Moët & Chandon presenta Grand Vintage 2015, “uno champagne di contemplazione -come afferma Benoît Gouez chef de cave- e segna l’inizio di un nuovo giorno”.
Quello del 2015 è il racconto di una luce intensa e di caldo estivo. È stato, per molti versi, un anno di “risveglio” e di maggiore consapevolezza del clima più caldo e del suo impatto sulla regione della Champagne.
La vendemmia, durata 21 giorni, è iniziata il 7 settembre in piena luce e con un clima perfetto, nonostante l’eterogenea progressione della maturazione delle uve, dovuta allo stress idrico (una siccità senza precedenti, da marzo ad agosto, ha minacciato la quantità di azoto presente negli acini, soprattutto di Chardonnay). A pochi giorni dall’inizio della vendemmia, forti acquazzoni si sono abbattuti sui vigneti: tuttavia, le uve erano sane e ben mature, irradiavano brillantezza, con buona concentrazione e aromi sorprendenti. Quelle a buccia rossa erano eccezionali: il Meunier era splendido e il Pinot Noir ha rivelato una maturità sorprendente, con un naso potente, fruttato e un finale corposo.
Al termine della vendemmia, la resa è stata soddisfacente. Le piogge incessanti, pur creando condizioni difficili per i raccoglitori, non hanno influito sullo stato di salute e sulla qualità delle uve. I succhi scorrevano bene e la maturità era buona, con una media di 10,5% Vol di alcol potenziale. Con 6,9 g H2SO4/L e un pH medio di 3,09, l’acidità era al di sotto della media decennale: questo dato non ha comunque destato preoccupazione, visto che il valore era vicino a quelli del 2005 e del 2006. Nell’anno 1999 o 2003 si sono riscontrati livelli di acidità più bassi, anche se quegli anni hanno dato vita ad annate generose ed eccezionali. I viticoltori hanno assicurato una fermentazione corretta e ottenuto vini interessanti e pieni di carattere. La freschezza aromatica del Meunier e del Pinot Noir è stata preservata: sani e maturi, hanno mostrato una struttura favorevole all’invecchiamento.
Lo chef de cave è stato in grado di selezionare i vini prodotti dai tre vitigni della regione (provenienti sia dalla tenuta della Maison che da una straordinaria fornitura in arrivo dai vigneti partner) con livelli di qualità che soddisfacevano i parametri necessari per dare vita a un Moët & Chandon Grand Vintage.
Grand Vintage 2015 si caratterizza per maturità e qualità avvolgenti, assemblate in champagne dall’eccezionale morbidezza. Grand Vintage 2015, sia blanc che rosé – il primo è il 76esimo Vintage dichiarato dalla Maison, il secondo è il 45esimo millesimato rosé a essere rilasciato.
GRAND VINTAGE 2015
Moët & Chandon Grand Vintage 2015, nato in un anno di forti contrasti, è uno champagne maturo, morbido e avvolgente. È definito dal suo colore giallo limone, dai riflessi luminosi, con bollicine fini e schiuma cremosa. Il suo bouquet si esprime dapprima con moderazione, per poi accennare sottilmente a un universo bianco-verde, morbido e fresco. Note iniziali di pangrattato, brioche fresca e pasta di mandorle lasciano il posto a fiori di sambuco e gelsomino, quindi a pesca bianca e anguria, completate da note di macchia mediterranea. Al palato è diretto e sicuro. La struttura generosa, con sfumature floreali, di anice e mentolo, dona leggerezza e freschezza a un Millesimato baciato dal sole. Il finale indugia su una nota leggermente sapida, una delicata amarezza che evoca la mandorla fresca.
GRAND VINTAGE ROSÉ 2015
Moët & Chandon Grand Vintage Rosé 2015 si distingue per la sua brillantezza, il suo bouquet speziato e il palato potente. Sfumature rosa granato con riflessi bluastri risplendono attraverso il fine perlage. I suoi aromi iniziali richiamano bacche scure maturate al sole, come ribes nero, mora e ciliegia nera. Sentori di fico e fragoline di bosco si uniscono a note speziate di bacche rosa e pepe aromatico. Profumi di macchia mediterranea in fiore rinfrescano l’insieme. Al palato domina il Pinot Noir, con un frutto concentrato, scuro e profondo. I tannini creano angoli, rivelano sfaccettature, come in un gioiello grezzo. L’amarezza appetitosa di prugne e mirtillo rosso, con note di menta e anice, rinfresca il finale.
La tensione all’innovazione, la curiosità e il desiderio di ridefinire i codici espressivi sono alla base del premio speciale “Tradizione Futura”. Inaugurato con la presentazione della Guida Ristoranti d’Italia 2022 e rinnovato anche nell’edizione 2023, il riconoscimento – nato dalla collaborazione tra Moët & Chandon e Gambero Rosso – viene assegnato a 10 giovani leve della cucina nostrana, senza distinzione di genere o provenienza geografica, che stanno contribuendo a scrivere un nuovo capitolo della cultura gastronomica italiana.
