Il mio pensiero sul design culinario: non una moda passeggera ma vero e proprio caposaldo della ristorazione moderna
Fino a pochi mesi fa lo sbocco principale della mia sconfinata passione per la cucina erano le cene con gli amici. Queste serate in compagnia sono state sicuramente i primi “esami” della mia maturità culinaria; mai nulla veniva lasciato al caso, già alcuni giorni prima dell’evento pensavo al menu, studiavo abbinamenti curiosi che potessero stupire e lasciare a bocca aperta i miei “commensali”: un crudo di scampi, una maionese allo yuzu, già la mia mente era proiettata a una cucina pronta a sorprendere.
Negli ultimi anni, insieme al gusto culinario ho decisamente affinato anche quello estetico; non basta più che un piatto sia “buono”. Per soddisfare totalmente il commensale la ricetta deve essere golosa al gusto e all’aspetto: anche l’occhio vuole sempre la sua parte.
La portata deve emanare vibrazioni positive, deve essere in grado di toccare tutte le corde del nostro appagamento, accarezzare il palato, stuzzicare l’olfatto e affascinare alla vista.
In un contesto, come quello attuale, dove il food è sempre più prepotentemente riconosciuto come una vera e propria forma d’arte, ecco che anche le ricette devono soddisfare alcuni canoni di design per essere apprezzate appieno, nella propria totalità: di fondamentale importanza sono il colore e la forma del piatto volti a determinare l’impiattamento finale, a facilitare la degustazione al commensale e ad esaltare i colori della pietanza. Nella mia modestissima idea di cucina, basata sui contrasti, il pigmento del piatto farà sempre da contraltare al colore del cibo, andando a creare un “contrasto armonico”, una complementarietà assoluta alla vista.
La forza del design nella cucina si manifesta anche nel nostro inconscio, una eccellente creazione culinaria se non supportata da un piatto, da un impiattamento e da un contesto adeguato rischia di non far breccia nel cuore del commensale, rischia di essere una voce non totalmente udita e compresa dall’avventore.
Un consiglio finale che mi sento di darvi: rispettatevi e rispettate i vostri piatti, sia che siate chef, cuochi o semplici amanti della cucina. Fate in modo che ogni vostra creazione, anche la più semplice, possa colpire il cliente, un particolare nell’impiattamento, un piatto da portata adeguato. In cucina è meglio non lasciare nulla al caso.