Con scenario Lione e dunque la Francia e per la prima volta senza l’ideatore, scomparso un anno fa, uno dei più importanti concorsi di cucina al mondo ha visto trionfare la cucina scandinava. Sul podio il team allenato Rasmus Kofoed poi la Svezia e la Norvegia
Si è da poco conclusa a Lione, la finale del Bocuse d’Or: uno dei più importanti concorsi di cucina al mondo con cadenza biennale. Il 29 e il 30 gennaio, 24 chef appartenenti a 24 nazioni diverse si sono sfidati davanti a una giuria pronta ad assegnare punteggi in base alla creatività, alla tecnica e alla presentazione. I sorrisi, come al solito, sono innumerevoli ma in questa edizione c’è scappata anche qualche lacrima: questa, infatti, è stata la prima edizione senza Paul Bocuse che ci ha lasciato nel gennaio 2018. Si è così reso omaggio ad un grande uomo continuando il lavoro che ha realizzato nel 1987. Il suo intento era quello di cercare di “Portare gli chef fuori dalle loro cucine”.
Oggi Jérôme Bocuse, figlio di Paul è diventato il presidente del Bocuse d’Or: “Come uomo di tradizione, innovazione e modernità, mio padre ha promosso i valori della cucina francese in tutto il mondo. Lui era sempre alla ricerca di nuovi talenti – e aggiunge – Quest’anno abbiamo voluto rendere omaggio a lui, in particolare attraverso la scelta del tema presentato sul piatto. Un piatto classico: un carrè di vitello da latte con 5 costolette. Poi l’interpretazione di una Chartreuse di verdure con crostacei. Una sfida affascinante che richiede di estrarre il meglio dal prodotto”. La Chartreuse è sia un liquore, che una zuppa di pesce ma anche una terrina di verdure e pesci, molluschi e/o crostacei come in questo caso. I concorrenti ne hanno dovuto preparare due, di 8 porzioni ciascuna, identiche, calde, composte da almeno il 50% di prodotti vegetali e farcite con un ripieno di quattro tipi di molluschi.
Tornando alla premiazioni, la giuria ha dato il premio speciale per il miglior poster promozionale alla Tunisia. E annunciato che la prossima selezione europea si terrà a Tallinn in Estonia nel 2020.
Ad aggiudicarsi la competizione, invece, è stata la Danimarca, con un podio interamente scandinavo: la medaglia d’argento, infatti, è andata alla Svezia mentre quella di bronzo è stata vinta dalla Norvegia. La tanto ambita statuetta d’oro è stata alzata da chef Kenneth Toft-Hansen e dal commis Christian Wellendorf Kleinert (che si aggiudicato anche il premio per la sua categoria), allenati da Rasmus Kofoed del ristorante Geranium di Copenhagen, famoso a per aver ottenuto il bronzo, l’argento e l’oro in tre edizioni consecutive. Poi la Svezia con lo chef Sebastian Gibrand, il commis Gustav Leonhardt (coach Tommy Myllymäki) e la Norvegia con chef Christian André Pettersen, commis Havard André Josdal Ostebo e coach Gunnar Hvarnes. L’Italia ha comunque disputato un’ottima competizione grazie a Martino Ruggieri che da mesi si è preparato con dedizione per questo importante appuntamento.
Ha presentato la sua Chartreuse a l’Italienne: una interpretazione di questa ricetta pensata a forma di farfalla e in stile “camouflage” con diversi strati, omaggio alla natura; inedito l’inserimento del risotto. Il piatto, sottotitolato “Rapsodia italiana nella forma di una farfalla” è una reinterpretazione di un tradizionale risotto di mare a forma di farfalla, con verdure e spinaci. Tra gli elementi un fiore vegetale a base di verdure fresche dai banchi del mercato locale, le puntarelle, marinate nell’acqua dei frutti di mare e la salsa marinara.