Sui colli piacentini il testimone passa a Silvia Mandini e suo marito Marco Profumo
Fuggire dalla Metropoli, cambiare lavoro e cambiare vita: è stata questa la sfida di Silvia Mandini e Marco Profumo che, nel 2014, hanno abbandonato Milano per dedicarsi alla vita bucolica e alla produzione di vino.
Ziano Piacentino è uno dei comuni più vitati d’Europa, vanta il 75% di superficie vitata ed è stato il punto di partenza di Silvia e Marco: “Io e mio marito ci stiamo buttati in questa nuova avventura, proveniamo da ambiti lavorativi completamente estranei al mondo del vino. Mio marito è un informatico e io invece ero responsabile di un’area web di un casa editrice che lavora nel settore medico scientifico. È stata una scelta di vita, una scelta molto coraggiosa”.
Coraggio, forte senso di identità e tanta voglia di distinguersi nel mercato vitivinicolo, sono i tre cardini dei Profumo. I ragazzi, aiutati da un pizzico di fortuna, conobbero Luigi Mossi nel 2014: allora la cantina Mossi non era in vendita e nessuno era alla ricerca di qualcuno che ereditasse la sua attività.
Intrapreso questo percorso e rinnovata la nuova immagine della cantina, i due coniugi hanno traslato le loro competenze in vigna: “Siamo diventati dei vignerons studiando tanto. Mio marito ha una mente matematica, ma infondo la cantina è chimica, anche se noi raccontiamo la storia, i profumi e gli aromi, si tratta comunque di chimica e fisica. Io ho fatto il corso ONAV, poi sono entrata nell’associazione Donne del Vino.” Dopo due anni sono nate delle vinificazioni più accurate, dopo le quali poi è stato introdotto un Gutturnio Frizzante, la prima promessa del signor Mossi, un Ortrugo spumantizzato che nasce da un vigneto autoctono piacentino, un’uva delicata, che “deve essere seguita come se fosse un bambino e deve essere portata integra in cantina, per evitare che sviluppi un retrogusto amaro”. Usato inizialmente per ingentilire la Malvasia si trasforma, negli ‘70 anni della Milano da bere, in uno spumante prodotto con metodo Martinotti o Classico.
La seconda promessa è la Malvasia rosa, “un’unicità, la coltiviamo noi e altre due cantine in tutto il mondo; ne abbiamo poco meno di un ettaro e diventeranno due dall’anno prossimo. È una varietà nata spontaneamente nel 1967, una mutazione genetica naturale della Malvasia Aromatica di Candia.” Dal primo grappolo rosa trovato per caso sul vitigno della Malvasia, sono poi passati quindici anni, durante i quali si è cercato di riprodurre una pianta che potesse produrre stabilmente. Ottenute le prime quattro barbatelle, alla fine degli anni ’90, il vigneto è stato iscritto nei registri di vinificazione, poi “nel 2018 ne abbiamo fatto una vendemmia tardiva, ottenendo un vino che da dessert che è poi diventato da aperitivo. Aveva profumi intensi di rosa, di ricine e di pompelmo. Lo scorso anno abbiamo deciso di farne una vendemmia spumantizzata con metodo Martinotti, pressata sotto azoto.” Nasce così il Semi Croma, un’anteprima del Vinitaly 2018 presentata tramite l’associazione Donne del Vino che ha fatto innamorare persino Ian D’Agata. Questo spumante rosé extra dry è una vera e propria chicca per gli amanti delle rarità e del buon bere.
La terza promessa – quella più attuale -della cantina Mossi, che collabora con l’Università Cattolica di Piacenza, è quello di “continuare nella ricerca: sono quasi trenta le varietà di vite in fase di studio nel nostro vigneto sperimentale. Vogliamo che altre varietà escano da quel vigneto per riuscire poi a impiantarle nel nostro terreno, così da poter dare maggiore equilibrio e struttura ai nostri vini.” Inoltre la cantina è fortemente votata alla sostenibilità, un trend che prende sempre più piede nel mercato: “Da novembre scorso siamo entrati nel progetto Viva, guidato dal Ministero delle Politiche Agricole Caccia e Pesca, che può portare alla certificazione come o organizzazione o prodotto sostenibile. Si tratta di un lavoro molto lungo e certosino; comporta lo studio quattro fattori: aria, acqua, vigneto e ambiente. Ci crediamo molto e vogliamo essere un esempio”. Il futuro vede protagonista una nuova sfida, quella di poter rispondere a quella fetta di mercato che chiede non solo vini biologici ma anche sostenibili, “perché la terra è di tutti e resterà ai nostri figli”, il sogno invece, è quello di distinguersi tra i milioni di produttori vitivinicoli nel mondo.