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Biondi-Santi, la celebre cantina racconta il proprio stile: in un’intervista esclusiva parlano l’enologo Federico Radi e il CEO Giampiero Bertolini 

Biondi-Santi. Il loro assaggio, durante la serata, ci ha permesso di percepire, anche se in nuce, l’Equilibrio ovvero lo stato di armonia tra uomo, natura e tempo che già si intravvede nel bevante degli ampi calici in cui sono stati serviti, esprimendo al tempo stesso un’armonia indissolubile con questa realtà, mito assoluto creato nel 1888 per mano di Ferruccio Biondi Santi. A conclusione d’articolo le brevi presentazioni tecniche e non di entrambi i vini.

Abbiamo anche potuto conversare, dapprima con Federico Radi che ci ha confidato: “È motivo di grande orgoglio l’essere stato scelto, dopo una selezione, nel 2017 per ricoprire il ruolo di Direttore Tecnico di una delle tradizioni vitivinicole fra le più conosciute a livello mondiale, non solo toscana, come lo sono io, ma questo ruolo, come può bene intuire, comporta un bagaglio di responsabilità non indifferenti”.

Dopo avere constatato che sono trascorsi cinque anni dal suo insediamento “Sono arrivato – sottolinea Federico – con un’esperienza pregressa di quindici anni – che considero tuttora come un punto di partenza e non di arrivo – e tuttora, dopo altri cinque, continuo a pormi in discussione. Il mio lavoro è supportato da un team in modo da condividere non solo le responsabilità, ma essere al tempo stesso arricchente e stimolante”.

Commentando poi continua: “Il nostro è un lavoro che crea e da grandi emozioni. È questo vino stesso a darcele, a creare passione in noi che lo facciamo. Noi dobbiamo rispettare tutto quello che rappresenta il grande vissuto di Biondi-Santi, il fatto che la storia di questo magico territorio sia stata originata dai personaggi di questa famiglia”. 

Rispetto al 2017 abbiamo chiesto di raccontare i momenti più significativi negli anni.

“Ogni passaggio – prosegue Radi – si riallaccia a tutto quello che è stato fatto e che ci è stato tramandato dalla famiglia, per cui dal mio insediamento e da quello di Giampiero Bertolini, siamo partiti, supportati dalla tecnologia, a cercare di capire tra l’altro la straordinaria eterogeneità dei suoli delle cinque diverse zone di cui disponiamo. Ci troviamo nel lato Nord-Est della collina di Montalcino, a partire dalle differenti altitudini che vanno dai 180 metri di Pievecchia, sino ai 500 della Tenuta il Greppo. Non è un caso che lo stile Biondi–Santi sia così ben definito. Ritengo che dipenda dal fatto che siamo nelle zone più fresche, che prendono prima il sole al mattino, che le freschezze e i tannini che si ritrovano nel calice derivano in buon parte proprio dall’esposizione. Non dobbiamo dimenticare poi la questione del suolo che ha un ruolo indubbiamente importante dato che l’80/85% di ogni vite è sotto terra. Tramite gli studi che abbiamo fatto in questi primi anni stiamo capendo gli ingredienti del contesto, riuscendo così a capire quello che è stato fatto nel passato per portarlo nel futuro, con caratteristiche il più simili possibili. Questo perché non c’è una volontà di cambiare lo stile di questo vino, peraltro ben definito, uno stile che fa della freschezza, dei tannini, della persistenza e della grande longevità i suoi caratteri fondamentali. Le nuove annate sono state ereditate dalla precedente gestione, dove per la Riserva 2015 le decisioni sono state prese con la famiglia, mentre per il Brunello 2016 abbiamo lavorato autonomamente. Con questa Riserva abbiamo capito, al nostro arrivo, quale è stata la straordinaria evoluzione in legno negli anni, portata avanti in modo che nel calice potesse essere trasmesso il territorio, l’annata e lo stile di questi vini. In cantina la vinificazione è tradizionale, dove il mio ruolo è quello di accompagnare le uve ottenute dalle dodici parcelle che abbiamo individuato, durante i nostri approfondimenti pedologici, in base soprattutto alla tipologia del suolo”. 

Abbiamo poi dialogato con Giampiero Bertolini.

