Le 100 eccellenze italiane 2020
Descrizione
Accomunate dalla passione dei vigneron e dal lavoro costante per tutelare il territorio e i prodotti della vigna, queste cantine fanno grandi vini, da nord a sud. Un’avanzata di etichette italiane che dà filo da torcere anche agli ottimi francesi.
I Vini della guida
- Marchesi Antinori
- Bellavista
- Consorzio Tutela del Gavi
- Feudi San Gregorio
- Pasqua
- Podere Forte
- Ruffino
- Tasca d’Almerita
- Tenuta San Giaime
- Tenute Piccini
- Arpepe
- Bisol
- Dievole
- Ornellaia
- Pio Cesare
- Querciabella
- San Polo
- Tenuta Mara
- Tinazzi
Poche aziende vitivinicole al mondo possiedono una propria pagina Wikipedia. Una di queste è Antinori. Più che un’impresa che fa vini eccellenti, è una saga familiare lunga secoli e generazioni, un albero genealogico che forse sarebbe giusto rappresentare con una pianta di Vitis Vinifera: è da più di 600 anni che la famiglia non ha mai smesso di produrre vino. Uno dei nomi altisonanti della realtà enoica italiana, nonché ambasciatori dei vini italiani al mondo, gli Antinori sono da sempre tra i migliori interpreti dei terroir toscani: ogni bottiglia su cui appare il loro nome, è una garanzia di qualità e di inconfondibile stile, consolidato nei secoli.
A loro è dovuta anche la nascita dei Supertuscan, simbolo della rivoluzione qualitativa dei vini toscani. “Le radici antiche, le tradizioni e il rispetto per la terra natale svolgono un ruolo importante nel nostro lavoro, ma l’innovazione è altrettanto importante”, parole di Piero Antinori, promotore di arte e tecnologia nelle proprie tenute.
PERSONAGGI ED INTERPRETI
La famiglia Antinori si dedica alla produzione vinicola dal 1385, quando Giovanni di Piero Antinori entrò a far parte dell’Arte Fiorentina dei Vinattieri. Oggi, alla 26esima generazione, la proprietà conta ben otto tenute, tra cui sei in Toscana, una in Umbria e una in Franciacorta, gestite da Piero e dalle sue tre figlie: Albiera, Allegra e Alessia.
L’ABBIAMO SCELTO PERCHÉ
È una delle famiglie enoiche più longeve arrivata alla 26esima generazione. Oltre ai celebrati vini, dalle tenute esce un olio extravergine di grande eccellenza.
L’azienda della famiglia Moretti sorge sulla collina da cui prende il nome, in un luogo particolarmente vocato alla viticoltura. Un mosaico fatto di 107 appezzamenti distribuiti su dieci comuni, che si distingue per l’eccellenza spumantistica italiana. Tra Metodo Classico e Franciacorta, oggi la cantina è una delle realtà più importanti nella produzione di bollicine, caratterizzate da uno stile elegante e distintivo. La cantina è guidata da Francesca Moretti, enologa e ad del gruppo, che ha usato il suo know how per creare cuvée originali e fini caratterizzati da uno stile inconfondibile.
La sua creatività anche sulle etichette, nel segno dell’originalità e della finezza: racconta la storia e lo stile distintivo del vino. Bellavista, insieme a con Contadi Castaldi in Franciacorta, Petra, Acquagiusta e Teruzzi in Toscana, Sella & Mosca in Sardegna è nel gruppo Terra Moretti, che tutela e valorizza il patrimonio vitivinicolo di queste sei cantine.
PERSONAGGI ED INTERPRETI
La storia risale al 1977 e lega il nome della famiglia Moretti a quello di Erbusco e della Franciacorta, quando Vittorio Moretti decide di entrare nel mondo del vino e di trasformare in azienda una piccola attività vitivinicola. L’imprenditore dedica particolare attenzione all’acquisto di nuovi vigneti compresi nella zona di vocazione dei Franciacorta. Nel 1981, Moretti incontra l’enologo Mattia Vezzola, il cui ruolo sarà determinante per la definizione dell’inconfondibile stile Bellavista. Nella foto Francesca Moretti, ad del gruppo Tmv.
