Sarah Cicolini incontra Alba Esteve Ruiz e Miriam Lee Masciarelli. Modera la serata Eleonora Cozzella con la sua sensibilità
Metti una cena da Santo Palato: due cuoche, una vignaiola oste e una narratrice. Al grido di Le donne mordono, questo quartetto in rosa ha portato grazia e spessore nella Trattoria romana che celebra il quinto quarto avvicinando Spagna e Abruzzo a tavola. Nell’ordine abbiamo, la padrona di casa Sarah Cicolini, una cuciniera abruzzese, pentita vegetariana e mancato medico, che da Santo Palato reinterpreta la tradizione giudaico-romanesca; Alba Esteve Ruiz, chef spagnola ormai naturalizzata italiana, in attesa di trovare il suo nuovo locale, sempre qui nella capitale, insieme allo storico compagno Michel, fedele maitre e sommelier; Miriam Lee Masciarelli, giovanissima brand manager dell’omonima azienda di famiglia, dal carattere deciso e frizzante, cresciuta a vino e responsabilità “con la valigia sempre in mano”. Oltre alla passione per il buon cibo e per il buon vino Sarah, Alba e Miriam in comune hanno il fatto di essere Donne, di essere curiosamente tutte e tre legate alla Terra dei Pastori messa in poesia da D’Annunzio, l’Abruzzo, e di essere, soprattutto, amiche. A fare da filo conduttore della serata Eleonora Cozzella, giornalista e critica enogastronomica che afferma di fare il lavoro più bello della vita, “io assaggio, voi fate il secondo, cucinate”, indicando Sarah ed Alba.
Le donne mordono è il claim scelto da Santo Palato per esaltare il talento femminile, perché come scriveva Anthelme Brillat-Savarin “le donne sono buongustaie” e, prosegue, “il buon gusto favorisce la bellezza”. L’evento da quote rosa, incentrato sulla cucina di genere, è al suo secondo incontro e vuole diventare un appuntamento mensile. In un mondo, come quello enogastronomico, prevalentemente appannaggio maschile, di fatto, sulla carta stampata si contano best seller di ricette confezionati dalle donne. Uno scambio culturale al femminile da prendere a morsi: Sarah e Alba si sono esibite in un menu costruito sulla tradizione abruzzese e sulla memoria italo-iberica. A uscire per primi due sostanziosi antipasti della chef spagnola: mollete con calamares e coca con aspencat, un trionfo di carboidrati da tipico street food servito al piatto. Il primo è un pane azzimo ripieno con calamari fritti e maionese aioli, mentre il secondo viene composto su un simil panino all’olio, dall’impasto molto soffice, su cui viene adagiata una base di peperoni, melanzane e cipolle, sopra ancora del baccalà, delle scaglie di bottarga e le alici. In anteprima Sarah ha “sgrassato”, come lei stessa ironicamente dice, con una terrina di maiale e cruditè che finirà presto in carta. Con questo piatto si gioca con le consistenze e i colori: orecchie, musetto e una parte di guancia, prima freddate, tagliate e arrostite, che dentro il collagene si scioglieranno, e accanto un’insalata cruda di ortaggi con rape rosse, finocchi e gli ultimi broccoli di stagione. Tra i primi piatti Arroz Caldoso, un chiaro richiamo alla paella: come da tradizione viene servito a minestra ed eccezionalmente accompagnato, in parte, con uno spicchio di limone, vezzo di Alba. Seguono gli gnocchi di patate e ragù d’anatra terminati in uscita con una grattuggiata di pecorino che Sarah ci tiene a ricordare proviene dai pastori marchigiani dell’azienda Cau & Spada. Unico secondo gli straccetti di pecora, carciofi crudi e mele, un contorno a metà tra inverno e primavera, insieme al coscio dell’ovino, cotto tutta la notte in forno, impellicolato con le spezie e, infine, tagliato in maniera irregolare. A concludere il percorso un dolce non dolce: pane di segale, miele, crema di latte, pere e cioccolato.
A descrivere il territorio dell’Abruzzo, Miriam Lee Masciarelli che ha incarnato lo spirito dell’azienda di famiglia di cui segue brillantemente gli affari. Una storia lunga trent’anni che parte dal piccolo paesino di San Martino alla Merruccina, ai piedi della Maiella Madre: Masciarelli Tenute Agricole nel corso del tempo è diventata una delle più importanti case di vino della regione. Sicuramente influenzata dal carisma della madre Marina Cvetic, che ha anche prodotto una linea di vini tutta sua, Miriam si divide tra l’Italia e il resto del mondo dove commercia le etichette. In degustazione da Santo Palato ha portato quattro vini di cui il primo è stato il Pecorino Castello di Semivicoli 2018, vino di punta della gamma dedicata all’omonimo Castello in provincia di Chieti. Questo è il prodotto che sostiene le attività in favore dei minori in condizioni di disagio attraverso la personalizzazione delle etichette, disegnate dai bambini, e la successiva vendita. Tra le novità degli ultimi anni, anche il Syrah Marina Cvetic 2015, una piccola ma preziosa produzione che proviene da un unico vigneto impiantato nel 2010 a Loreto Aprutino. Poi, tanta complessità e struttura con l’unico vino rosso che può essere servito freddo, ovvero il Cerasuolo Villa Gemma 2018. Infine, la sorpresa: una delle rarissime 60 Magnum Montepulciano d’Abruzzo Riserva Villa Gemma 2012, “il primo vino di cui ho avuto responsabilità”, dichiara Miriam, bottiglia con cui ha omaggiato Le donne mordono nel segno del profondo legame che corre tra lei, Sarah e Alba.