In un mondo dove tutto sembra complicarsi, la sua sfida più grande è continuare sulla strada della semplicità
Classe 1930. Fondatore della innovativa interpretazione della cucina italiana. Il Maestro più conosciuto al mondo. Signore e signori, Gualtiero Marchesi. Profondamente radicato nella sua Milano, primo chef italiano che ha “preso lezioni” nella grande Francia, nell’intervista rilasciata a So Wine So Food, grande è stato lo stupore che in noi ha destato. Partiamo subito da un tema tanto caro, ovvero, l’etica in cucina e, in questo senso, gli chiediamo quale deve essere il ruolo dello Chef. Come un’effige, la sua risposta arriva quasi tangibile: “Nella parola estetica è già contenuta l’etica. Il bello e il buono non sono separabili”. Marchesi ci racconta di come i concetti del bello e del buono non prescindano l’uno dall’altro, ma insieme costituiscono continua ricerca che si manifesta nel restare sempre curiosi, nel porsi continuamente domande; una ricerca che deve coinvolgere il proprio staff ed elargirsi anche in un rapporto di stima e fiducia.
“Etica è non evitare le domande è rimanere curioso”
– Gualtiero Marchesi –
Una ricerca che non significa strafare né soccombere al fascino della forzata creatività. E’ un percorso che riporta a se stessi, che conferma la propria natura e la propria indole e anche per questo “ogni cuoco deve tenere sempre a mente in quale microclima si trova a vivere e lavorare”. Ecco che emerge un concetto che, a bene guardare è un intero mondo: essenzialità. E’ su questa via che traccia, il mentore, la sua sfida quotidiana. E’ attraverso questa via che, provando e riprovando raggiunge l’equilibrio perfetto nelle sue creazioni. Creazioni che nascono dalla conquista e dalla ricerca della bellezza che può trovarsi, per il Maestro, in ogni dove, in ogni dove purché ci arrivi prima il cuore, aggiungiamo. Poi gli chiediamo qual è oggi, ancora oggi, la mission che affida alla sua cucina: “Purezza e semplicità”, ci risponde e ci racconta di quanto sia importante per gli chef emozionarsi più spesso, magari frequentando i mercati, i suoi colori, i suoi profumi. Forse così, ci spiega, si eviterebbe di complicare i piatti, si eviterebbe l’artificiosità e come una musica, la sua amata musica, si arriverebbe davvero in alto.