L’ABBIAMO SCELTO PERCHÉ
Naturalità, costanza qualitativa e riconoscibilità sono i parametri di eccellenza dell’azienda, che ha avviato un processo di conversione green
È l’organo che tutela, valorizza e vigila sulla denominazione del Gavi Docg, a sostegno di produttori, vinificatori e imbottigliatori dell’intera filiera. Diffuso in 11 comuni della provincia di Alessandria, il Gavi si è affermato in Italia e all’estero crescendo in tipicità e qualità, in particolare grazie allo spiccato carattere autoctono del Cortese. Quest’ultimo è un vitigno a bacca bianca, storicamente coltivato in Piemonte, ma che nella zona del Gavi, a ridosso dell’Appennino, dove soffia il vento marino dalla vicina Liguria, raggiunge la massima vocazione.
Il Consorzio partecipa ogni anno alle più importanti fiere del settore e agli appuntamenti enologici in Italia e nel mondo e organizza eventi di promozione del vino e del territorio. Dal 2013 sceglie con una degustazione alle cieca, tra i vini dei produttori, la bottiglia che meglio esprime la tipicità del Gavi per la vendemmia appena trascorsa.
PERSONAGGI ED INTERPRETI
Roberto Ghio, classe 1977, dopo la laurea in Filosofia del 2002 decide di dedicarsi a tempo pieno all’azienda di famiglia a Bosio, giunta alla settima generazione di viticoltori. Eletto presidente del consorzio nel 2018, s’impegna per la valorizzazione del territorio e la vocazione enoturistica delle colline del Gavi.
L’ABBIAMO SCELTO PERCHÉ
Il Gavi ha visto negli ultimi 10 anni una crescita costante, con una produzione di quasi 13 milioni di bottiglie, l’85% destinate ai mercati internazionali.
Tra le eccellenze indiscusse del settore, distingue per il forte legame con il territorio irpino, che ha contribuito a far rinascere. Territorio impervio benché morbido allo sguardo del visitatore della Campania, già nell’antichità questa terra è stata decantata da Plinio e Columella per i vini intensi e profumati. Feudi San Gregorio rende omaggio a questo patrimonio ambientale unico, tessendo le storie sulle tradizioni, cultura e le memorie della comunità locale, racchiuse nelle bottiglie di Aglianico, Fiano e Greco di Tufo.
I 700 vigneti di proprietà permettono all’azienda di fare selezioni mirate per ogni vino, prodotto secondo la filosofia della cantina. Ogni annata produce vini unici e longevi, in vendita nelle bottiglie disegnate da grandi nomi del design e dell’arte. Un obiettivo primario per l’azienda, che rivede la nascita di un vino nel fecondo processo della creazione di un’opera d’arte.
PERSONAGGI ED INTERPRETI
Fondata nel 1986, è oggi il simbolo dell’Irpinia vinicola. Possiede più di 300 ettari vitati, suddivisi in 700 vigneti, con il cuore pulsante di vigna Sorbo Serpico, dove sorge la bellissima cantina di design dell’azienda. Nella foto Antonio Capaldo presidente dell’azienda.
L’ABBIAMO SCELTO PERCHÉ
Per il connubio tra vino e arte, a partire dalla cantina, ricostruita dell’architetto Hikaru Mori, fino alle etichette d’autore, dei designer Massimo e Lella Vignelli.
Nato nel settore vinicolo, Riccardo Pasqua è la terza generazione della famiglia. Ha iniziato a lavorare nella cantina di famiglia nel 2007 e nel 2014 è diventato direttore commerciale, un ruolo che lo coinvolge ancora oggi. È stato a capo delle attività negli Stati Uniti fino a quando non è stato nominato ceo della società nel 2015, ed è allora che è iniziata la vera rivoluzione di Pasqua. Da quando è tornato a Verona da New York, Riccardo ha assunto la guida dell’azienda e ha portato la sua visione globale e il suo spirito giovane nella cantina di famiglia. Crede nei nuovi mercati in particolare la Cina, dove con partner di primo livello sta sviluppando progetti di ecommerce. Ama sperimentare e affrontare nuove sfide, come con Brasa Coèrta, il nuovo “vino naturale” presentato quest’anno.
