La prima azienda ad imbottigliare un prodotto “Villamagna DOC”. Il vino come passione di famiglia e valorizzazione del territorio
A Villamagna, in provincia di Chieti, c’è Cascina del Colle, azienda che si estende su ettari di terreno interamente coltivati a regime biologico dal 1997. Una famiglia da sempre nel vino che ha curato i suoi terreni con passione … una passione che poi è diventata anche lavoro. Il vino vissuto dunque come una tradizione, ma una tradizione che Alessio D’Onofrio, Addetto alle Pubbliche Relazioni di Cascina del Colle, ama definire un’innovazione riuscita bene: per lui nel momento in cui infatti si investe in una sperimentazione, che porta poi riscontro dopo anni, questa si trasforma in tradizione del luogo, cioè se si innova un prodotto e poi questo regala un buon risultato automaticamente si va a caratterizzare fortemente il territorio. La valorizzazione del territorio stesso però non si deve fermare soltanto alla produzione del vino, bensì estendersi a quelle che sono le tradizioni culturali, storiche e culinarie dei luoghi di cui quel vino è prodotto.
Da tre o quattro anni Villamagna ha avuto il riconoscimento di territorio DOC, “Villamagna DOC”: Cascina del Colle è stata la prima ad imbottigliare un prodotto “Villamagna DOC” e quindi ancora oggi si lega con un filo diretto al territorio. Il vino viene prodotto soltanto in ettari estesi sul territorio di Villamagna (a parte qualcosa nei comuni limitrofi di Bucchianico e Vacri). Questo permette non solo di avvicinare persone alla cantina o al vino, ma anche di imparare a conoscere i luoghi, venire quindi a visitare il centro storico, assaggiare magari le specialità tipiche. Fattori fondamentali in quest’opera di riscoperta sono la cordialità delle persone, il cibo, l’arte, la cultura, la storia e il vino che per antonomasia fa sedere attorno ad un tavolo in relax.
“Il vino esalta il pensiero di tutti”
– Alessio D’Onofrio –
Il vino deve essere passione per Alessio D’Onofrio, una passione tramandata dalla sua famiglia negli anni. È dunque per lui la bevanda più affascinante perché non si ferma mai, da quando si fa il raccolto a quando si beve l’ultimo sorso nel bicchiere, è in continua evoluzione, cambia totalmente. Il credo aziendale è la serietà, dare sempre un servizio soddisfacente al cliente, ma anche una soluzione al ai problemi qualora sorgessero comunicando alle persone cioè la sensazione di fare il lavoro con la giusta passione. Un apprezzamento da parte del cliente fa sempre piacere, ma qui la filosofia è accettare anche una sua critica che possa poi servire per generare una reazione costruttiva nel modo di operare e poter soddisfare in pieno i desideri di chi compra i vini di Cascina del Colle. L’idea quando si produce un vino è che alla fine piaccia
. Come sempre si dice il primo impatto alla vista di una bottiglia è quello con l’etichetta: ha un’anima ed una storia. Si riportano queste emozioni al grafico e lui cerca di estrapolare questa idealizzazione del pensiero che si vuole esprimere. Per raggiungere lo scopo si mette la stessa attenzione che si dà a trasformare il prodotto in materia prima. Il suo concepimento viene fatto studiando proprio perché i primi a farsi domande sui nomi ed altro sono proprio quelli che lavorano alla produzione a Cascina del Colle. Tra l’altro si mette anche sulla retro etichetta la spiegazione sul nome dei vini. C’è un dunque preciso filone seguito dall’azienda di Villamagna: i nomi dei vini derivano da storia personali ed esperienze vissute. Sia sul web che sulle brochure c’è infatti una voce “Perché?” che va a spiegare le ragioni della scelta dei nomi. I vini più rappresentativi sono il “Mammut Montepulciano d’Abruzzo DOC” e il “Negus Montepulciano D’Abruzzo DOC”. Nel ’76 si iniziò a costruire l’abitazione che oggi è attaccata all’azienda e in quella occasione fu ritrovata una zanna di Mammut.
