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Podernuovo a Palazzone: la protezione dello spazio avviene attraverso la custodia di valori e di memoria della terra. La vigna toscana è un grande progetto innovativo

Podernuovo a Palazzone. È un nuovo modo di pensare alla vita, il bisogno che scuote l’animo di Giovanni Bulgari: la campagna come fonte del proprio lavoro e allo stesso tempo il luogo in cui svolgere la propria esistenza, dove il quotidiano contatto con la natura diviene armonia e benessere dello spirito. La viticoltura è da sempre il suo pallino, figlia di un amore per la terra che custodisce meravigliosi ricordi d’infanzia, quando ancora bambino trascorreva le vacanze e i fine settimana a Podernuovo. 

In questo contesto toscano, a San Casciano dei Bagni, in una terra ocra, solare, immediata, dove filari pendi e colline si susseguono in alternanza lasciando spazio al caratteristico paesaggio senese, nel 2004 Giovanni Bulgari ha voluto rendere concreto il suo nuovo mondo.

La sua dimensione agricola vive di un quotidiano lavoro affidato alla natura, ai suoi cicli, al tempo, alla speranza di un degno raccolto. Sono i desideri più intimi a prevalere sul suo celebre nome e ai precedenti ruoli istituzionali, Bulgari appunto la nota famiglia di gioiellieri, un ambito su cui preferisce spendere poche parole. Non c’è un perché per tale riservatezza, c’è certamente la scelta di essere solo Giovanni Bulgari, colui che ama la semplice complessità di Podernuovo a Palazzone. 

Podernuovo a Palazzone, la storia

L’azienda nasce con l’acquisto di una vigna abbandonata in una Toscana meno celebrata ma magnanimamente ricca di biodiversità, dove la tutela dell’ambiente è uno dei valori centrali. La natura qui dialoga con l’arte, il bello, la cultura, l’enogastronomia, espressa costantemente nelle sue molteplici forme.

La cantina, per esempio, è il sunto di tutte queste esigenze: realizzata da Massimo Alvisi e Junko Kirimoto, è inseparabile dal contesto ambientale, un progetto modernissimo realizzato con l’inclusione nella collina stessa. Quattro muri importanti, interrati per i trequarti della struttura e rivestiti in cemento dal timbro cromatico Terre di Siena, diventano elemento di continuità col paesaggio, un’ode alla bellezza di questi magnifici scenari.

Un progetto con un esordio “archistar” ma che muta in fase di realizzazione preferendo la funzionalità al design. Ventisei ettari di vigneto, comprensivi della Tenuta di Corbara in Umbria, 5.400 ceppi per ettaro, l’espianto totale del Sangiovese da peso, la prima vendemmia nel 2007; nel 2009 la prima produzione. Le uve indigene Sangiovese e Grechetto, ma non solo quelle – Cabernet Franc, Merlot, Petit Verdot e Chardonnay- divengono l’espressione artistica dell’agricoltura rispolverando nomi antichi come Sotirio, il Sangiovese del cru Vigna di Moro nonché trisnonno di Giovanni, argentiere e fondatore della celebre azienda.

Centomila bottiglie, quattro etichette – è in arrivo la quinta – Nicoleo, Chardonnay e Grechetto, caratteri diversi, personalità unica; Therra il senso del territorio in un blend di Cabernet Sauvignon, Merlot e Sangiovese; Argirio il Cabernet Franc in purezza; Sotirio ovvero l’arte di sapere invecchiare, la punta di diamante della sua produzione, almeno fino ad oggi. La quinta etichetta recentemente presentata, è G33 millesimo 2018, un nome tecnico per celebrare la massima espressione dell’azienda.

Prodotta in meno di mille bottiglie numerate, è un blend di Sangiovese, Petit Verdot e Merlot in parti uguali, vinificati separatamente e successivamente affinati insieme in barrique nuove per circa 12-18 mesi. Terreni scuri di argilla bluastra e limo, basse rese, il vino concepito come frutto del terroir e dell’annata, ma soprattutto di una conduzione della vigna sempre in perfetto equilibrio. Oggi l’azienda si sta concentrando sulla conversione in biologico, solo una certificazione da possedere perché nel biologico Giovanni ci crede da sempre.

Da qualche anno infatti è stata avviata anche la produzione di miele con otto arnie. E poi seminativi, erba medica, “si cerca di sfruttare tutta la azienda agricola – commenta Giovanni – anche se il punto centrale rimane la viticoltura.

Podernuovo a Palazzone e il prossimo progetto

Dal vigneto alla cantina – tra i prossimi obiettivi c’è anche la certificazione CasaClima Wine – tutto ruota sulla sostenibilità, sul risparmio energetico che aumenterà con l’imminente ampliamento del contributo fotovoltaico.Giovanni e quello spirito pratico che guarda alla protezione dello spazio attraverso la custodia di valori e di memoria della terra.

Come la futura ristrutturazione di un antico casale dove immaginare un’accoglienza concepita come Wine Resort, un luogo di bellezza, di riservatezza. Un po’ come il carattere di Giovanni, schivo, taciturno ma assolutamente proiettato sull’interazione tra mondi simili. La crescita di Podernuovo a Palazzone, azienda cardine dell’areale, passa anche dall’ospitalità voluta da Giovanni Bulgari in quella stessa terra di cui ha le mani felicemente sporche.

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