PERSONAGGI ED INTERPRETI
La storia di Pasqua risale a quasi un secolo fa. Fondata nel 1925 dalla prima generazione dei fratelli Pasqua sulle colline veronesi, in breve tempo l’azienda si è affermata tra i principali produttori di vini veneti e italiani di qualità. Tradizione, innovazione, qualità e ricerca sono i valori che guidano l’azienda. Da quando la terza generazione ha assunto la guida (nella foto Umberto con i figli Riccardo e Alessandro), l’impresa ha acquisito un’immagine moderna e fresca, la società si definisce infatti come “cuore veronese e anima internazionale”. I celebri vini della Valpolicella hanno reso noto il nome Pasqua in oltre 60 paesi.
L’ABBIAMO SCELTO PERCHÉ
Unisce un forte interesse per l’innovazione al know-how enologico acquisito nel corso della lunga storia. Dal Prosecco al migliore Amarone della Valpolicella.
“Coltivando come 2000 anni fa, essendo 200 anni avanti”, è il motto di Pasquale Forte, proprietario di questa azienda biologica e biodinamica in Val d’Orcia. Dall’amore per la terra ma con un approccio scientifico, cerca l’assoluta qualità nell’espressione del territorio attraverso i vini, in sintonia con la natura circostante. La sua umiltà e lungimiranza, lo porta ad avvalersi di consulenti di massimo lignaggio professionale, come Claude e Lydia Bourguignon e Donato Lanati, che aggiungono magie tra le vigne, classificate come singole Cru, di Sangiovese e di Cabernet Franc. Petrucci Melo Orcia Doc, Petrucci Anfiteatro Orcia Doc, Guardiavigna Igt Toscana e Petruccino Orcia doc sono frutto di questa collaborazione e il messaggio che racchiudono è forte e chiaro: un trionfo di sinergia del territorio, del rispetto per l’ecosistema e della competenza dell’uomo.
PERSONAGGI ED INTERPRETI
L’incontro tra il Podere Petrucci, le sue terre e l’Ingegnere di origini calabresi Pasquale Forte avviene nel 1997 grazie al lavoro di suqadra e alla passione del fondatore, l’azienda oggi conta 500 ettari, di cui 22 a vigneto, il resto a oliveto, seminativi, allevamento e boschivo.
L’ABBIAMO SCELTO PERCHÉ
Ha un approccio moderno all’enologia, che coltiva le tradizioni di viticoltura antica secondo un principio ecologico ed eco-sostenibile.
Toscana e Veneto insieme, in un incontro di grande caratura: così si può definire oggi questa imporante realtà produttiva. L’azienda dello storico Chianti Classico Riserva Ducale Oro, è stata insignita negli ultimi anni da diversi award per il suo Brunello di Montalcino Greppone Mazzi: due denominazioni toscane che da sempre rappresentano le eccellenze della regione. In quest’ottica, non poteva mancare un Supertuscan, il pluripremiato Modus, dalle caratteristiche organolettiche che lo mettono a livello dei grandi bordolesi.
Allargando il campo d’azione, Ruffino ha integrato il portfolio con l’acquisizione di due tenute integralmente a gestione biologica in Veneto, dove produce il Prosecco. La tutela dell’ambiente e della biodiversità sta molto a cuore all’azienda, che conta di portare a conduzione biologica oltre il 40% dei vigneti di proprietà già nel 2021.
PERSONAGGI ED INTERPRETI
La storia di Ruffino risale al 1877, quando i due cugini Ilario e Leopoldo cominciarono a produrre vini toscani di qualità. Dal 2011, a seguito dell’acquisizione ad opera del gruppo Constellation Brands, multinazionale Usa leader mondiale nel segmento dei vini e delle bevande alcoliche, l’azienda è guidata da Sandro (nella foto), con gli stessi valori dei 140 anni trascorsi: portare al mondo l’italianità e le sue eccellenze.
L’ABBIAMO SCELTO PERCHÉ
Un grande lavoro su temi come sostenibilità e consumo responsabile, attraverso l’arte di fare cultura del vino e tramandare i valori della terra.