Il reperto fu poi portato in un museo paleontologico a Napoli, è un qualcosa che è accaduto, fa parte della storia personale . Il “Mammut” è un Montepulciano d’Abruzzo molto strutturato e possente ed ecco dunque il collegamento al termine mammut che fa pensare a qualcosa di grosso ed importante. “Negus” è invece il soprannome del bisnonno di Alessio D’Onofrio , il nonno di suo padre. Lui fece la guerra in Africa e Negus era l’imperatore che comandava in Etiopia: in paese si danno sempre i soprannomi e lui in dialetto fu detto “Lu Negus” proprio perché aveva fatto la guerra in Africa ed era tornato ed inoltre il Negus è un imperatore, figura ligia, molto austera e con il polso fermo e lui in casa era così, in una famiglia patriarcale, il classico capofamiglia che faceva rispettare le regole. Qualche anno fu presentato il vino La Passerina che è fresco dinamico e accattivante: siccome un collaboratore aziendale era stato in Brasile in una discoteca che si chiamava “Kukukaya” fu messo nome al vino perché si ispirava alla freschezza del Brasile stesso dove si balla e ci si diverte, dunque abbiamo creato un’etichetta molto allegorica. Lo scopo principe è in ogni caso estrapolare dall’idea di partenza un’immagine che sia la più rappresentativa possibile. Ogni singola bottiglia, prima di lasciare la cantina, viene numerata a mano sul fondo ed accompagnata da un certificato di possesso sul collo: ecco dunque la “Sezione Numerate a Mano”. Mettersi con pazienza a tenere fra le mani ogni bottiglia e numerarla sul fondo: lo si fa per le quattro riserve principali dell’azienda (“Negus”, “Mammut”, Aimè Pecorino Doc”, “Cuvee 71 Rosato”).
Lo si fa anche per una questione di tracciabilità, cioè in questa maniera si può risalire a chi è stat venduta una bottiglia. C’è poi la “Sezione Vini Cascina”, quelli cioè imbottigliati esclusivamente a lotto unico. Se si producono 3000 bottiglie di un vino di una certa annata sono quelle le bottiglie, non viene cioè fatta un’imbottigliatura supplementare. È questa una sezione che non ha tutte le sfaccettature di packaging che ha invece quella delle numerate a mano.
Cascina del Colle esporta circa un 30-35% all’estero (220000-230000 bottiglie all’anno). Questi importanti numeri sono stati raggiunti grazie ad una politica ben precisa a riguardo: non si è andati fuori per provare a vendere la quantità, ma per scegliere partner che potessero dare continuità di lavoro. La considerazione del Made in italy è ormai molto forte all’estero, in particolare il vino abruzzese è molto stimato, ma questo ancora non basta perché si vuole mirare a far conoscere anche i territori di provenienza e a farli rimanere ben impressi valorizzando il loro patrimonio storico – culturale. In questo Cascina del Colle ha già raggiunto buoni risultati creando quindi un buon indotto turistico: clienti sono venuti dall’estero, oltre che per comprare i vini, anche a fare vacanze a Villamagna.
Cascina del Colle è biologica, come detto, già dal 1997: ha sempre creduto nel rispetto dell’ambiente. Il fatto di poter agire in maniera il più possibile dinamica e corretta nei confronti della natura e del cliente deve essere un dovere anche perché loro stessi come produttori per primi bevono il loro vino, vivono con i prodotti, respirano l’aria che andrebbero invece eventualmente a contaminare. Per ampliare ulteriormente il mercato all’orizzonte l’uscita della prima bollicina targata Cascina del Colle e denominata semplicemente “Falanghina Brut” dal nome delle uve e dal tipo di spumante. Essendo il primo vitigno non autoctono prodotto dall’azienda, il “primo straniero”, si è preferito non dare un nome specifico come nel caso dei vini.
È questa la nuova sfida che si spera un domani possa diventare una tradizione perché vorrebbe dire aver innovato ed essersi ritagliati una fetta di mercato anche nel mondo delle bollicine.