Esiste una sola cosa al mondo che odio più del meteo: chi commenta le previsioni meteo. Un altro meraviglioso potere dei Social. Il fastidio per la sicurezza di chi ti spiega quando pioverà e perché, viene spazzato via dalla didascalica voglia di alcuni di commentare quello che si prova sulla pelle. E allora via al florilegio di post più o meno di questo tono: “Brrr che freddo! – Oggi fa caldo – Che noia la pioggia”. Spesso accompagnate da foto delle quali si potrebbe francamente fare a meno.
Questa considerazione mi è esplosa nella testa mentre mi apprestavo a fare il mio personalissimo cambio di stagione. Per chi come me passa la vita in viaggio, spostandosi da una città all’altra, variando alberghi come si fa con le camicie, il cambio di stagione corrisponde all’affacciarsi alla finestra del luogo in cui ci si trova, annusare l’aria e decidere come vestirsi. Per capire se utilizzare solo la giacca o se è il caso di cominciare ad aggiungere qualcosa di più pesante, per evitare di prendersi qualche fastidioso raffreddore.
Ascoltate il consiglio: in valigia occorre tenere un po’ di tutto. Magari in Francia c’è un clima e in Spagna un altro. E il pericolo di farsi trovare impreparati è un rischio che non possiamo correre. Perciò porto con me sempre un trolley vuoto: lo riempio delle cose che non mi servono più e lo spedisco a casa. Con la preghiera di vederlo tornare piena di indumenti che, invece, potrebbero servire subito o in un futuro prossimo. Tutto il resto lo acquisto in giro, secondo necessità.
Apprestandomi al cambio di stagione, dunque, e quindi sistemando i vestiti che spero possano ritrovare la via dell’Italia, mi sono imbattuto nella mia collezione di scontrini. Il pensiero è stato immediato: è arrivato il momento di dare spazio alla terza puntata di “Ok, il prezzo giusto”. In primo luogo perché è uno degli argomenti che maggiormente sa stuzzicare la curiosità degli appassionati del mio roadtrip. E, poi, perché avendo scavallato il sesto mese di viaggio ed essendo, quindi, arrivati a metà cammino, credo sia giunto il tempo di tirare un po’ di somme.
Qui in basso troverete altre cinque valutazioni sul rapporto-qualità prezzo dei ristoranti che ho visitato. Aspetto i vostri giudizi. E ricordate: “L’Uomo delle Stelle paga sempre i suoi debiti…”
Vendome (Bensberg – Germania): ben oltre la sufficienza. Questo il voto che sento di dare al rapporto qualità-prezzo del ristorante di Joachim Wissler. Sia per la location, meravigliosa, che per il servizio, impeccabile. Ospitato in uno degli hotel della catena Althoff, il Vendome può garantire una cura del cliente davvero stellata. Il conto finale, poi, appare in linea con il mercato: i circa 340 euro del conto finale valgono assolutamente l’esperienza “tedesca”.
Rapporto qualità-prezzo, voto: 6.5
Akelare (San Sebastian – Spagna): per rapporto qualità-prezzo, il locale di Pedro Subijana è di gran lunga il miglior tristellato che ho visitato. Posto meraviglioso, menù straordinario, servizio pazzesco. Aggiungete la cordialità e la simpatia dello chef spagnolo e il voto è presto spiegato. I 135 euro per un’esperienza simile sono più che sorprendenti. Bravo Pedro, aspettami. Torno presto!
Rapporto qualità-prezzo, voto: 9
L’Ambroisie (Parigi – Francia): in uno dei quartieri più VIP della capitale francese, il ristorante dello chef Bernard Pacaud pecca sia nel menù (semplice e scontato) che nella location (assolutamente anonima, al limite del brutto). Il conto finale, circa 330 euro, non è per niente in linea con la cucina e il servizio che ci si aspetta da un ristorante stellato. Gravemente insufficiente.
Rapporto qualità-prezzo, voto: 4.5
Cheval Blanc (Basilea – Svizzera): per quanto la vista che si può ammirare dal locale valga da sola la metà del conto finale, il menù di chef Peter Knogl (antico, perché legato alle vecchie ricette della Svizzera tedesca) contribuisce ad abbassare in maniera sensibile il voto finale. I 245 euro a persona non possono andare oltre una sufficienza politica.
Rapporto qualità-prezzo, voto: 6
Geranium (Copenaghen – Danimarca): non fatevi spaventare dal prezzo: i 300 euro a persona (calcolati in corone danesi sullo scontrino) giustificano ampiamente il viaggio e la degustazione. Quella che propone chef Rasmus Kofoed è davvero un’esperienza enogastronomica che vale la pena provare almeno una volta nella vita. Il servizio caloroso ma professionale, la cucina a vista, il posizionamento (il piano più alto dello stadio del Copenaghen FC): il voto finale non può che essere vicino all’eccellenza.
Rapporto qualità-prezzo, voto: 7.5