Se Chef Roy Caceres è all’opera, il piatto sarà un viaggio di sensi, emozioni.
Nei suoi occhi c’è il sorriso. Nel suo sorriso, le sue mani, mai ferme, rincorrono quei sapori che dalla bocca arrivano al cuore. Emozioni. Questo è ciò che lo Chef Roy Caceres porta nei suoi piatti. Piatti che nascono dai paesaggi che gli restano dentro e da quelli che ha ancora da scoprire. Diverse, così, sono le sue fonti di ispirazione, ma tutte vivono lì, dove l’abbiamo incontrato, nella sua grande passione per la cucina che inizia a scatenarsi quando ancora ragazzino, ancora intento a lavare piatti e stoviglie, cominciò a rapirlo in quel mondo che iniziava a sentire già casa sua. Un talento non può restare imprigionato e nelle sue creazioni, presto è iniziato a volare.
Lo Chef Roy Caceres ha immediatamente avvertito l’esigenza di conoscere, approfondire, la tradizione culinaria italiana, fino al punto di sentirla sua, portandola ormai come pilastro fermo nella sua vita, al punto che oggi è un’altra l’esigenza che sente: ritrovare e riscoprire le sue origini, la tradizione colombiana. Da quella terra, da quei colori ci racconta il ricordo e il sapore che suo nonno, un giorno gli regalò. Sebbene non proprio colombiano, il piatto gli è restato dentro come emozione e come tale lo ha riproposto: il kibbeh, macinando la carne cruda con il burghul e la menta.
Equilibrio perfetto che tra emozioni di sapori e tecniche sempre all’avanguardia, nella sua cucina, manda un messaggio chiaro: dove l’stinto e l’emozione inizia, la tecnica porta a compimento, passando per semplicità ed eleganza. Come semplice ed elegante è il piatto che lo Chef Roy Caceres avrebbe voluto inventare, il tortellino, re della tradizione italiana, senza mai dimenticare la necessità che ogni suo piatto deve avere: la giusta sapidità. E in fondo si sa, è il sale che regola il mondo.
Il mondo de Le metamorfosi che è certamente anche un forte lavoro di squadra, lo Chef crede molto nell’inventiva e nella capacità del suo team in cucina. Coinvolgere diventa per lo Chef tappa di una consapevolezza che nel piatto diventa passione, cucinando emozioni: “quando assaggio un piatto chiudo gli occhi, lo sento e mi deve convincere”. Un viaggio proprio di sensi, ci verrebbe da dire.
“La mia cucina comunica emozione!”
– Roy Caceres-
Provare un piatto è quindi qualcosa che va oltre l’assaporare. E’ sentirlo, riconoscerlo, viverlo: “se emoziona me, sicuramente emoziona gli altri”. Ma è il momento di raccontarvi anche il suo estro e dell’ingrediente (anche se ce ne sono diversi, ma noi ci soffermiamo su questo, perché, credeteci, per la nostra tradizione è davvero bizzarro!): hormiga culona alias atta colombica alias formica culona.
La reazione alla proposta di questo piatto? La cremosità del prodotto ha un po’ ingannato tant’è che “se non glielo si diceva, non se ne accorgevano” (ma quando l’hanno saputo, gli amici, si intende? Un po’ il naso l’hanno storto, ma Caceres ha vinto a prescindere). E il suo estro lo porta alla convinzione che “quasi tutto va insieme con tutto, l’importante è trovare il perfetto equilibrio”, quello che lo Chef padroneggia e che ricerca continuamente nella sua cucina. Anche quando si tratta di quel faldone etichettato come: “piatti no editing”, ovvero quelli che sono ancora da provare e da riprovare (la sua umiltà ci confessa che sono lì, come spunto, sfida e ricerca).
Sensibile e testardo, Chef Caceres e il suo grande cuore lascia il sapore di chi continuamente ci prova, di chi costantemente ama, di chi semplicemente emoziona. “La mia cucina cerca di emozionare, una cucina emozionale dunque che al punto principale lascia il gusto, le cose che facciamo devono essere buone. La mia è una cucina di cuore, pancia, e testa.”
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