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Andrea Farinetti racconta l’evoluzione della cantina piemontese, che si esprime attraverso visione innovativa e investimenti curati in vigna. Il risultato è una straordinaria accoppiata di grandi Barolo

Serralunga d’Alba (Cuneo), nel pieno della collina langarola più soleggiata. Situato nella parte orientale, dedito in particolar modo alla produzione del Barolo, il territorio di Serralunga appartiene per gran parte a questa nobile Docg e vanta qui la produzione di alcuni tra i più prestigiosi Cru. La località, infatti, è un’autentica serra naturale che si insedia fra pianura e bassa montagna, normalmente irradiata e circondata da una serie ininterrotta di “bric”- piccole alture coniche, situate di solito sulla sommità di una collina- che la proteggono dai venti. 

Un esempio di rara bellezza estetica e storica, appartenenti al ricco territorio delle Langhe, quello dei vigneti di Fontanafredda che nascono da un’appassionata real storia d’amore, risalente ai tempi di re Vittorio Emanuele II: infatti, l’unione tra il primo Re d’Italia  e Rosa Vercellana ( più conosciuta come “ La Bela Rusin”) portò il futuro Sovrano a donare, nel 1858,come pegno d’amore, il terreno dove oggi sorge la cantina. Rosa, era una donna di umili origini, figlia del tamburo maggiore dell’esercito Sabaudo e, nonostante le reticenze della società, Vittorio non si diede per vinto e la prese comunque in sposa, nominandola Contessa di Mirafiore e Fontanafredda. Dalla loro relazione nacquero due figli: Maria Vittoria ed Emanuele Alberto, colui che fondò l’azienda vitivinicola, contribuendo a rendere grande il nome del Barolo nel mondo.

Cantina innovatrice e lungimirante: queste le caratteristiche che hanno fatto di questa realtà una delle prime che, in due secoli, è stata in grado di divulgare il nome del Barolo oltreoceano  e di vinificare le proprie uve e non quelle del comune di appartenenza: così è avvenuto, infatti, per il  “Barolo Vigna La Rosa”, il primo della categoria ad aver avuto la menzione della vigna in etichetta. 

La ristrutturazione di Fontanafredda – su iniziativa della famiglia Farinetti – avvenuta nel 2009, si è posta sin da subito tre obiettivi: mantenimento e miglioramento della qualità dei propri vini, aggiornamento e lavoro continuo nel proseguire il filone della sostenibilità ambientale sia in vigna che nella commercializzazione del vino e, aspetto non secondario, garanzia nell’assicurare alti livelli di soddisfacimento nel comparto hospitality e ristorazione.

I vigneti e Casa E. di Mirafiore, dunque, sono la summa di quello che è oggi il primo Villaggio Narrante d’Italia: 120 ettari di riserva bionaturale a Serralunga d’Alba, dove ogni angolo e ogni scorcio raccontano le storie dove a parlare sono i Re, gli agricoltori e le persone dell’epoca che hanno fatto grande questo tesoro in Langa. Le cascine, le stalle, una scuola, le famiglie tuttora presenti, rendono questo luogo unico nel suo genere, dove il tempo pare essersi fermato, circondato dalla pace e dai suoni della natura che abitano le vigne silenziose ma al lavoro. 

Forte di questo connubio profondo tra le persone e la terra, l’operato di Fontanafredda è stato ed è in continua evoluzione: dalla sua ristrutturazione ad oggi, l’elemento che ne ha caratterizzato il suo sviluppo – e che ha poi influenzato l’identità dei due Cru di Barolo presentati-  è stato quello che si può chiamare con orgoglio Rinascimento Verde”.  Nel 2020 nasce una nuova Fontanafredda, migliore di prima e più rispettosa del nostro pianeta, dove è ben presente il cambio netto di prospettive e di valori. Come il Rinascimento italiano di 500 anni fa, periodo storico e sociale molto fiorente durante il quale l’uomo e la sua essenza vennero finalmente esaltate come valore universale, così ora la terra viene posta al centro del mondo e le persone intorno pronte a darne vita ed energia.

 Un Rinascimento verde visibile non solo in cantina, ma soprattutto nel vino, nel terreno e con l’attività  dei professionisti che dedicano le proprie competenze al servizio dell’ambiente  nel quale sono cresciute le vigne e maturate le uve che l’hanno prodotto. 

In occasione, infatti, del suo 165esimo anniversario, Fontanafredda ha presentato le nuove annate di Barolo Vigna La Villa e Vigna La Delizia, a distanza di 12 anni dall’ultima uscita: due grandi Cru che nascono dalle sue vigne più storiche della Tenuta, espressione del territorio langarolo, dalle molteplici sfumature climatiche e di biodiversità ambientale. 

