A 20 km dall’Italia, una cucina autentica e democratica. Dalla stessa proprietà di Hiša Franko, qui solo vini naturali, birre artigianali e piatti del territorio
“La più grande disfatta dell’esercito italiano”. Così noi abbiamo conosciuto Caporetto, Kobarid per gli sloveni, dai libri di storia. In un territorio caratterizzato dalla presenza dei confini, oggi è possibile attraversare queste zone, passando dall’Italia alla Slovenia senza accorgersi di alcuna delimitazione. Ma è una conquista recente che risale al 2004, anno del trattato di Schengen. A circa 30 minuti di macchina dalle montagne che disegnano una frontiera (solo geografica) tra Italia e Slovenia, sorge questo borgo istriano che conta poco più di 4 mila abitanti.
In pieno centro a Caporetto, tra le piccole case del comune sloveno, tutte al massimo di due piani e ognuna di un colore diverso, ce n’è una che si fa notare per il suo azzurro cielo, i gerani rossi alle finestre e una porticina di legno celeste. Nessuna insegna: la scritta in corsivo Hiša Polonka domina esattamente il centro della facciata. Hiša in sloveno significa casa, e non appena si varca l’ingresso se ne capisce subito il motivo. Una volta entrati si viene accolti nel primo corpo del locale: interamente arredato in legno, con uno stile spartano e artigianale, questo luogo incarna appieno l’idea della trattoria all’italiana, soprattutto per i prezzi decisamente contenuti. Diverse spine percorrono il bancone centrale: si tratta di Feo, il brand di birre artigianali di Valter Kramer, proprietario del locale insieme ad Ana Roš, sua compagna e chef di Hiša Franko, ristorante da fine dining alle porte del paese.
Da una costola di quest’ultimo due anni fa nasce, infatti, Hiša Polonka. “Volevamo dare continuità alla cucina tradizionale della mia famiglia, per perpetuare i 46 anni di attività”, spiega Valter che negli anni 80 è entrato nell’impresa ristorativa a conduzione familiare, oggi mecca gourmet per tutti coloro che vogliono provare la cucina della miglior chef donna al mondo, secondo i 50 Best Restaurants 2017. Nella top 10 “The Slovenia Restaurants Awards 2019”, Hiša Polonka è un luogo di continuo transito con un servizio ininterrotto dal pranzo alla cena, frequentato da turisti, abitanti locali e foodies curiosi in cerca di esperienze senza fronzoli. Si mangia tra credenze colorate e pavimenti geometrici, su tavoli dove vengono disposte tovagliette di carta per un pasto frugale all’insegna della semplicità, quella autentica. Il menu non divide le portate tra loro, a esclusione di una linea che separa i nomi dei dolci; per il beverage, invece, Valter ha puntato tutto sui vini naturali e sulle birre di propria produzione.
La filosofia della cucina identifica sicuramente il suo ambiente: le ricette proposte non richiedono preparazioni elaborate ma sono certamente di sostanza e davvero appaganti. Tra i piatti c’è un’innegabile contaminazione con la vicina Italia, soprattutto nella sua espressione friulana, carnica per l’esattezza. Ed ecco che un piatto come il frico a Kobarid si chiami frica, una forma rotonda e arrostita in padella di formaggio e patate: stessi ingredienti, pronuncia diversa. A dominare la tavola è senza dubbio la carne: tenera, gustosa e saporita. In particolare, il mangalica, razza di maiale ungherese, dalla carne succosa e così pregiata da meritarsi il paragone con il più costoso wagyu. Sul finale, si gioca di frutta secca e spezie con gli Struccoli dolce nazionale a base di noci servito caldo e racchiuso in una sorta di raviolo dolce.
Ricotta di pecora di Bovec su letto di insalata con miele e pomodoro secco
Roast beef all’inglese di Franko – piatto mitico di Hiša Franko dal 1973
Frika, piatto tradizionale dei pastori a base di formaggio e patate
Ravioli con tradizionale ragù di agnello locale
Risotto di orzo con funghi di bosco
Trota di Caporetto alla mugnai su letto di lenticchie
Gulasch di cervo con soufflé di pane

Lombo stagionato di vitellone con patate croccanti
Hiša Polonka è il pit-stop da segnare sul proprio road trip per chi è in cerca di una cucina da comfort food dopo una discesa sugli sci, un foraging in montagna o un’esperienza in malga; è una tappa dove andare, e in cui ritornare per la franchezza della sua carta dei vini e della selezione di birre fatte in loco; è la Slovenia nel suo essenziale; è il racconto gastronomico di un altro che non è poi così lontano da noi, anzi.
Foto di Andrea Martina Di Lena