Oggi mi va di giocare.
In fondo, per quanto come ogni venerdì che si rispetti io sia qui a scrivere, oggi, per me, è praticamente un day off.
Nulla di particolare, intendiamoci. Mi sono solo preso il fine settimana libero.
Vi sorprende la mia scelta? Spero di no. E allora perché ho come l’impressione di leggervi nel pensiero? Immagino la domanda che vi sta rimbalzando in testa. Come una mosca impazzita vi frulla da una parte all’altra della scatola cranica, utilizzando le meningi come pareti sulle quali sbattere per tornare indietro. Possibile che chi, per lavoro, viaggia da una città all’altra, da una camera d’albergo all’altra, da un ristorante all’altro, abbia bisogno di vacanze? La risposta è secca e anche abbastanza scontata.
Assolutamente sì.
Vi faccio un esempio: lavorate a Disneyland. Ad Orlando negli Stati Uniti. E siete, a tutti gli effetti, dipendenti di uno dei più bei parchi giochi del mondo. Benissimo. Non pensate che dopo aver trascorso, per giorni, gran parte della vostra vita all’interno del Luna Park, la voglia di salire su una giostra e divertirsi venga meno? Piano piano, eh. Non tutta di un colpo. E’ così, però. Anche il più bello dei lavori alla fine finisce per tediarti. Quindi anche se si è follemente innamorati della propria professione, un periodo di stacco serve sempre. Per svuotare la mente, ricaricare le pile, tornare a casa, rivedere i propri cari, parlare con gli amici. E perché no? Rimettere piede in redazione…
Già. La mia redazione. Non avete idea di quanto mi manchi quel tipo di vita. Ci sono praticamente cresciuto tra mura simili a queste. Gomito a gomito con i colleghi. Tra le urla di un caporedattore, un telefono che squilla senza che nessuno se ne curi, le convocazioni ansiogene del direttore e un praticante, in un angolo, che cerca disperatamente di scoprire il segreto dell’invisibilità. C’è stato un periodo in cui dovevo “spararmi” della musica metal nelle orecchie per riuscire a scrivere un pezzo decente. Abituato com’ero alla confusione redazionale, nel silenzio più totale di una camera d’hotel, in un città che non era la mia e lontano da tutti, mettere quattro frasi l’una dietro l’altra e dargli un senso, mi riusciva impossibile. Ora è il contrario. Ma devo dire che tornare a So Wine So Food e trovare i volti sorridenti dei miei colleghi è un qualcosa che mi riempie davvero il cuore.
Ho un rito.
Lo ripeto ogni volta che rientro in redazione: offro il caffè a tutti. “Che filantropo!” penserà la maggior parte di voi. Simpatici. Lasciatemi almeno finire di spiegare. Quando ho parlato di rito, l’ho fatto con cognizione. La macchinetta si trasforma in una sorta di confessionale: una lunghissima coda di persone che mi si avvicina e nel tempo necessario alla preparazione della bevanda, mi racconta storie, chiede consigli, fa domande sul mio road trip.
Oggi, però, rispetto al solito, ho voluto fare una cosa diversa: ho offerto il caffè solo a quelli che riuscivano a raccontare un particolare su di me che gli altri non conoscevano. Tra una battuta e l’altra, in un momento di grande convivialità, ne è nato un gioco divertentissimo del quale ho deciso di rendervi partecipi. Primo perché negli anni ho imparato a volervi bene. Secondo perché, quando sono lontano da qui, siete Voi la mia redazione.
Pronti? Queste sono le dieci curiosità più interessanti che sono “uscite” questa mattina…
1. “Bibitone”: non è il termine esatto ma diciamo che rende l’idea. Da qualche anno non mi separo mai da un recipiente in plastica che riempio con un particolare tè coreano e dello zenzero. Quando si è sempre in viaggio e ci si stanca così tanto, tenere idratato il corpo è fondamentale.

2. Paris Saint Germain: l’ho raccontato in tantissimi blog: adoro il calcio. Ma in pochi sanno che non ho una sola squadra del cuore. Sorpresi? Impazzisco per la Roma, come sapete, ma il primo amore non sono stati i giallorossi bensì il Paris Saint Germain. Vidi i francesi dal vivo da piccolissimo e da quel momento in poi li ho seguiti ovunque. Pensate che sono addirittura abbonato! Tribuna Borelli…

3. Le salviettine: adoro le salviette umidificate. Proprio non posso farne a meno: nei ristoranti stellati, sugli aerei, in hotel. C’è una compagnia di treni, ad esempio, che durante il viaggio ne regala alcune che mi mandano letteralmente fuori di testa.

