(Le puntate precedenti: 1,2 e 3)
Lo so, lo so: è inutile che insistiate. Non esiste cosa che non me lo ricordi.
Le notifiche che trasformano il mio telefonino in una discoteca, le mail della redazione, i messaggi dell’editore.
Vi confesso che a volte ho paura ad alzare lo sguardo mentre sono in macchina: e se anche i cartelli stradali avessero voglia di dirmi la stessa cosa? Se la radio accompagnasse il mio risveglio con una voce metallica che non mi ripete altro?
Ho come l’impressione di vedervi mentre leggete queste poche righe: a casa sul divano, in metro, in una pausa di lavoro. Strizzate gli occhi, scollate, tornate all’inizio del testo, lo rileggete. Ma di quale messaggio sta parlando l’Uomo delle Stelle? A quale richiesta si riferisce? Con calma, ci arriviamo.
Bello tutto, eh: non fraintendiamoci. Vi piacciono le recensioni, le foto, i video. Addirittura apprezzate i miei pensieri pindarici, le mie riflessioni, perdonandone la natura confessionale. Lungi da me utilizzare questo blog come una sorta di diario personale. Semplicemente considero ognuno di voi uno splendido compagno di viaggio. Con il quale, durante i momenti di relax o nelle ore dedicate agli spostamenti, posso parlare di quello che ci passa per la testa. Riflettere su noi stessi, sulla nostra natura. Ricordare il passo di un film, di un libro. Cantare insieme il ritornello di una canzone. Scambiarci consigli e riflessioni.
Lo scrivo e sorrido: questo è, a mio avviso, il lato migliore della faccenda. Giù le maschere: evviva la limpidezza, la cristallinità. Direi l’umanità.
Avevo voglia di raccontarvi il mondo enogastronomico in maniera diversa, più semplice e diretta. Direi che grazie al vostro sostegno la missione è molto vicina all’essere completata.
Ecco perché amiamo così tanto i blog sugli “scontrini”. Quelli che spiegano meglio il rapporto qualità prezzo dei ristoranti visitati.
Lo capisco: l’universo degli stellati non è solo di difficile accessibilità, ma anche di complicatissima comprensione. Non tutti conoscono la natura dei prodotti, le tecniche di cottura, i giusti abbinamenti tra vino e piatti. Ed è giusto così: ad ognuno il suo.
Tutti quanti, invece, conosciamo il valore dei soldi e sappiamo soprattutto capire quando qualcosa che ci viene proposto vale proprio la cifra che ci è stata richiesta.
E’ come parlare tutti la stessa lingua. E se ve lo dice uno che spesso va in tilt nel tentativo di ricordare l’espressione giusta in inglese, spagnolo o francese, dovete crederci per forza.
Per cui rimanendo fedeli al motto: “L’Uomo delle Stelle paga sempre i suoi debiti”, eccovi una nuova puntata del mio diario con protagonista il rapporto qualità prezzo di altri cinque ristoranti stellati.
La Vie (Osnabrück – Germania): giudizio più che positivo per il ristorante guidato da Thomas Bühner e da sua moglie Thayarni Kanagaratnam. Per quello che ho mangiato, per la tipologia di menù, per il servizio e anche per il posto in cui è ospitato La Vie, 227 euro a persona mi sembra un prezzo più che onesto.
Rapporto qualità-prezzo, voto: 8
Per Se (New York – Columbus Circle): l’ho scritto e lo ripeto: quella vissuta nel ristorante di chef Keller, è stata una delle esperienze enogastronomiche migliori della mia vita. Tutto perfetto: la posizione (Columbus Circle), l’arredamento, l’impiattamento e la qualità altissima dei piatti. Particolari che, comunque, non giustificano il costo finale della cena: 898 euro, da dividere per due. Non proprio lo scontrino che mi aspettavo.
Rapporto qualità-prezzo: 4.5
Histoires (Parigi – Francia): solo per la capacità di immaginare un ristorante dentro l’altro, chef Mathieu Pacaud meriterebbe un voto altissimo. Se poi ci aggiungiamo la qualità delle materie prime, l’inventiva del cuoco francese e soprattutto l’abbinamento con i vini, allora il giudizio arriva addirittura a sfiorare l’eccellenza. Una sola pecca: il servizio. Si poteva fare certamente meglio. Costo finale 273 a persona.
Rapporto qualità-prezzo, voto: 7.5
Le Bernardin (New York – Manhattan): situato nel cuore di una tra le più famose città americane, il locale di chef Ripert sembra tutto tranne che un ristorante a stelle e strisce. La cucina è francese e anche la location appare molto vicina ai costumi europei. Solo il servizio risulta americano: i camerieri sono presenti, efficienti e preparati. Soprattutto pratici. Il prezzo è un po’ caro per il menù proposto, ma Le Bernardin merita la sufficienza piena. Il costo è di 419 euro da dividere per due.
Rapporto qualità-prezzo, voto: 6
T’ang Court (Shangai – Cina): di tutti i ristoranti che ho visitato durante il mio viaggio fuori dall’Europa, questo è quello che mi ha deluso di più. Nonostante l’ambiente lussuoso, sfarzoso e ricercato, la qualità della cucina è proprio la componente che lascia a desiderare. Oltre alla mancanza di novità e sperimentazione che nel lavoro di uno chef dovrebbero essere la “freccia” più importante. Il prezzo, comunque, mi pare onesto: 2722 Renmimbi (la moneta cinese) in tre, cioè 347 euro, ovvero poco più di 100 euro a testa.
Rapporto qualità-prezzo, voto: 5.5