La passione e l’amore per la produzione enologica è la diretta testimonianza dell’attento lavoro di ricerca della Cantina siciliana. L’azienda si pone al vertice dei vini dell’isola per un proprio modo di concepire la cultura enologica, che ha fatto scuola. 190 anni dopo la fondazione e con l’alternarsi di ben otto generazioni, Tasca d’Almerita ha saputo valorizzare il terreno, quel suolo incastonato tra la provincia di Palermo e Caltanissetta.
L’espressione del territorio la ritroviamo nel giusto mix tra vitigni autoctoni e internazionali distribuiti sul territorio. Da sempre attenta alla sostenibilità, ha vinto il premio “Cantina europea dell’anno” della prestigiosa testata americana Wine Enthusiast. Dal 2010 ha aderito a SOStain, protocollo di sostenibilità per la viticoltura siciliana per essere trasparenti e raccontare la propria storia.
PERSONAGGI ED INTERPRETI
Alberto Tasca d’Almerita, classe 1971, è amministratore delegato dell’azienda e rappresenta l’ottava generazione di questa famiglia siciliana del vino. Appassionato agricoltore, padre di tre figli, si divide tra i vigneti in collina e sulle piccole isole alla ricerca di espressioni territoriali sempre diverse da valorizzare e raccontare.
L’ABBIAMO SCELTO PERCHÉ
Encomiabile la filosofia aziendale di produrre vini buoni ed eleganti in modo trasparente e certificato.
Nonno Gaetano Cicco produceva da sempre il vino per la sua famiglia con le uve Syrah dalla sua parcella di poco meno di un ettaro nella contrada di San Giaime, entroterra siciliano. Non aveva intenzione di vendere i suoi vini, ma tutto cambiò nel 2006 quando suo nipote Alessio, finiti gli studi a 22 anni, ebbe l’idea di fare un’azienda vitivinicola partendo proprio dal vigneto del nonno. Per Alessio era una scommessa e non poteva sapere quale destino lo avrebbe atteso diventando imprenditore agricolo, nonostante ciò decide di accettare la sfida. Negli anni successivi, dà vita alla Tenuta San Giaime, ma solo nel 2012 propone al mercato le prime mille bottiglie. I vini di Alessio sono stati accettati con entusiasmo, attirando l’attenzione di importanti critici del settore che hanno sparso la voce.
PERSONAGGI ED INTERPRETI
Si narra che nel Medioevo i pellegrini a Santiago di Compostela transitassero dalla Sicilia per raggiungere la Via Francigena, passando dalla contrada San Giaime. La leggenda narra che tra i doni dei pellegrini, vi fosse il vitigno Syrah, che contraddistingue l’azienda. La passione per questo vitigno si trasmise così per generazioni fino a Gaetano Cicco, nonno di Alessio, e alla sua famiglia. Dopo il successo della sua prima annata (2012), Alessio decide di comprare altri 6 ettari di terra per piantare diverse varietà come il Grillo, Nerello Mascalese, Perricone e addirittura Pinot Noir piantati ad un’altezza di mille metri, per raggiungere un’elegante espressione che fa ricordare la Borgogna.
L’ABBIAMO SCELTO PERCHÉ
Per il coraggio di un giovane che ha preso l’azienda dalle mani del padre Salvatore e dello zio Franco Mastrandrea, che si occupa di viticoltura da più di 30 anni.
Era il 1882 quando, a Castellina in Chianti, nella zona oggi denominata Chianti classico, Angiolo Piccini diede vita a una piccola azienda vitivinicola di soli 7 ettari. Il forte legame tra la famiglia Piccini, il vino e il territorio portò l’azienda a espandere la propria offerta, attualmente sette distinte tenute, sparse fra Toscana, regione in cui sono presenti Fattoria di Valiano (Chianti classico), Tenuta Moraia (Maremma), Villa al Cortile (Montalcino), Geografico (Gaiole nel Chianti classico e San Gimignano), Sicilia, con l’acquisizione di tenuta Torre Mora sulle pendici dell’Etna e Basilicata con Regio Cantina, nella zona del Vulture. La diversificazione delle zone di produzione si sposa perfettamente con la filosofia dell’azienda: produrre vini capaci di trasmettere l’anima del territorio di provenienza.
