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Melting pot alimentare in Africa: situato in una posizione geografica strategica, tra le piramidi e il Nilo una cucina sana e gustosa

Una storia millenaria alle spalle, dinastie potentissime, opere architettoniche che ancora oggi ci lasciano a bocca aperta e un mare dalla bellezza infinita. E’ questo il biglietto da visita con cui l’Egitto si presenta al mondo e ai numerosi turisti che stanno ripopolando hotel e resorts dopo la disastrosa crisi degli anni passati.

Scendendo dall’aereo si viene immediatamente colpiti da due importanti fattori: il Khamsin, vento caldo dal profumo medio orientale che catapulta i nuovi turisti in una sognante atmosfera da Mille e una Notte; il secondo è il calore e l’affetto degli egiziani, popolo accogliente e col sorriso sempre stampato sulle labbra.

Mano a mano che l’emozione per la vista di paesaggi e tramonti da favola si trasforma in appagante routine, nella mente del turista (soprattutto se di nazionalità italiana) cresce un dubbio che, con il passare delle ore, si tramuta in vera e propria ossessione: “Cosa si mangia in Egitto?”.

Per rispondere a questa domanda è necessaria una piccola precisazione: l’Egitto gode di una posizione geografica molto particolare. Il Paese, infatti, pur facendo parte del continente africano può vantare una stretta vicinanza al Medio Oriente e all’Europa (l’intera costa settentrionale egiziana è bagnata dal Mar Mediterraneo); questa collocazione strategica ha permesso, durante i secoli, un enorme melting pot in campo alimentare.

Sulle tavole egiziane, addobbate da preziose tovaglie di finissimo cotone autoctono, non mancano mai verdure come il pomodoro, la cipolla, il peperone e soprattutto la melanzana che, declinata in varie preparazioni, quali il baba ghannouj o al forno servita con una pioggia di coriandolo fresco, risulta essere la vera regina dei tipici antipasti egiziani, chiamati, proprio come in Grecia o a Cipro, meze. Altra preparazione a base di melanzana è la Moussakà, presente non solo in Grecia ma anche in Egitto e in Medio-Oriente.

Per quanto riguarda la carne, in Egitto risulta essere molto utilizzata quella di pollo, manzo, agnello e montone soprattutto per la preparazione di spiedini, ma anche ovviamente del celebre kebab e dei curiosi kofka, polpettine speziate e cotte alla brace, cugine dei balcanici Cevapcici.

Fondamentale è l’apporto che i legumi danno a una dieta povera di grassi ma ricca di sapore e spezie come quella egiziana; alcuni fra i piatti cardine della Terra dei Faraoni ne vedono infatti l’utilizzo, è il caso dell’Hummus, una pasta di ceci e semi di sesamo servita come antipasto, delKushari, piatto di aggregazione che prevede l’utilizzo di pasta, ceci, riso, lenticchie e salsa di pomodoro ed infine del Ful Medames, piatto dalle origini antichissime con alla base fave secche.

Presenti anche piatti, poco elaborati, a base di pesce, proveniente dal Mar Mediterraneo e dal Lago Nasser. Molto utilizzata la seppia, così come i gamberi, il persico e la cernia.

Generose è anche l’utilizzo della pasta fillo, sia per piatti salati come il Gollash, torta a strati farcita con macinato di carne, molto simile al celebre Burekbalcanico, sia per preparazioni dolci. Ad esempio il Baklava è un gustosissimo dessert di origine turca a base di sciroppo di zucchero, frutta secca e acqua di rose.

Come accompagnamento alle varie pietanze salate non mancano mai riso bollito e, soprattutto, pane: quest’ultimo risulta leggero, delicato e con una punta di dolcezza che solletica il palato dopo il primo morso.

Per concludere il pasto, un buon piatto di frutta, composto da melone, datteri, arance e soprattutto guava, un piccolo frutto dall’aspetto simile a una pera ma dall’inconfondibile sapore tropicale.

Per il beverage “Made in Egypt” da segnalare la costante crescita del settore vinicolo, in ascesa nonostante le evidenti difficoltà climatiche, e l’immancabile presenza in bar e locali della birra “Stella”: chiara, leggera, dal sapore molto delicato. Le bevande alcoliche risultano, però, consumate soprattutto dai turisti; tra i locali spopolano, invece tè e tisane, tra queste il più conosciuto è il Karkadè, un infuso di fiori di Ibisco dal colore rosso vivo, estremamente dissetante, consumato sia caldo che freddo.

foto by Lorenzo Braschi



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