L’ampiezza territoriale della Tenuta di Fontanafredda, ha fatto sì che i suoi vigneti di Nebbiolo e Barolo si insediassero all’interno di 5 MGA differenti (menzioni geografiche aggiuntive): a Serralunga d’Alba, i Cru di Meriame, Parafada e Fontanafredda, nella quale si trovano tre delle vigne più storiche: “La Rosa”, vigna con 70 anni di continuità di produzione, “Vigna San Pietro” e “Vigna Bianca”. Sempre a Serralunga, l’MGA Lazzarito e, a Barolo, l’MGA Paiagallo, dalle quali rispettivamente nascono le vigne di La Delizia e La Villa, risalenti all’epoca reale volute da Emanuele Alberto, figlio del primo Re d’Italia, e che con la magnifica vendemmia 2019, Fontanafredda non poteva non vinificare. 

Così Andrea Farinetti si esprime in merito al messaggio importante che segna la rinascita di questa vigne storiche e che riassume la filosofia di Fontanafredda: “Se è vero che c’è bisogno di un nuovo Rinascimento, esso avviene nelle persone, che ricercano nuovi sentimenti; avviene nell’approccio in questo caso più sostenibile, che da noi in agricoltura significa biologico. Ma anche nelle riscoperte, nelle rinascite. Da 165 anni siamo pionieri e ci poniamo come obiettivo quello di celebrare al meglio il carattere di ogni singolo vino, attribuendogli la capacità incondizionata di essere messaggeri del territorio.” 

E’ il terreno, quindi, a fare la differenza gustativa finale nei vini, aspetto diventato ormai divenuto essenziale alla luce dei repentini cambiamenti climatici. 

Con molta chiarezza e tecnicismo, a questo proposito, ha parlato l’agronomo di fiducia di Fontanafredda, Fabio Sozzani, a descrizione  – in particolare – di Vigna “ La Villa”, nella zona di Barolo, che ha dato vita al primo dei due vini presentati, il Barolo Docg Paiagallo: “ Questa  zona vitivinicola porta con sé una storia di almeno 150 anni ed è arrivata a subire il terzo reimpianto (l’ultimo nel 2008): processo durante il quale si è preferito coltivare meno grappoli ma di maggior qualità.  Le caratteristiche del terreno presentano marne argillose, denso di limo e sabbia, in percentuali minime (2%) ma – dal punto di vista di noi agronomi – considerevoli e che fanno la differenza  tra un vigneto e l’altro. Si sono rilevate anche percentuali interessanti di alcalinità e una buona presenza di sostanze organiche, elementi importanti per rendere fertile il terreno. La zona è mediamente pianeggiante e i lavori principali vengono fatti manualmente, al fine di preservare il grappolo che l’enologo dovrà poi analizzare. 

Il contributo aggiuntivo che stiamo dando alla vigna e al suo terreno, per cercare di ovviare al grosso problema della mancanza d’acqua, sono delle specifiche lavorazioni ( che si erano perse ma che abbiamo ripreso) effettuate con macchine chiamate  ripuntatori che, mediante dei tagli verticali nel terreno, arieggiano il suolo incrementando le capacità di drenare l’acqua e di creare importanti riserve idriche.” 

La rotondità delle forme collinari sulle quali si insedia la Vigna, è analoga al gusto finale di questo maestoso Barolo Paiagallo: fruttato ed elegante, al palato risulta ricco, dove i tannini dolci si percepiscono al primo impatto olfattorio.   

Spostandosi sul versante Ovest, invece, sorge Vigna La Delizia, nella rinomata MGA Lazzarito. Questa esposizione si trova particolarmente favorevole in quanto garantisce alla parcella un’ottima protezione dal vento e un ambiente estremamente sano per la vite. Il suolo, per lo più calcareo, restituisce una bassa produzione ma una qualità nella vinificazione davvero vincente: lo stile di Lazzarito è di struttura e di lunghissimo invecchiamento.

La Delizia porta con sé un’impareggiabile attitudine nel regalare vini dalla profonda verticalità e dal tannino fresco, in grado di esprimere tutta la potenza del territorio da cui proviene. Fresco al naso, il Barolo DOCG Lazzarito di Vigna La Delizia si presenta con note mentolate che sfumano in sentori speziati. Verticale, profondo e dotato di tannini vibranti al palato che, come si dice, lasciato respirare nel bicchiere, nel tempo esprime il meglio del suo fascino e della sua curiosità gustativa. 

 

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