“Il mio compito – racconta a So Wine So Food – a lungo periodo è quello di rimettere Biondi – Santi nel gotha dei migliori vini al mondo, in cui è stata per moltissimo tempo, forte della sua storia che supera i centocinquant’anni. Su come arrivarci ritengo sia a partire, in primis, dal fatto di dare una credibilità a questo nuovo progetto, fatto da una famiglia non italiana, partendo dal lavoro di produzione. Stiamo, in questi anni trascorsi, gettando le fondamenta per il futuro, in modo molto trasparente e per questo ospitiamo persone alla Tenuta del Greppo in modo che possano toccare con mano quello che stiamo facendo, rendendo così evidente il frutto delle nostre azioni. Inoltre stiamo avviando un discorso di comunicazione, anzi di ricomunicare questo marchio, perché negli ultimi tempi era un’icona che restava impolverata sugli scaffali. Questo a livello mondiale e non solo italiano. Un altro aspetto era di creare una distribuzione più rarefatta nel mondo, perché quando Biondi-Santi è stato acquisito c’erano pochi paesi con molto vino. Ed è esattamente l’opposto di quello che dobbiamo fare. Quindi è stata completamente cambiata, creando una tensione sul mercato importante, unendola ad attività di degustazioni dei nostri vini, raccontando quello che stiamo facendo unita alla nostra storia, ottenendo così una reazione molto superiore alle nostre aspettative. Al mio arrivo in Tenuta avevo fatto un piano a dieci anni e oggi siamo due anni avanti rispetto al mio programma, credo perché questa azienda ha già di suo una grande forza. Questa attività la rivolgiamo verso gli Stati Uniti mercato più importante, l’Inghilterra, la Cina che sta andando molto bene e dove, unico caso, ci sono più importatori, Hong Kong, per citarne i più significativi, in modo da intercettare anche degli opinion leader che ci supportino. L’Italia per noi è importante e al momento le dedichiamo un 30%, 35% della produzione che ritengo abbastanza elevato”. Aggiungendo poi “A proposito di immagine abbiamo fatto un restyling delle etichette, negli ultimi anni, dettato da alcune esigenze che ritengo percepibili a un occhio allenato. Sia la Riserva che il Brunello erano identiche dove Riserva era solo scritto nel collarino, quindi lo abbiamo cambiato andando a scriverlo invece nell’etichetta principale. Questo perché nella ristorazione confondevano i vini ed era quindi una questione più che altro pratica”. 

Alla nostra domanda sulle botti dove affinano questi magnifici vini Bertolini precisa “Abbiamo investito in cantina, dato che una parte delle botti di maturazione e affinamento non erano più valide, mantenendo il produttore italiano Garbellotto (da sempre fornitore di Biondi-Santi, ndr) realizzate in rovere di Slavonia e delle dimensioni da 10 a 50 ettolitri. Inserendo, nel giro di questi ultimi quattro anni, sino al 45% circa. Abbiamo scelto anche dimensioni minori perché in parallelo stiamo facendo un discorso di parcellizzazione delle vigne, come accennava Federico Radi poco fa, in cui la dimensione della botte può così adattarsi al vino ottenuto da ogni singola parcella”.

Prima di lasciarci abbiamo chiesto come si rapporta Biondi-Santi con i social e quel genere di comunicazione. “Quando prima – conclude Giampiero – parlavo di avvio di una comunicazione mi riferivo anche ai social, rispetto ai quali siamo selettivi scegliendo solo Linkedin e Instagram, dove facciamo soprattutto parlare gli altri e noi ripostiamo, pubblicando noi dei post solo raramente”.

BRUNELLO DI MONTALCINO RISERVA DOCG 2015
Un vino maestoso, solido e compatto, seducente e pieno di charme con il suo bouquet complesso e un gusto carezzevole, sebbene di carattere deciso. È ufficialmente la 41ª Riserva rilasciata dal 1888 ad oggi. Prodotto da una selezione di Sangiovese Grosso proveniente dai vigneti più vecchi di proprietà di Biondi-Santi, il Riserva 2015 è vinificato in tini verticali di rovere e invecchiato per 3 anni in grandi botti di rovere di Slavonia, a cui segue un lungo affinamento in bottiglia. 

BRUNELLO DI MONTALCINO DOCG 2016
È un Brunello brioso, ricco di verve, frutto di suoli, vigneti e uve che hanno goduto appieno della giusta quantità di acqua, sole e vento. Energia e dolcezza si fondono con eleganza ed equilibrio, tanto da renderlo un amico della tavola, in cui il suo carattere gastronomico accompagna il cibo senza farlo prevalere.  Prodotto da una selezione di Sangiovese Grosso proveniente da vigneti di proprietà Biondi-Santi, è vinificato in contenitori di cemento vetrificato con uso di lieviti indigeni, invecchiato per 3 anni in botti di rovere di Slavonia.

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