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Oggi simbolo di cuvée emblematiche, Domaines Paul Mas conta 17 proprietà tra Château e Domaines e una produzione di oltre 22 milioni di bottiglie all’anno, distribuite in 80 paesi del mondo

L’arrivo a Montpellier, città fondata nell’XI secolo, nota anche per la sua università dove Petrarca iniziò gli studi, ti proietta subito in uno degli areali vitivinicoli francesi meno blasonati, ma certamente molto autentici. Un territorio vasto situato nel sud della Francia nel cuore geografico del Mediteranneo conosciuto come Languedoc.

Area che con i suoi 245.000 ettari di vigneti si caratterizza per i grandi numeri, rappresentando la regione vitivinicola più vasta al mondo con la capacità di conciliare la produzione elevata con l’altissima qualità. In questo contesto così favorevole per la vite, presente sul territorio da oltre 2000 anni, le tradizioni vinicole sono solide e perfettamente inserite in una tradizione culturale legata a tutto tondo alla produzione di vino.

Un contesto idilliaco dove s’inserisce il lavoro di Domaines Paul Mas, lusso rurale che con oltre 900 ettari di vigna e almeno 50 differenti varietà autoctone e non, nonché una diversità incredibile di suoli e microclimi, ha scelto di sposare la natura accompagnandola verso uno sviluppo che possa dare vita a grandi vini con un eccellente rapporto qualità prezzo. La cronistoria di questi Domaines segue un percorso piuttosto classico.

Il lascito di un appezzamento familiare di 35 ettari vitati ha dato il via a uno sviluppo molto dinamico confluito nel 2002 in una serie di importanti acquisizioni. L’approccio fresco, curioso, estremamente qualificato di Jean Claude Mas ha reinventato le tradizioni vinicole segnando nel 2020 un nuovo capitolo.

Fu Auguste Mas, bisnonno di Jean Claude Mas, ad acquisire i primi 9 ettari di vigne a Mas de Bicq, vicino a St Pons de Mauchiens. Nel 1934 Raymond Mas ampliò il vigneto con ulteriori 15 ettari a Domaine Montredon, Montagnac. Nel 1954 Paul Mas lo estese fino a 120 ettari, lasciando in eredità a Jean Claude nel 1987 ben 35 ettari di vigneto.

Tredici anni dopo a Château Paul Mas, Pézenas, si realizzerà il sogno del Domaines Paul Mas con l’acquisizione tutto intorno di piccole particelle di vigneto che oggi producono cuvée emblematiche. Paul Mas oggi conta 17 proprietà tra Château e Domaines e una produzione di oltre 22 milioni di bottiglie all’anno, distribuite in 80 paesi del mondo.

Numeri impressionanti danno lustro alla nuova pagina scritta da Jean Claude Mas, che in vent’anni di assiduo lavoro da uomo di marketing è diventato uno straordinario produttore di vino, riferimento imprescindibile per la Languedoc. Presente e partecipe nello scegliere sia le pratiche di coltivazione con l’approccio biologico e biodinamico che con le innovazioni nella vinificazione per arrivare agli obiettivi finali che aveva in mente, abbracciando la sfida di far emergere in ogni etichetta la sua personale espressione: il terroir nel binomio vino e territorio.

Una sfida che parla il linguaggio di vini capaci di coerenza e semplicità come nel Domaine de La Ferrandière: rese, qualità, gratificazione. Cento ettari nella regione di Aigue Vives e 18 uve differenti che affondano le radici su uno strato argilloso e un substrato di sale. Oppure i grandi terroir che sviluppano il concetto tutto francese di cru, minor produzione e l’altissima qualità.

Come a Château Martinolles, Limoux, l’unico Domaine Vigneron Indépendent, manifesto di un lavoro unico e incomparabile dove Jean Claude si è ritagliato il giusto ruolo nella spumantizzazione, competenza che lui stesso ha scelto di sviluppare in questi due decenni acquisendo una buona pratica nel méthode traditionelle.

Clos Astelia, Mas de Tannes, Domaine Silène Des Peyrals, Château de Crès Ricards (Terrasses du Larzac) 42 ettari in conversione biologica per Syrah, Grenache Noir, Mourvedre, Carignan su suoli di galets roulés, il cru della perfezione dove lo stile si chiama eleganza e l’espressività del sorso diventa proverbiale dimostrazione di come il rapporto intenso tra uomo e natura introduca una dimensione culturale e territoriale che vuole uve sane, perfettamente mature per vini intensi, profondi, freschi, armoniosi, con un grande potenziale d’invecchiamento. “La natura è un mondo perfetto” – sostiene Jean Claude – che definisce la terra ‘di una generosità senza limiti’. “È necessario comprenderne il divenire per indirizzare il lavoro nel modo più appropriato”.

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