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L’azienda vitivinicola del bavarese Anton Boerner conquista il mercato laziale e organizza un pic nic stellato

Ai piedi dei Colli Albani, nel territorio compreso fra Marina Ardea e il monte Artemisio, si stendono i 60 ettari di vigneti di Omina Romana, l’azienda vitivinicola dell’imprenditore tedesco Anton Boerner. Un locus amoenus, un paradiso bucolico virgiliano irradiato dal sole dove la brezza marina accarezza i vigneti anche d’estate. Boerner, imprenditore bavarese, un passato nell’energia rinnovabile e nella produzione di pompe e valvole per l’industria agraria, ha già investito in Omina oltre dieci milioni di euro. L’interesse per l’Italia nasce, prima che dal vino, dalla passione per la storia e l’archeologia, di cui è stato sponsor a Roma per trentacinque anni. Poi, un giorno dei primi anni duemila, si presenta l’opportunità di acquistare dei terreni nelle vicinanze di Velletri e dunque, viste le condizioni ottimali che offrono mare e montagna, di produrre un uvaggio di qualità. “In questa zona si coltiva vino da 2700 anni. Fino al 2006 si produceva un uvaggio di scarsa qualità, questo perché dai tempi di Mussolini si era virato verso una produzione industriale, scegliendo di puntare più sulla quantità che sulla qualità. Un grandissimo spreco”.

La piana tra Lariano e Aprilia è un crocevia di venti: quelli che vengono dal mare e quelli che restituiscono i monti. La vigne si stendono per chilometri, supportate da una tecnologia agricola “4.0”, con le parole di Boerner , come una vera e propria stazione meteorologica che misura il livello di umidità sulle foglie ma senza prescindere dal lavoro della mano dell’uomo. “Facciamo analisi sensuale”, spiega l’enologo di Omina Simone Sarnà, “siamo come dei sommelier, assaggiamo anche gli acini al momento della vendemmia. La raccolta è manuale, con cernita del grappolo. La fermentazione avviene in barrique di rovere francese, e lì rimane per l’intera maturazione, generalmente per dodici mesi”. AntonBoerner presenta orgoglioso la sua azienda accompagnato dai piatti dello chef Heinz Beck, bavarese anche lui, come anche l’ex papa Ratzinger, vescovo di Velletri-Segni dal 1993 al 2005. Chardonnay, Merlot, Janus Geminus e Ceres Anesidora accompagnano medaglioni di astice marinati su guacamole, prosciutto d’anatra e fegato grasso con melone e anguria, una cacio e pepe con gamberi marinati al lime.

Non la Toscana, non le Langhe. Anton Boerner ha scelto il Lazio e, se da un lato non ha grossi competitor, dall’altro deve portare nel mondo il marchio di una regione non certo famosa per il vino.

Omina Romana ha sede in un luogo che ispirerebbe più meditazione che produzione, più calma atarassica che stress: “in un mondo dove tutti vogliono arrivare prima, la nostra filosofia aziendale è la calma. Fare le cose con tranquillità, prendersi il tempo che serve” spiegaBoerner ai suoi commensali, di fronte a un calice di un fresco e profumato Chardonnay, “questa terra sforna vino da quasi tremila anni. A che serve avere fretta?”.



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