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Old Spitalfields market e Sunday Upmarket: una domenica al mercato tra le colorate strade dell’East End

Non è mai semplice parlare di Londra, una città in continuo divenire, come le acque del Tamigi in costante movimento.

Londra è caos, luci, rumore. Londra è possibilità, faro di un multiculturalismo forte che dona ancora più colore a una città dall’animo artistico e creativo.

Nella capitale inglese si possono respirare e toccare con mano culture provenienti da ogni parte del mondo, custodi di usi e costumi estremamente caratteristici. Fra questi vi è, ovviamente, la gastronomia.

Oltre a raffinati ristoranti, oramai sempre più presenti in terra londinese, e ai classici pub, l’offerta gastronomica della capitale si sta sviluppando seguendo una linea antica e decisamente informale: quella dello street food.

Stand, carretti, bancarelle e persino veicoli addobbati a “negozietti di fortuna”, compongono veri e propri mosaici di gusto sparsi per le vie e per gli edifici della città.

I mercati che abbiamo scelto di visitare, in una afosa domenica di fine agosto, sono due, molto simili nel contenuto ma totalmente diversi nella forma; due ideali di cucina diametralmente opposti capaci comunque di ricevere consensi e lasciare gli affamati avventori a bocca aperta.

Situato alle porte del quartiere finanziario londinese, troviamo l’Old Spitalfields Market, un mercato coperto in cui sono presenti stand gastronomici provenienti da tutto il mondo. L’atmosfera è tranquilla e rilassante; nell’aria un delicato profumo di griglia ci ha guidati tra le ordinate bancarelle presenti che, con eleganza, esponevano le loro leccornie.

Inghilterra ovviamente, ma anche Giappone, Taiwan, Repubblica Dominicana, Etiopia e la nostra cara vecchia Italia, sono solo alcuni dei paesi degnamente rappresentati in questo spettacolare mercato coperto.

Tante sono state le proposte che hanno catturato la nostra attenzione, in particolare il chicken rice, un piatto taiwanese composto da riso e pollo, il tutto coperto da leek sauce, una deliziosa salsa a base di porro; un inglesissimo fish and chips, non propriamente “healty food”; dei dirty bagel farciti con succulento pulled pork marinato per 10 ore e cotto per oltre mezza giornata.

Per concludere, segnaliamo l’Imagawayaki, un piccolo dessert di origini taiwanesi a forma circolare composto da una soffice pastella e farcito con delicata crema pasticciera.

Spostandoci di poche centinaia di metri verso la zona di Brick Lane, all’interno di una antica birreria, ci siamo imbattuti in un mercato incredibilmente caotico e vivo, stiamo parlando del Sunday UpMarket che, oltre ad abbigliamento vintage, presenta una ricca gamma di street food etnico. Se l’Old Spitalfields Market si mostrava come un mercato ordinato e quasi raffinato, possiamo considerare il Sunday UpMarket l’esatto opposto. Caos, grida, ritmi frenetici e un odore di cibo a metà fra lo stordente e l’inebriante.

Sopra agli spartani banchetti, provenienti da tutto il globo ma con una massiccia rappresentazione asiatica, venivano agitati pentoloni carichi di coloratissime pietanze fumanti per invogliare all’acquisto i tanti clienti, elettrizzati dall’atmosfera quasi carnevalesca del luogo.

Assolutamente degni di nota il fried chicken proposto dallo stand coreano, i gyoza, celebri ravioli di carne giapponesi qui presenti anche in veste vegetariana, lo spicy beef vietnamita e l’incredibile succo estratto dalla canna da zucchero, bilanciato perfettamente da qualche goccia di lime.

Possiamo dunque considerare l’Old Spitalfields Market e il Sunday UpMarket come due facce della stessa medaglia, due diversi esempi di come la cucina, a ogni latitudine, sia elemento di unione e aggregazione tra popoli, un vero e proprio catalizzatore sociale.



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