All’Hotel d’Inghilterra c’è il cocktail bar amato dai poeti. Il capo bartender Roberto Pezzuti ci racconta come fare un ottimo Boulevardier
Al contrario di quello che molti pensano, la mixology non è un fenomeno di ultima generazione, bensì una signora di venerabile età, mantenuta giovane da bravissimi bartender nei paesi soprattutto anglosassoni. Non si è mai smesso di miscelare con estro nei tanti luoghi leggendari risalenti all’epoca del proibizionismo a New York e nei lounge bar dei grandi Hotel di Londra, dove trovavano casa anche i maghi italiani dell’arte dei cocktail.
Anche noi, in Italia, avevamo i luoghi di culto del bere miscelato, frequentati dal jet set internazionale che passava per il Belpaese, dalle stelle del cinema e dai paparazzi. Uno di questi, quasi una perla nascosta o ingiustamente dimenticata, è il Bond Bar dell’Hotel d’Inghilterra a Roma, un luogo intriso da tante storie e tante esperienze dei tempi passati. Costruito inizialmente per accogliere i nobili ospiti dei principi Torlonia e divenuto nel 1845 albergo di lusso, l’hotel deve il nome ai suoi romantici habitués Keats e Byron, e ai loro amici d’Oltremanica. Frequentato dal beau monde, con soggiorni di personaggi illustri come Franz Liszt, Mark Twain, Hans Christian Andersen, Henry James e tanti altri, l’Hotel d’Inghilterra ha sempre tenuto alto il livello del suo servizio: sopratutto con la proposta di bevande inebrianti.
Il Bond Bar, nome che fa pensare all’edificio al Vauxhall Cross di Londra, e a tutti quei Vodka-Martini “stirred not shaken” nei migliori bar del mondo, riporta indietro nel tempo. Custode di sguardi rubati e amori vissuti, di segreti sussurrati nell’oscurità, aggiunge ai nostri drink un che di estremamente prezioso anche se invisibile agli occhi: la storia. Sedersi al posto di Ernest Hemingway fa quasi sentire l’aria impregnata dal fumo acre dei suoi sigari; appoggiarsi alla boiserie, come dopo di lui hanno fatto i divi della dolce vita, fa immaginare la risata di Liz Taylor sotto lo sguardo compiaciuto di Gregory Peck. Ma non stiamo parlando di un museo, né tanto meno di un fantasma delle epoche gloriose. Niente affatto. Chiamato affettuosamente “Il Barrino” dai suoi aficionados, con poltrone in pelle in stile Chesterfield e una minuta raccolta di arte, il Bond Bar è un piccolo gioiellino di atmosfera glamour. Roberto Pezzuco, il capo bartender, con trascorsi alla Residenza Ripetta e all’Hotel Hassler, affiancato da Angelo Di Giorgi, richiamato dal famoso Zuma e dal promettente Mattia Porrati, mantengono vivo lo standard dell’esperienza al Bond. Martini miscelati con maestria, signature cocktails e i grandi classici, vini regionali e nazionali, vermouth e superalcolici di pregio. Il tutto condito con le note soffuse del jazz e il bagliore di candele.
Calati nell’atmosfera, assorbiti dal fluire di musica e dai racconti del General Manager dell’Hotel Massimo Colli, abbiamo vissuto l’ aperitivo in un’altra dimensione: sognante e velato di nostalgia…
Un habitué del barrino, un tale Jerry, ci confida: “il Boulevardier qua è sempre perfetto.” E allora lo ordiniamo e chiediamo a Roberto la ricetta.
Rye whiskey 1,25 oz
Campari 1oz
Vermouth dolce 1oz
“Mettere cubetti del ghiaccio nel bicchiere, aggiungere tutti ingredienti, mescolare e guarnire con scorza di arancia.”
Sicuramente c’è un ingrediente segreto che non ci viene svelato: è troppo semplice per venire così buono…
Un piccolo ma grande dettaglio: con un sapiente management che scommette tutto sulla personalizzazione del servizio, oggi L’Hotel d’Inghilterra Roma – Starhotels Collezione, è parte di Small Luxury Hotels of the World.