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Dal 4 al 6 ottobre nella città romagnola la dodicesima edizione con il premio street food di qualità: Vittorio Castellani anticipa tutte le novità

A Cesena è tutto pronto per l’inizio di una delle manifestazioni gastronomiche street più importanti a livello nazionale. Da venerdì 4 a domenica 6 ottobre la città romagnola ospita il Festival Internazionale del Cibo di Strada. Una dodicesima edizione capace di coinvolgere in un solo week end più di centomila amanti del buon cibo.

Una tre giorni ricchissima di appuntamenti che potrà contare su oltre venti incredibili isole gastronomiche e trenta delegazioni,con il meglio delle regioni italiane e di altri paesi provenienti da tutto il mondo (Messico, Marocco, Grecia, Giappone, Perù, India, Argentina).

Tra le novità il premio “Gianpiero Giordani Street Food Award” intitolato al suo ideatore scomparso pochi mesi fa. Scopo della sfida,eleggere il miglior cibo di strada presente al Festival. A decretare il vincitore una giuria d’élite composta da esperti del settore e giornalisti gastronomici come Licia Granello de La Repubblica e Pina Sozio, curatrice della Guida Street Food di Gambero Rosso.

Per completare la già ricchissima offerta del Festival non mancheranno spettacolari show cooking (area Mercato Coperto) magistralmente animati da Vittorio Castellani aka Chef Kumalè, celebre giornalista e curatore della sezione internazionale della manifestazione.

Proprio con un disponibilissimo Castellani abbiamo scambiato qualche battuta per carpire appieno i segreti di questo ormai storico Festival.

Alla dodicesima edizione del Festival, qual è l’ingrediente vincente di questa kermesse?

“Credo sia lo spirito popolare: ricordiamoci che il Festival nasce con l’obiettivo di promuovere la piadina romagnola mettendola a confronto con altre tradizioni di street food italiani e internazionali. Scopo della manifestazione è anche quello di accendere i riflettori su cucine fortemente identitarie ed inclusive, cioè accessibili a tutte le tasche e aperte allo scambio con altre culture. Non dimentichiamo anche la forte attrazione turistica del cibo, che porta poi il pubblico ad apprezzare tanti altri aspetti di un luogo (paesaggistici, storico-culturali)”.

Da curatore della sezione internazionale, quanto è importante questo “tour gastronomico attorno al mondo” per una realtà come Cesena?

“Io mi occupo di studiare le culture gastronomiche dei popoli da ventotto anni; viaggiando nei cinque continenti una delle cose che più mi ha affascinato è stato scoprire che un cibo locale, come può essere la piadina, può ritenersi anche globale poiché ci sono tecniche e specialità molto simili alle nostre in giro per il mondo.
In un momento in cui ci sono forti tensioni razziali, il cibo può aiutare a distendere gli animi, a farci considerare che quello che noi abbiamo lo possiamo ritrovare con altre sfumature in giro per il mondo. Questo Festival permette, quindi, di entrare in contatto con altre culture a noi sconosciute proprio attraverso il mezzo del food di qualità”.

Lo street food è una delle più antiche forme di diffusione del cibo. Qual è il legame fra la sua cultura e la gastronomia?

“Questo è un aspetto che mi sta molto a cuore e che tenteremo a sviscerare nei prossimi anni. Questa è una manifestazione che si vive molto con la pancia e con i profumi. Con gli show cooking cercheremo proprio di recuperare l’elemento della narrazione; quest’anno, per esempio, abbiamo invitato il più importante distretto di street food della Chinatown di Milano con la Ravioleria Sarpi e quindi racconteremo sia le origini che la storia dei ravioli, come, in quali occasioni si servono e il loro significato simbolico. Stiamo, quindi cercando di utilizzare il cibo in questa chiave, per far conoscere alla gente tradizioni e testimonianze di altre culture”.

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