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Valorizzare la terra dell’Etna e promuovere il territorio, questo il calice di Cottanera

Nelle ardenti braci dell’Etna sorge Cottanera, una azienda la cui origine risale agli anni ’90, Storicamente, è stata di proprietà della famiglia Cambria, risalendo al periodo degli anni ’60. Attualmente, l’azienda si estende nei dintorni di Castiglione di Sicilia e gestisce un vigneto esteso su una superficie di 110 ettari, situato ad un’altitudine di 800 metri sul livello del mare.

La filosofia di Cottanera è radicata nella valorizzazione della terra vulcanica e nella promozione del concetto di lavoro di squadra. Questi principi sono dimostrati e consolidati dalla passione e cura delle vigne.

L’obiettivo centrale di Cottanera è tradurre la vocazione territoriale in vino, evidenziando le peculiari differenze offerte da ciascuna contrada nelle uve prodotte. Ciò si riflette nell’applicazione di metodi artigianali che sfruttano le potenzialità di un ambiente unico, senza apportare modifiche eccessive alla sua natura originale. 

La missione di Cottanera, nobile e profonda, è far risuonare la voce del territorio, nel vino. Questa missione è incanalata attraverso il rispetto e la valorizzazione della terra e del territorio, culminando in un processo di produzione vinicola che riflette l’essenza autentica della regione vulcanica dell’Etna.

Valorizzando ogni dettaglio, ogni sfumatura, ogni dono, Cottanera coltiva la bellezza senza stravolgerla, come un antico canto. Così, con mani pazienti e cuore appassionato, Cottanera continua a consacrare il destino di una terra e del suo vino. Nel calice, nella storia, nelle radici profonde, è un inno all’Etna, alla Sicilia, in un miracolo che rinasce e dà certezza. 

Il risultato di questo processo è una selezione di vini caratterizzati da una profonda determinazione, equilibrio e piacevolezza. Tra questi si annoverano: l’Etna Bianco, il Barbazzale Bianco e l’Etna Bianco Contrada Calderara; il Barbazzale Rosso, l’Etna Rosso Contrada Diciassettesalme, l’Etna Rosso Contrada Feudo di Mezzo, l’Etna Rosso Riserva Contrada Zottorinoto, il Sole di Sesta e L’Ardenza; inoltre, vengono prodotti l’Etna Doc e l’Etna Doc Spumante Brut.

In una degustazione estiva, abbiamo incontrato Fabrizio Fiorino, enologo di Cottanera. E quella che segue è l’intervista che ci ha rilasciato.

Come sarà l’annata 2023?

Nonostante le avversità che ci sono state, grazie all’accurato lavoro in vigna ad oggi stiamo portando avanti la produzione in perfetto stato sanitario, mantenendo i quantitativi per ettaro nella media delle   produzioni aziendali annuali. Rispetto allo scorso anno  la vendemmia inizierà con almeno dieci giorni di ritardo. La stagione invernale è stata particolarmente fredda; e  sino  alla prima metà del mese di giugno le temperature si sono mantenute ben al di sotto delle medie stagionali.  Ciò ha comportato un ritardo nello germogliamento e nella fioritura delle viti. L’estate abbondantemente piovosa e relativamente calda non ha consentito di recuperare il ritardo precedentemente accumulato.

I primi campionamenti sulle uve evidenziano un buon livello  di acidità sulle basi spumanti di nerello mascalese; i bianchi  da carricante sembrano seguire lo stesso andamento mantenendo la loro freschezza e inalterato il quadro aromatico. Con riguardo alle uve a bacca rossa è certamente presto pensare di fare delle previsioni essendo, come noto, il nerello mascalese, un vitigno tardivo che raggiunge la sua piena maturazione a partire dalla prima metà del mese di ottobre.

Immagino comunque che, qualora il clima si manterrà mite sino alla raccolta, i rossi prodotti da quest’annata saranno certamente profondi e ben equilibrati. Come ripeto ogni anno ai miei collaboratori, ogni vendemmia va vissuta ed interpretata  fino all’ultimo giorno di raccolta.

Qual è il tuo approccio al territorio?

Parlare di Etna significa parlare di assoluta biodiversità, ogni microambiente, ogni piccolo fazzoletto di terra è diverso dell’altro per la molteplicità di fattori ambientali, naturali ed umani che lo caratterizzano. La cura del territorio è assoluta e quasi maniacale. È questo che mi ha fatto innamorare del vulcano,“a muntagna” bisogna viverla per conoscerla ed apprezzarla fino in fondo.

Cosa significa per te far parte di Cottanera?

Ormai son passati più di dieci anni dal mio arrivo in azienda, quando da Marsala mi sono trasferito sull’ Etna. Lo staff tutto mi ha accolto come in una famiglia; non posso che dire di sentirmi  a casa.  E’ per questo il lavoro lo vivo come una grande passione in perfetta sintonia con l’ambiente.

Tradizionalista o avanguardista?

Una non esclude l’altra, il mio motto è innovazione nel rispetto della tradizione.

Qual è il vitigno che più ti mette a dura prova?

Il Nerello Mascalese sicuramente; più che a dura prova, però, direi che mi da tanta possibilità di studio  vista la sua grande versatilità: complesso ed unico  come base spumante, fresco e piacevole come vino rosato, elegante, profondo e di grande longevità come rosso.

Quale vino invece sei felice di aver “ creato”?

Sicuramente ciò che maggiormente mi rende orgoglioso è di aver partecipato alla zonazione aziendale ed aver contribuito nella scelta di Cottanera di parcellizzare le vinificazioni proveniente da ogni singola contrada, anche da diversi appezzamenti della stessa contrada, al fine di esaltare le differenze e le peculiarità che ogni angolo di questo territorio trasmette alle vigne.

Cosa bolle in…botte?

Sono tante le novità nel “cantiere  Cottanera” che presto verranno presentate al pubblico dei nostri consumatori ed estimatori. In cantina, che affinano, infatti, abbiamo già dei nuovi “cru” aziendali ottenute da un’accurata selezione di piccole parcelle di vigna scelte nelle nostre cinque contrade.

Quando si passerà alla Docg?

Il mio auspicio è che la denominazione Etna possa presto divenire Docg, tuttavia il percorso è ancora lungo e certamente dovrà iniziare dalla volontà della gran parte dei soci/produttori del consorzio di tutela dei vini Etna Doc.

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