La città della Mole ospite l’evento curato da Enrico Debandi: protagoniste le forchette, immortalate in 40 scatti da Davide Dutto e quelle “allargate” di Pino Cuttaia
Secondo molti studiosi la civiltà non è nata quando gli uomini hanno iniziato a utilizzare la scrittura come mezzo di comunicazione ma quando hanno cominciato a usare le posate per mangiare.
L’importanza di questi oggetti è stata enorme per l’evoluzione dell’umanità, anche se ad oggi non ce ne possiamo rendere conto. Il progetto fotografico No Tool, in scena a Palazzo Saluzzo Paesana di Torino, curato da Enrico Debandi, vuole sottolineare il significato e le storie che si nascondono dietro a questi utensili. È diviso in tre capitoli, ed il primo è Fork1, che durerà fino al 3 febbraio, dedicato alle forchette. I 40 scatti sono di Davide Dutto, da più di trent’anni fotografo professionista e avvicinatosi alla realtà gastronomica. All’interno di Fork1 viene lasciato fuori il cibo, l’approccio è puramente concettuale dal momento che le uniche protagoniste degli scatti sono le forchette. Inoltre venerdì 18 gennaio Palazzo Saluzzo Paesana ha ospitato una cena speciale a cura di Pino Cuttaia.
Protagonista la forchetta “allargata”, che per lo chef siciliano ha un grande significato. “Era una tradizione delle famiglie del sud Italia nel dopoguerra. All’epoca la cucina non era così democratica e a tavola si metteva tutto il cibo, senza porzionarlo- spiega lo chef- per questo si allargavano i rebbi della forchetta: per prendere più cibo con un gesto solo. Era un modo per nutrirsi più degli altri e per questo motivo divenne un oggetto personale.”