PERSONAGGI ED INTERPRETI
Con la quarta generazione di una famiglia con le vigne nel dna, l’azienda è diventata punto di riferimento sia sul mercato italiano sia su quello estero; il 70% del vino di Tenute Piccini viene infatti esportato in 80 paesi nel mondo. Imprenditore molto attento alle peculiarità del proprio prodotto, Mario Piccini, attuale direttore generale, si dice soddisfatto e sottolinea l’importanza degli ultimi investimenti mirati a innalzare ulteriormente la qualità dell’offerta enologica.
L’ABBIAMO SCELTO PERCHÉ
Sotto la conduzione di Mario, Martina ed Elisa Piccini si avvale in Italia di una squadra di giovani professionisti, all’estero di partner validi per la rete di distribuzione in evoluzione.
Nel cuore della Valtellina, da quasi 160 anni, l’azienda vitivinicola ha scelto di dedicare le proprie conoscenze alla coltivazione del celebre e nobile Nebbiolo. Data la complessità del territorio, dal suo suolo ne scaturisce una lavorazione “eroica”: i vari passaggi in vigna, dalla coltivazione alla raccolta delle uve, sono interamente eseguiti a mano.
I 13 ettari di spettacolari vitigni a terrazzamento sono rivolti interamente verso sud, caratteristica che li rende esposti e riscaldati dai raggi solari per tutto l’arco della giornata. Fin dall’inizio dell’attività, l’azienda si è fatta promotrice di una crescita non influenzata da mode esterne bensì basata sul giusto tempo d’attesa, al fine di innalzare la qualità delle uve e di ogni singolo processo di produzione.
PERSONAGGI ED INTERPRETI
La quinta generazione di una famiglia di viticoltori, con Guido, Isabella ed Emanuele Pelizzatti Perego, ha saputo trasferire le caratteristiche di un terroir unico in prodotti altrettanto esclusivi. Filosofia dell’azienda è fare coesistere innovazione e sostenibilità. Il rispetto per il territorio si riflette sia negli spazi di accoglienza e degustazione, elegantemente rinnovati in occasione dei primi 150 anni di attività, sia in vigna con l’utilizzo di metodi di potatura all’avanguardia e l’installazione di una teleferica nel vigneto di Rocce Rosse, così da facilitare il trasporto dei grappoli a valle.
L’ABBIAMO SCELTO PERCHÉ
Dal 1860, la famiglia si è dedicata con passione alla coltivazione del Nebbiolo delle Alpi, un vitigno raro che ha saputo nei secoli adattarsi alla Valtellina.
Ci sono storie che si lasciano raccontare. Scorrono velocemente perché le comprendi immediatamente. Bisol è una di queste, una famiglia che dal 1542 ha radici ben piantate nel terreno. Il vitigno da cui trae origine il Prosecco Superiore Bisol è il Glera. Le colline, in questo territorio, particolarmente scoscese, sono difficili da coltivare, costringono a una lavorazione a mano e necessitano di una cura particolare. Gli appezzamenti sono frastagliati e di piccole dimensioni. Nelle parole di Gianluca Bisol, direttore generale (nella foto), si sintetizza la mission dell’azienda: “Lavoriamo con grande passione affinché Conegliano abbia lo stesso prestigio di Reims, Valdobbiadene lo stesso fascino di Epernay e il Prosecco la stessa notorietà dello Champagne”.
PERSONAGGI ED INTERPRETI
Documenti che comprovano la presenza della famiglia Bisol nelle zone di produzione del prosecco, si possono ritrovare già dal XVI secolo. Agli inizi del ’900, Eliseo Bisol aveva avviato un’attività di vendita ma fu il figlio Desiderio, negli anni ’20, ad acquistare i terreni migliori tra le colline di Valdobbiadene e Conegliano. Ideali per la coltivazione del Glera. Ieri come oggi, l’attenzione alla qualità è elevata.
L’ABBIAMO SCELTO PERCHÉ
Competenza ed esperienza si traducono in un prodotto di eccellenza, apprezzato in tutto il mondo e simbolo del migliore made in Italy.