Tradizione Futura vuole porsi anche come un laboratorio di esperienze e confronto, un network di relazioni che permette agli chef premiati di dialogare con la Maison, per costruire insieme iniziative valoriali per tutti i soggetti coinvolti.
Moët & Chandon ha invitato quattro degli chef insigniti del premio speciale “Tradizione Futura” a interpretare con il proprio stile e la propria visione le caratteristiche di Grand Vintage e Grand Vintage Collection: si tratta di Andrea Leali di Casa Leali a Puegnago (BS), Maria Carta di Is Femminas a Cagliari (vincitori della prima edizione), Nico Mastroianni dell’enoteca Il Santo Bevitore di Cassino (FR) e Xin Ge Liu de Il Gusto di Xinge di Firenze (premiati lo scorso ottobre).
Andrea Leali, classe 1993, è un autentico golden boy della cucina bresciana: nel 2018 è Chef emergente dell’anno per la guida del Gambero Rosso e nel 2022 la guida L’Espresso premia Casa Leali, che gestisce con il fratello Marco, con i Tre Cappelli, consacrazione per un autodidatta totale che fin dall’inizio ha solo perseguito la sua visione, coltivando una cucina decisamente fuori dal comune, che affonda le mani nell’archivio dei ricordi per rielaborare piatti emozionali della quotidianità. Una filosofia dei sapori che non prescinde dalla sostenibilità: nulla viene sprecato e gli scarti di verdura vengono lavorati, ad esempio, per preparare il sugo di un piatto a base di anguilla. Per Grand Vintage 2015, morbido e avvolgente, chef Leali propone la sua Giardiniera del Lago, verdure in giardiniera, piccoli pesci di lago in diverse consistenze e lavorazioni e salsa di sarde allo spiedo, un piatto pensato per racchiudere tutto il lago e le sue usanze culinarie.
Maria Carta è la custode della “cucina di longevità”. Originaria di Seulo, comune della Barbagia che conta il maggior numero di ultracentenari al mondo – ben 25! – ed è certificato Blue Zone (area demografica/geografica dove l’aspettativa di vita è più alta della media), diventa ben presto depositaria dei segreti culinari delle donne della zona, che decide di raccogliere in un quaderno di ricette di profonda memoria. Insieme al suo staff tutto al femminile (da cui il nome del ristorante), parte dalla tradizione gastronomica della Barbagia e dell’Ogliastra per costruire un progetto unico, che fonde l’alta cucina con l’antico cibo della longevità. Ispirata dalle note luminose e speziate di Grand Vintage Rosé 2015, chef Carta propone Racconti di Terra e Mare: si tratta di una fregula fatta a mano con semola di grano bio Senatore Cappelli macinato a pietra, accompagnata da un ragù al nero di seppia, lavata solo con acqua di mare, servita su emulsione e scaglie di bottarga, basilico e carciofo fritto.
Nico Mastroianni, nonostante i suoi appena 25 anni di età, può già vantare una lunga serie di collaborazioni con grandi nomi della gastronomia (da Iannotti a Martini), che lo fanno pensare e lavorare come un autentico veterano. Nel 2017, a soli 20 anni, diventa chef del Santo Bevitore. Sperimentazione è la parola chiave della sua cucina, un percorso di continuo studio, apprendimento, che si alimenta con passione e curiosità. La sua proposta guarda molto al territorio del basso Lazio: eccellenze di terra e di mare a cui lo chef cerca di volta in volta di dare una dimensione nuova, classica o innovativa a seconda delle occasioni, ma sempre genuina. In abbinamento a Grand Vintage Collection 2006 propone Baccalà dell’entroterra: filetto di baccalà, servito con pecorino, olio al basilico, limone e cavolo nero. Un chiaro omaggio alle proprie origini ciociare, che ben si sposa con il corpo pieno e tostato dello Champagne.
Xin Ge Liu, trent’anni, cinese di nascita ma italiana d’adozione, ha scelto la culla del Rinascimento, Firenze, come luogo d’elezione dove dare vita alla propria passione per la cucina, che combina con la sua precedente formazione nel mondo del fashion e del design. All’interno del suo ristorante Il Gusto di Xinge nascono creazioni, gustose ed esteticamente raffinatissime, che si ispirano ai classici della tradizione cinese ma sono realizzati con ingredienti del territorio, creando un ponte simbolico tra il suo Paese d’origine e quello dove vive. La chef adotta un processo creativo simile a quello che si potrebbe vedere in un atelier di moda: partendo da emozioni, ricordi e immagini, tratteggia un moodboard preparatorio degli ingredienti, che diventano poi la traccia sui cui costruire il piatto vero e proprio. Il dolce che decide di abbinare a Grand Vintage Collection 1999 è Xinge’s Moon, una rivisitazione della Moon Cake, tipico della tradizione cinese, qui realizzato con una base di farina di riso, al cui interno si trova un primo strato di crema al taro (radice di una pianta tropicale dell’Asia), seguito da un secondo con crema di litchi e champagne.