4. La salute: un letto che non è il mio, i cambi di stagione, gli sbalzi di temperatura, la stanchezza, lo stress. Ogni scusa è buona per ammalarmi. Non sono proprio una persona che può vantare una salute di ferro. Per tutto il resto c’è l’ibuprofene o il paracetamolo. Non il pantopranzolo: mangio divinamente ogni giorno, il mio stomaco non ha bisogno di aiuti o inibitori vari. Come vedete sono un grande esperto: qualcuno in sala ha bisogno di una ricetta? Scherzo, chiaramente.

5. Cimici: lo so, da ometto quale sono dovrei essere tutto di un pezzo. Non aver paura mai, in nessuna situazione e dovrei avere braccia larghe per proteggere tutti quelli ai quali voglio bene. Accade. Spesso. Dire “sempre” sarebbe come raccontare una bugia: in fondo anche il semio dio Achille aveva nel tallone il suo punto debole. Per non parlare di Superman: la mia criptonite sono le cimici. Gli insetti. Potrebbero volarmi a chilometri di distanza e io lo saprei. Quando mi gravitano attorno a volte chiamo la mia compagna per difendermi. Che coraggioso…

6. Enzo Miccio: ho letto moltissimo in vita mia. E a volte ho preferito un libro a compagnie decisamente più utili ed edificanti. Ma non mi reputo un talebano della letteratura: sono dell’idea che un libro, così come un film o una canzone, debbano essere letti, visti, ascoltati, prima di essere giudicati. Ho apprezzato opere di artisti ai quali non avrei mai dato credito al buio. Non ho solo classici nella mia collezione. Vanto, addirittura, un libro di Enzo Miccio: “L’eleganza del maschio”. Lo conoscete?
7. La pesca: adoro svegliarmi presto, farmi un bel caffè, scegliere l’abbigliamento giusto e mettere in macchina le mie meravigliose canne da pesca. Raggiungere il fiume (lo preferisco al mare) e sedermi nel silenzio della natura è una delle cose che mi rilassa di più in assoluto. A volte non posso davvero rinunciarci. Sono i miei day off.

8. NBA e paddle: non solo di calcio vive l’uomo. Anche perché, diventando grandi, le passioni crescono e spesso di pari passo con le possibilità: intese soprattutto in termini di tempo. Adoro tutti gli sport. Il pallone occupa una fetta importante delle mie “fisse” ma a completare la “torta” troviamo il basket (specialmente l’NBA), l’atletica e ultimamente il paddle. Questa evoluzione del tennis mi ha proprio stregato: non c’è un giorno in cui io non cerchi uno o più partner per farmi una bella partita. Anzi, c’è qualcuno che vuole giocare?

9. Università di Miami: dopo aver completato il ciclo di studi in Italia mi resi conto che la preparazione che mi avevano dato le scuole della mia città non sarebbe bastata. Con un pizzico di incoscienza decisi di completare il mio percorso molto lontano da casa. Negli Stati Uniti, per la precisione all’Università di Miami (feci anche un mini stage nell’ufficio stampa dei Miami Heat). La laurea è arrivata al termine di grandissimi sacrifici ed è uno dei traguardi della mia vita dei quali vado più orgoglioso. Già solo per perfezionare l’inglese, un periodo all’estero è qualcosa di più che consigliabile.

10. Archeologia: mi sento un po’ scrittore anche se nella vita, poi di fatto, faccio l’appassionato di enogastronomia. E, da sempre, penso che la professione dello scrittore sia molto vicina a quella dell’archeologo: l’incipit di una storia, di un romanzo, di un libro è simile al ritrovamento di un reperto. Ci si deve sporcare le mani, inginocchiare e, con uno scalpellino, scavare intorno a quello che si è trovato. Ecco perché amo l’archeologia: la sento molto aderente al mio essere. A casa, infatti, ho moltissimi reperti risalenti all’Impero Romano.