Ci sono voluti due capponi, tre pani e sei “denari lucchesi” all’anno (come da contratto, registrato presso il notaio Bellundo) per pagare l’affitto di una vigna che farà i vini sotto il nome di Dievole (“Dio vuole”), dalla fine dell’XI secolo a oggi. Da sempre impegnata nella valorizzazione dello storico Chianti Classico, di cui custodisce la bellezza e la biodiversità vicino a Siena, l’azienda mantiene alta la reputazione di una denominazione tra le più conosciute al mondo.
In cantina si traduce nelle fermentazioni spontanee in tini di cemento grezzo, nell’uso esclusivo di lieviti autoctoni e nella maturazione del vino solo in botti grandi, come vuole un’antica tradizione, per mantenere pure le caratteristiche olfattive e gustative del Sangiovese, il vero e indiscusso interprete del terroir. Al Ristorante Novecento, che porta il nome di uno dei vini iconici dell’azienda, si eleva a esperienza quasi mistica il Chianti Classico: cucina genuina del luogo in abbinamento con i vini Dievole.
PERSONAGGI ED INTERPRETI
Direttore generale corporate di Dievole, dopo una lunga esperienza nel Gruppo Italiano Vini e il ruolo di direttore commerciale e marketing per Barone Ricasoli fino al 2016, Stefano Capurso è in perfetta sintonia con il sentire dell’azienda. Di cui condivide «un progetto che appartiene totalmente alla mia visione di sviluppo di una realtà vitivinicola importante, inserita in un terroir prestigioso come quello della Toscana. Senso di appartenenza, cura certosina per i dettagli, rispetto per l’ambiente», ha dichiarato. Dievole fa parte del gruppo Alejandro Bulgheroni Family Vineyards (ABFV) Italia, un sistema virtuoso di aziende vitivinicole nei terroir vocati di Toscana.
L’ABBIAMO SCELTO PERCHÉ
Con vista sui vigneti, Dievole ha creato anche un Country Wine Resort 5 stelle, di grande charme e ospitalità. Un progetto lifestyle che contribuisce alla valorizzazione del territorio.
All’inizio degli anni ’80, Lodovico Antinori dette il via al progetto Ornellaia, la sperimentazione di un vino stile bordolese, con l’obiettivo di conquistare l’allora emergente mercato americano. A questo si uniscono la collaborazione e le idee innovative dell’enologo russo Andrè Tchelistcheff, affiancato dal giovane Federico Staterini, tra i primi a scommettere sul territorio di Bolgheri. Ancora non si sapeva che qui sarebbe iniziato un nuovo capitolo della storia dell’enologia italiana. A occuparsi di Ornellaia, sempre grandi nomi del mondo del vino come Michelle Rolland, l’enologo volante, Andrea Giovannini e Axel Heinze, oggi ancora in azienda, sotto la guida dei marchesi de Frescobaldi, che l’hanno acquisita nel 2005.
PERSONAGGI ED INTERPRETI
Il nome Ornellaia evoca l’eccellenza enologica e interpreta l’espressione autentica della bellezza toscana. La tenuta comprende una superficie vitata di 115 ettari sulla costa toscana, a pochi passi da Bolgheri. Al vertice il Bolgheri Doc Superiore Ornellaia cui fanno corona Le Serre Nuove dell’Ornellaia, second vin, Le Volte dell’Ornellaia e per i vitigni in bianco Ornellaia Bianco e Poggio alle Gazze dell’Ornellaia. Il costante lavoro del team e le condizioni microclimatiche e geologiche ottimali hanno portato in poco più di 30 anni – il 1985 è stata la prima annata di Ornellaia – i vini della tenuta a grandi successi di pubblico e di critica.
L’ABBIAMO SCELTO PERCHÉ
Da qui escono le più grandi espressioni di Cabernet, Merlot e Petit Verdot. A rappresentare l’anniversario del primo “second vin” italiano, Le serre Nuove Ornellaia 2017.
Costruita su quattro livelli, di cui uno al di sotto del fiume Tanaro, la cantina è delimitata dalle antiche mura romane della città di Alba, nel cuore delle Langhe. L’azienda estende i suoi vigneti per circa 70 ettari tra le colline del Barolo e del Barbaresco, vantando importanti Cru. Pio Cesare è uno dei grandi pionieri di questi due grandi rossi e produce vini stilisticamente perfetti.
