciamoci la verità, è da ricondurre non al concetto legato al cibo, ma proprio all’animale stesso. Che non me ne abbiano gli amici animalisti, ma esistono vere e proprie fobie (per esempio aracnofobia o in generale l’entomofobia) e non me ne abbiano nemmeno gli amici psichiatri o psicologi… Diciamo che, così a pelle, senza scendere nei meandri delle ragioni, alcuni insetti ci fanno proprio senso. 

Eppure, amici, noi europei mangiamo cavallette e insetti già da tempo. Greci e Romani ne erano ghiotti e non potevano mancare nei loro banchetti. 

Plinio il Vecchio nel 30 d.C. inserisce alcuni insetti commestibili tra gli ingrediente di ricette per  piatti prelibati  e nobili. Pensate che già all’epoca c’era un piatto, una sorta di cous cous arricchito  con larve; queste prima di essere aggiunte nella preparazione venivano lavorate con farina e vino.

Aristotele nel suo Historia Animalum, afferma che le cavallette avevano un ottimo sapore. E cosa dire delle larve di scarabeo? Plinio il Vecchio le descrive come una piatto da leccarsi i baffi.

Facendo un salto temporale e spaziale ì, sappiamo bene quanto ancora oggi in Oriente gli insetti siano cibo quotidiano, voliamo in Europa. Il Noma, già nel 2015, proponeva garum di cavallette e il nostro orgoglio Cracco nel 2012 sperimentava le locuste brasate al vino rosso, guadagnandosi la copertine di Wired. 

Che in questo caso specifico si tratti di due menti aperte non solo alla sperimentazione ma a una sorta di sfida vera e propria, non c’è dubbio. Eppure la loro lungimiranza, oggi, ha vinto e noi, che ci piaccia o no, troveremo in menù piatti con insetti. 

Sapete che la percentuale della popolazione mondiale che consuma regolarmente insetti si aggira intorno all’80%? 

Intanto, la Fucibo, ha già avviato la vendita di prodotti fatti con farina di insetti, grillo domestico per l’appunto. 

La vera sfida, è quella di andare oltre i nostri limiti: accettare una pasta fatta con farina di grillo? No, nn accettare, ma accoglierla. Ecco, questa sarebbe una buona risposta. Come dite? Noi italiani non siamo il top nell’accoglienza? Come disse quel tizio, “ai posteri l’ardua sentenza!”. 

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