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Laureati all’Università di Pollenzo, Luca Santoro e Matteo Micotti hanno creato un vero e proprio brand che unisce lifestyle e enogastronomia

La passione per il vino è ciò che li accomuna. Come l’amore per la tradizione e per la terra. O la voglia di ricercare nuove realtà da conoscere e da raccontare. Luca Santoro e Matteo Micotti sono i due giovani fondatori di Not Just Wine, blog enogastronomico che può vantare un seguito non indifferente: ben 33mila followers. Laureati entrambi in “Scienze Gastronomiche” all’Università di Pollenzo, i due hanno creato un vero e proprio brand capace di legare il lifestyle al mondo enoico in maniera divertente, accattivante e vincente. Georgia, Alsazia, India, Colombia, USA: queste alcune delle mete toccate da Luca e Matteo. Il viaggio come aula di scuola per imparare sempre qualcosa di nuovo. E chiaramente per attirare pubblico. Che non fa mai male.

In che modo questa vostra passione è diventata una “professione”?

“Ci siamo ritrovati a raccontare la vita di due gastronomi all’interno di un contesto universitario. Poi c’è stato un momento preciso: si è materializzato quando ci siamo resi conto che il nostro blog, Not Just Wine, aveva il potenziale per riuscire a comunicare il settore enoico in una maniera mai vista prima”.

Come è cambiata nel tempo la vostra attività sui social?

“Una volta arrivati a 20 mila iscritti su Instagram e raggiunto il mezzo milione di visualizzazioni mensili, abbiamo compreso che non potevamo solo fare la bella vita e metterla online. Dovevamo dare un senso a queste nostre esperienze. Farle confluire in una comunicazione vincente e professionale. L’obiettivo era far fruttare le nostre competenze come dottori in Gastronomia: insegnare qualcosa alle nuove generazioni”.

Cosa cercate di comunicare a chi vi segue?

“Una visione molto semplice del vino: bere bene e responsabilmente. Ricercare etichette e cantine innovative che credano nel progresso, nei valori della terra e della tradizione. E che abbiano, soprattutto, una visione vincente del futuro. La nostra mission finale è far capire altri che il vino non è un prodotto per pochi “eletti”: anzi, deve essere sdoganato da terminologie tecniche. Dobbiamo saper lasciare libero spazio a chi riesce ancora ad emozionarsi di fronte ad una bottiglia”.

Come descrivereste il vostro rapporto con i vostri followers?

“Non facciamo altro che ringraziarli: ci rendono orgogliosi e ci sostengono nonostante tutte le difficoltà. Vogliamo che le persone che ci seguono possano sognare, come noi, di vivere al massimo”.

Secondo voi la professione del wine blogger come si evolverà nel tempo?

“Sui social network c’è molta confusione: esistono tantissimi presunti “blogger” che non sanno minimamente cosa voglia dire lavorare in questo settore. Noi non siamo degli influcer ma un vero e proprio Personal Brand. Visto in quest’ottica, questo è un lavoro dal futuro brillante. Ma bisogna avere le competenze, occorre aver studiato. Influenzare migliaia di persone è una responsabilità decisiva per il mercato Italiano e non solo”.

Cosa consigliereste agli aspiranti blogger?

“Viaggiate, documentatevi. Non svendetevi. Usate la testa, altrimenti causerete danno a voi e agli altri. Prevediamo una crescita della professione in qualità ma non in quantità. Tanti vorrebbero essere al nostro posto e in tanti ci provano. La triste realtà è che, in Italia, i brand importanti saranno solo cinque o sei, a fronte di migliaia aspiranti blogger”.



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