Il marchio, già nei primi anni del ‘900 era conosciuto in Europa, tanto da posizionarsi come riferimento del vino piemontese. Blasone proseguito sul mercato nazionale e internazionale grazie a un lavoro capillare e appassionato di una famiglia che ha saputo investire sul territorio. Attualmente i vini sono esportati in oltre 50 paesi, e rappresentano una delle cantine italiane più apprezzate da wine lover ed esperti del settore.
PERSONAGGI ED INTERPRETI
Cesare Pio, imprenditore e grande appassionato di vino, fonda ad Alba, nel 1881, una cantina che diventa subito pioniera di qualità e stile. Il figlio, Giuseppe fa conoscere i vini in Europa. Rosy, figlia di Giuseppe Pio, portano avanti l’azienda con il marito. L’ultimo dei loro figli, Pio, guida e indirizza oggi l’impresa di famiglia insieme con il cugino Augusto, il nipote Cesare, figlio della sorella Federica, e sua figlia Federica Rosy.
L’ABBIAMO SCELTO PERCHÉ
Tra i primi a credere nelle grandi potenzialità del Barolo, del Barbaresco e degli altri grandi vini delle Langhe.
Il nome rende onore alle foreste di querce che circondano la tenuta. L’azienda è stata fondata nel 1974 da Giuseppe Castiglioni, imprenditore con la passione per il vino, in particolare quello francese. Acquisisce così un’ettaro a Greve in Chianti, nel cuore del Chianti Classico e decide di produrre vini pregiati non solo dalle tipiche uve di Sangiovese, anche dai vitigni più pregiati dei suoi amatissimi Bordeaux e Borgogna.
Sotto la guida del figlio Sebastiano, quel singolo ettaro è diventato solo una piccola parte degli oltre 100 ettari di vigneti di proprietà dell’azienda, divisi fra Chianti Classico e Maremma, tutti coltivati secondo i dettami dell’agricoltura biologica e delle pratiche biodinamiche. Pioniera nella viticoltura sostenibile, da anni condotta senza l’uso di prodotti di origine animale, Querciabella è riconosciuta a livello mondiale come una delle più prestigiose cantine della Toscana, fra le prime a realizzare con successo l’idea di Super Tuscan e acclamata per alcune delle espressioni più pure e raffinate del Chianti Classico.
PERSONAGGI ED INTERPRETI
Nato a Milano nel 1966, Sebastiano Cossia Castiglioni è imprenditore, attivista, investitore e consulente di molte aziende. Il suo campo comprende non solo il vino, ma diversi settori come la gastronomia, la finanza, la tecnologia, la biologia e l’arte. Una grande passione per gli animali, Sebastiano lotta per difendere i loro diritti, trasmettendo questa filosofia a Querciabella. Presa in mano la direzione della tenuta nel 1988, l’ha convertita ad agricoltura biologica e nel 2000, ha introdotto un approccio 100% alla biodinamica.
L’ABBIAMO SCELTO PERCHÉ
Un esempio di coltivazione virtuosa, con risultati eccellenti. Da fare invidia alla Francia.
Situato su una collina sul versante di Montalcino, San Polo è una splendida tenuta biologica con 17 ettari di vigneti in una posizione invidiabile. L’esposizione a sud-ovest, un’altitudine di 450 metri sul livello del mare e i terreni poveri composti principalmente da galestro, alberese e terriccio contenenti depositi fossili creano le condizioni ideali per vini eccezionali Sangiovese, il re indiscusso di questo meraviglioso territorio.
Il 2007 segna l’inizio di una nuova era per la tenuta di San Polo con l’acquisizione da parte di Marilisa Allegrini. Dieci anni dopo, nel 2017, l’azienda, da sempre ispirata ai principi dell’ecosostenibilità, della bioarchitettura e della responsabilità sociale, ottiene la certificazione bio. Brunello di Montalcino ha costantemente ottenuto valutazioni eccezionali. L’esclusivo Brunello Vignavecchia 2015, che uscirà nel 2020, ha avuto un punteggio di 100 da James Suckling.
