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La pizza è del popolo. 30% di affluenza in più per la terza edizione dedicata ai migliori pizzaioli d’Italia. De Venuti: “a settembre porteremo il format a Milano, ma pensiamo già a Roma 2020”

“Perchè la pizza è pop. Tu non diresti mai andiamoci a fare un piatto di spaghetti!”. Emiliano De Venuti, ideatore de La Città della Pizza e CEO di Vinòforum, aveva ragione quando, tre anni fa, ha dato vita a una delle manifestazioni enogastronomiche più attese nella capitale. “Noi come produttori di eventi ci muoviamo con un anno di anticipo”, racconta la mente di Città della Pizza che quest’anno ha scelto i 6 mila metri quadri di Ragusa Off per abbracciare un pubblico più ampio. “La città della pizza è in crescita esponenziale e abbiamo avuto bisogno di una location più grande, forse più del doppio dello scorso anno”. A dargli ragione sono stati i numeri: + 30% di presenze registrate.

“Analizziamo continuamente il mercato, i trend di comunicazione: il format è invariato ma diamo degli spin off che anticipano i tempi”. Un circuito virtuoso con un’attenzione particolare anche a ciò che riempie il disco di pasta. “I topping dei nostri pizzaioli hanno l’obiettivo di comunicare un territorio”. I contenuti fanno la differenza e una pizza è nulla senza materie prime di qualità: tra le prerogative, infatti, una maggiore attenzione ai produttori messi letteralmente al centro de La Città della Pizza con la possibilità di interagire e dialogare attraverso work shop e convention per un pubblico bivalente tra business e consumer.

A essere rafforzate anche le sessioni di Stand up pizza, il palcoscenico riservato a tutti quei talenti, “non parliamo di nuovi Maestri o Emergenti”, non ancora nella walk of fame dei pizzaioli. “Tra le tante richieste che ci sono arrivate abbiamo selezionato, insieme al nostro panel di autori (Stefano Callegari, Luciano Pignataro, Luciana Squadrilli, Tania Mauri), dieci pizzaioli”. Tra i partecipanti dell’omonimo contest, il più convincente e comunicativo è stato Simone Taglienti che, con il suo “temporary pizzeria”, andrà direttamente nel programma de La Citta della pizza 2020.

“Per me la pizza rimane patrimonio campano, anzi napoletano”, confessa Emiliano De Venuti: pur riconoscendo alla pizza un valore nazionale, testimoniato dalla presenza di pizzaioli veneti e sardi, non può non valorizzarne le origine, i padri fondatori.

“Paradossalmente ne ho assaggiato solo 2 in questi giorni”, e tra gli oltre 100 tipi diversi di pizza “quella che più mi ha colpito è stata la Dolce Forte del Maestro pizzaiolo toscano Tommaso Vatti: impasto in pala romana al cacao con farina integrale e pasta madre viva, Cinghiale sfilettato alla maremmana, Lardo di Cinta Senese, Pecorino stagionato in fiocchi, Oliva nera al forno, Olio evo. Era divertente, giocosa, sperimentava”. Fuori quota cita la “Bufala Profumata” del Maestro Franco Pepe dedicata proprio a La Città della Pizza 2019 una ricetta che il giorno dopo era già in carta anche da Pepe in Grani. “Lui è il numero uno, con rispetto per tutti gli altri Maestri. Questa pizza era un’esplosione di sapori, un’evoluzione di sensazioni dall’equilibrio incredibile”.

La Città della pizza si prepara adesso al debutto milanese previsto per il prossimo settembre ma già pensa all’edizione di Roma 2020. “Ci apriremo al mondo: voglio dare una visione internazionale della pizza, sia con il made in Italy che abbiamo all’estero sia chiamando a confronto pizzaioli stranieri”.



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