Più sano e qualitativamente migliore, Carlo Noro, uno dei padri di questa pratica in Italia, traccia le linee guida del suo mondo
“Il vino è la bevanda più contaminata al mondo, e paradossalmente è l’unico prodotto su cui non c’è l’etichetta”. A dircelo è Carlo Noro, proprietario dell’omonima azienda biodinamica fondata più di trent’anni fa, nei pressi di Roma. Oggi, insieme ai figli Simone e Valerio, porta avanti quella che più che essere la piccola azienda di famiglia, rappresenta un vero e proprio stile di vita: per i Noro infatti, il biodinamico è un modo di vivere e di intendere la quotidianità; non a caso, a due passi dalla loro casa, non solo è situata la vigna ma anche ettari di terreno dedicati alla produzione di olio, ortaggi e concentrati. Carlo ci confessa, fin dal primo momento, che intraprendere questa strada non è stato semplice, e che bisogna essere disposti a numerosi sacrifici, in particolar modo quello per un profitto che, almeno per ora, non riuscirà a raggiungere quello di una cantina di produzione industriale.
In Italia, sotto questo punto di vista, c’è ancora molto scetticismo: la credenza comune di tutti quelli che fanno parte del settore, è che si tratti di una corrente filosofica più che un modo di intendere l’agricoltura. Per questo Carlo dal 2013 ha fondato l’associazione “Professione Biodinamica”, una scuola tesa a formare chiunque voglia approcciarsi al mondo della biodinamica, al fine di dare la giusta visibilità ad un mondo non solo in linea con il benessere, ma anche (secondo lui) qualitativamente superiore. Continuando, ci rivela che la componente scientifica e biologica è importantissima e fornisce gli strumenti per valorizzare quello che la terra offre, d’altronde: “Il vino è lo specchio del territorio sul quale viene prodotto”. Negli anni, le grandi industrie hanno perso questo valore perché sono state portate dal mercato a produrre sempre di più, tutto questo a discapito della qualità. La domanda a questo punto sorge spontanea: qual è la differenza tra un vino convenzionale e uno biodinamico? Carlo ci risponde che la differenza sta nel terreno: “Un vino convenzionale viene gonfiato e drogato con i fitofarmaci che, oltre ad inquinare l’ambiente, alla lunga sono causa di malattie per chi lo consuma; al nostro terreno invece diamo solo humus che lascia nel calice gli elementi puri di quel terreno”
“Il vino è lo specchio del territorio sul quale viene prodotto”
– Carlo Noro –
Jacopo Nicoletti