PERSONAGGI ED INTERPRETI
Quando pensi alle donne del vino, impossibile non citare Marilisa Allegrini, ambasciatrice del vino italiano nel mondo. Nata in una famiglia di viticoltori nel cuore della Valpolicella, ha ereditato non solo la visione del padre Giovanni, ma anche le basi di ciò che avrebbe trasformato in un impero vitivinicolo. Dalla morte del genitore nel 1983, Marilisa è divenuta l’anima dell’azienda. La sua visione è andata oltre la Valpolicella, ad altre frontiere, altri territori: nel 2001 fonda Poggio al Tesoro a Bolgheri con suo fratello Walter e nel 2007 acquisisce San Polo.
L’ABBIAMO SCELTO PERCHÉ
L’unione fa la forza. E la lungimiranza alla fine premia la qualità.
Visitare questa Tenuta significa vivere una straordinaria wine experience, unica nel suo genere. Un percorso che, partendo dal parco e dalle opere d’arte en plein air, prosegue nel vigneto, dove nasce e cresce l’uva che diverrà eccellente vino. Lungo il cammino, si viene cullati dalle sonorità delle note mozartiane diffuse lungo i filari da un sofisticato sistema di casse Bose, così come dal cinguettio dei numerosi uccelli che popolano un’autentica oasi naturale, simbolo di un ecosistema perfetto costruito con grande maestria nel corso degli anni. Attraverso una scalinata che è anch’essa un’opera d’arte, si accede ai luoghi sacri del vino: la Tinaia, la Cantina, la Bottaia. Un’esperienza sensoriale che permette ai visitatori di degustare il protagonista di questa splendida realtà: il MaraMia.
PERSONAGGI ED INTERPRETI
La storia di Tenuta Mara comincia quando Giordano Emendatori decide di concretizzare una grande passione, quella per il vino, dedicandosi alla progettazione e costruzione di una tenuta che intitola alla moglie Mara, importante sostegno in tutte le avventure della vita. Dall’acquisto del terreno, nel 2000, passano cinque anni prima di poter impiantare il vigneto: sette ettari esposti al dolce sole della Romagna. Un’area vicino al borgo collinare di San Clemente, dedicata a un grande vitigno italiano: il Sangiovese.
L’ABBIAMO SCELTO PERCHÉ
Il connubio tra avanguardia e tradizione rende quest’azienda unica nel suo genere. Grande nota di merito per l’attenzione sempre dimostrata verso l’ambiente.
Tinazzi è una famiglia legata alle vigne finanche nell’origine del nome. Infatti, nell’antica tradizione veronese, i tinazzi erano i recipienti dove si metteva a fermentare l’uva per fare il vino. Tutto iniziò alla fine degli anni ‘60 sulle rive del Lago di Garda quando Eugenio Tinazzi fondò l’azienda vitivinicola a Cavaion Veronese. Inizialmente era una realtà molto piccola, che produceva e vendeva i vini nella provincia di Verona. Gian Andrea, figlio del fondatore, segue le orme del padre e grazie al suo spirito intraprendente allarga gradualmente gli orizzonti dell’azienda sia in termini di produzione sia di mercati. Infatti, oggi la Cantina ha espanso le proprietà nelle principali aree della Valpolicella e in Puglia. Francesca e Giorgio Tinazzi, la terza generazione, affiancano il padre nella gestione di quello che è diventato una delle più importanti realtà vitivinicole della zona.
PERSONAGGI ED INTERPRETI
Gian Andrea Tinazzi aveva solo 18 anni quando decise di affiancarsi al padre nella nuova avventura nel mondo del vino, che lo ha portato a fondare l’azienda di famiglia. Mosso da uno spirito vivace, intraprendente e proattivo che lo contraddistingue, trasforma negli anni l’azienda da realtà locale all’attuale importante gruppo che si divide tra Veneto e Puglia. Oggi, i figli affiancano a loro volta il padre nella conduzione dell’azienda. Così Giorgio è nominato direttore commerciale della cantina e coordina un team di venditori e agenti, oltre a essere il volto della cantina all’estero. Mentre Francesca si occupa di pianificazione e controllo di gestione.
L’ABBIAMO SCELTO PERCHÉ
Un buon esempio di crescita non solo degli ettari vocati, da Nord a Sud. Una professionalità che da il meglio nei vini sia pugliesi sia veneti.