Piccini 1882. Duecento ettari vitati per un’azienda vinicola che punta da sempre sul rispetto assoluto del territorio, valorizzandone le potenzialità. Dal Chianti Classico alla Maremma fino all’Etna e al Vulture
Le cinque generazioni che fanno grande il marchio Piccini 1882 sono sinonimo di fedeltà al territorio, rispetto e visione lungimirante. Per una delle cantine che ha fatto grande il vino Toscano e in particolare il Chianti si parla di numeri da capogiro: 25 milioni di bottiglie, 200 ettari vitati di proprietà circa dove si aggiungono i 500 ettari del chianti geografico, 102 milioni di fatturato di cui circa 70 milioni di export e, la presenza in 80 paesi del mondo.
La Fattoria di Valiano immersa nel Chianti, più precisamente nel territorio di Castelnuovo Berardenga, Tenuta Moraia in provincia di Grosseto e Villa al Cortile a Montalcino, sono i 3 territori toscani dove la famiglia ha valorizzato il concetto di impresa a conduzione familiare apportando, anno dopo anno, qualità e innovazione.
140 anni di storia che iniziano con Angiolo Piccini e la sua acquisizione dei primi 7 ettari di vigneti a Castellina in Chianti nel 1882.
Il Re-branding, proprio nel 2021, pone l’azienda come un “unicum”, come dice Mario Piccini, amministratore delegato ed esponente della quarta generazione “È la casa madre che comprende tutte le tenute e l’emblema dell’universo valoriale che da sempre guida il nostro lavoro quotidiano”.
Ne sono ben consapevoli i figli, Ginevra, Benedetta e Michelangelo, pienamente coinvolti in quello che sembra essere un progetto in continua espansione attraverso attività commerciali e comunicative del gruppo. I macchinari di ultima generazione, un ingente investimento nel comparto delle risorse umane e la nuova bottaia di Casole d’Elsa, nuovo polo produttivo, lancia Piccini 1882 ad un continuo miglioramento organizzativo e produttivo.
Regio Cantina, Torre Mora e Porta Rossa
Non solo Toscana e Sangiovese per la cantina che ha inventato il Chianti Etichetta Arancio, celebre in tutto il mondo. Sfide continue che portano produzioni di vini di diversi vitigni autoctoni italiani. È il caso della Regio Cantina del Vulture, nel cuore della Basilicata. Alle pendici di questo vulcano spento infatti, si estendono i 15 ettari vitati acquisiti nel 2010 che permettono una produzione di 70 mila bottiglie di Aglianico. La vendemmia che inizia a Novembre e che risulta essere l’ultima dell’Italia ammalia non solo il mercato Italiano ma anche Giappone, Usa e Olanda.
Torre Mora è la cantina dell’Etna che racchiude il raccolto dei vigneti di proprietà del versante Nord. Il terreno vulcanico caraterizzato dal ph acido rende fertile la viticultura che anno dopo anno rende sempre più piacevole la produzione di questa zona.
Infine l’acquisizione della primavera del 2022 aggiunge al vasto comparto vitivinicolo anche la Cantina Porta Rossa, situata nelle Langhe.
Mario Piccini assicura il grande rispetto del vincolo fra vino e il loro luogo d’origine esaltando sempre la filosofia produttiva locale. Con questa annessione è lecito dire che Piccini 1882 tocca gran parte d’Italia attraverso tutti i suoi vitigni a conduzione biologica e chissà se, nei prossimi anni, un’altra regione avrà l’onore di ospitare la famiglia che entrando sulle punte dei piedi rende grande ciò che tocca.
Il Chianti Geografico
Le stupende e imparagonabili colline toscane hanno sempre richiamato l’attenzione di turisti e curiosi, un inconfondibile scorcio fra viti e boschi che tutto il mondo ci invidia. Negli anni Sessanta, all’ombra di un casolare, un gruppo di 17 agricoltori lungimiranti, decide di unirsi nell’Associazione degli Agricoltori del Chianti Geografico. Si crea cosi, a tutti gli effetti, una cantina sociale che tutela l’identificazione del territorio e soprattutto il rilancio dell’economia locale. Le colline di Gaiole, Radda e Castellina pertanto godono del contributo della cooperativa per far si che il vino che ne deriva venga conosciuto in tutto il mondo. Questo movimento riassunto nel “Metodo Geografico” porta un successo a livello mondiale del Chianti Classico senza mai allontanarsi dal concetto di territorio e dall’appartenenza che ne deriva.
Dopo appena cinque anni da 2000 hl prodotti si è passati a 13000 hl, i conferitori di uve aumentano ogni anno e la cooperativa assume sempre più prestigio e importanza, non solo economica. Negli anni Settanta nasce la prima etichetta della cantina che rappresenta i tre stemmi di Radda, Gaiole e Castellina.
Nella fine degli anni Ottanta diventa una delle realtà di grande successo con una produzione complessiva di 45000 quintali di uva per annata e circa 1,2 milioni di bottiglie vendute in Italia e all’estero. Negli anni seguenti sebbene la cantina abbia continuato ad innovarsi ed investire, concorrenza e varie contingenze economiche portano la cooperativa ad una sofferenza sul mercato.
Nel 2010 iniziano i primi allarmi per giungere al 2015, anno in cui la liquidazione volontaria è alle porte. Proprio in questo momento la storia della famiglia Piccini si intreccia a quella della cooperativa degli Agricoltori del Chianti Geografico: insieme iniziano a scrivere un nuovo capitolo della viticoltura del territorio. Nel 2015 la storica virtuosa famiglia ne assume la gestione per poi prenderne le redini definitivamente nel 2018.
Senza mai alterarne la filosofia produttiva e raccogliendone con rispetto l’eredità, Mario Piccini rinnova con estrema attenzione il costante impegno teso alla tutela dei suoi agricoltori ampliandone e migliorandone la gestione. Sceglie la consulenza di uno dei più importanti enologi a livello nazionale, Riccardo Cotarella, che va ad affiancare il talentuoso e giovane enologo Toscano, Alessandro Barabesi.
Siamo certi che la loro cooperazione porterà una rinascita della storica cantina sociale e ci auguriamo che la scelta della famiglia Piccini possa trovare lustro per il vino che ci rappresenta in tutto il mondo.
I terzieri
Gli Agricoltori del Chianti Geografico festeggiano quest’anno il loro sessantesimo anniversario e per celebrare questo importante traguardo hanno deciso di svelare una linea che esalta il vitigno principe del territorio: il Sangiovese.
La sfida si propone di raccontare l’immenso patrimonio culturale e vinicolo dei tre storici comuni del chianti Classico, definiti in antico “Terzieri”.
Grazie al supporto di Andrea Gori, uno dei piu grandi “wine expert”, che ha orchestrato la degustazione di questi 3 importanti Cru, si è riuscito a capire le diverse sfaccettature del terroir. È incredibile quanto esposizione, inclinazione, altezza e via discorrendo, possa cambiare il corredo olfattivo e organolettico di un vino di uve raccolte a pochi chilometri di distanza.
Terziere di Tramonto ( Radda), Terziere di Levante ( Gaiole) , Terziere di Ponente (Castellina) sono le 3 bottiglie che provengono dai su menzionati luoghi che esaltano le diverse espressioni e profili del Sangiovese. Che dire, quando l’eleganza e la piacevolezza dell’analisi gusto olfattiva trionfa possiamo solo che essere orgogliosi e vantarci di un vitigno cosi maestoso.