Nel quartiere Pietralata, Mirko Benini ha sfruttato i locali di una vecchia carrozzeria per creare uno dei posti più alla moda della Capitale. Attraversare il mondo, sorseggiando il drink che preferiamo, ora si può…
In uno scritto Buddista di Nichiren Daishonin del 1200, si legge: ”Il viaggio da Kamakura a Kyoto dura dodici giorni. Se ti fermi all’undicesimo come potrai ammirare la luna sulla capitale?”. Flashback. Siamo a Roma e in un sabato piovoso abbiamo appuntamento in zona Pietralata, quartiere nella zona Est, con Mirko Benini titolare del Coropuna. Dopo essere stati accolti dallo staff, attendiamo il nostro ospite curiosando con gli occhi ogni dettaglio del posto. Siamo all’interno di una ex carrozzeria (ci racconterà Mirko più tardi) e a fare da contrasto alle pareti di cemento ci sono piante tropicali e lampadari di lusso.
La cucina è poco dopo l’entrata e il locale è ben diviso in tre aree dove, pensate, la prima, quella esterna, è condivisa “a tempo” con un’altra attività, carrozzeria anche questa. Mirko arriva e dopo le presentazioni di rito siamo seduti ad uno dei tavoli a chiacchierare. Ascoltiamo con piacere una storia. Di storie simili vorremmo sentirne di più, specie in questo momento storico e in un paese, dove si parla spesso di sostenere i giovani ma poi nei fatti accade poco o niente.
Il racconto è quello di un trentaquattrenne che assorbe, impara e mette in pratica. Ci spiega tutto lo stesso Mirko: “Questo progetto nasce da un’intuizione: il futuro sarebbe passato dalla contaminazione”. Al Coropuna, dunque, nome preso in prestito dall’imponente catena montuosa del Perù, si sperimenta. Le sue radici, infatti, secernano un DNA fatto di fusion tra la cucina Giapponese e quella Peruviana. “Questi sapori nella loro semplicità, sono culture che si incontrano” continua Mirko.
Ecco quindi che troviamo: le Ceviche, piatto nazionale peruviano di pesce abbinato ad un gin&tonic; oppure i Tiradito, sempre peruviani, a base di pesce crudo che riflettono il mix di pietanze che si trovarono a fare i primi immigrati giapponesi in Perù, da abbinare con il Velenoso, un cocktail con tequila, metzcal, lime, sciroppo di the verde e soda; per poi magari passare al Croccante, un Rolls, fatto con un fritto di harunaki ripieno di salmone, philadelphia e salsa teriyaki da abbinare ad un tiki drinks. Ci piace segnalare ancora drink fusion come il Wu Tang con sake, succo di lime, mandarino e menta o il Trujillo sling con pisco, succo di banana, cointreau e tra e altre liquore alle more. Insomma, lo spazio per sperimentare non manca con sapori e gusti di due paesi lontani ma che oggi si abbracciano strizzandosi l’occhio. Sì, bisogna andare fino in fondo quando si intraprende una strada di questo tipo, altrimenti “Come ammiriamo la luna sulla capitale?”