Tra miti e leggende, la befana degli italiani
Stanotte arriva la befana! La vecchia signora che da anni e anni porta almeno un regalo e tante caramelle ai bimbi buoni, perché a quelli monelli porterà anche un pezzo di dolce carbone. E diciamo la verità, rispetto al simpaticone di Babbo Natale, la Befana suscita nei più piccoli (e nei nostri ricordi) più paura che altro. Forse perché tra i suoi antenati echeggiano streghe?
Nell’immaginario comune, la sua è una fisionomia poco familiare: è bruttina, ha un vestito rattoppato, scarpe rotte, ha una scopa magica e qualcuno giura che ha un carattere… davvero scorbutico! Eppure, ha un cuore del tutto umano e ancora caldo. Una antica leggenda racconta che i Re Magi seguendo la Cometa incontrarono sul loro cammino una vecchia signora. Chiesero alla donna di unirsi al viaggio per portare celebrazioni al Bambino Gesù.
La vecchia Signora che aveva un sacco pieno di doni attaccato al suo ciuchino rifiutò. Passò poco tempo e la vecchia signora sentì il peso di quell’errore. Da quel momento per espiare il senso di colpa e porre rimedio, iniziò a cercare quel Bambino in ogni bambino. Faceva visita di nascosto alle case delle campagne arrivando fino a città molto lontane e lasciava piccoli doni e dolciumi. La voce tra i piccoli iniziò a girare velocemente. Nella loro semplicità, per permetterle di affrontare meglio i suoi viaggi, lasciavano fuori le porte calze e scarpe che lei, però, preferiva lasciarle a loro colme di dolci.
Oggi le calze le lasciamo sotto al cuscino, appese al camino o sul tavolo, ma la speranza di ogni sei gennaio è sempre la stessa: quella di essere stati buoni e trovarle piene di caramelle e dolciumi.
L’Epifania è il giorno che chiude i festeggiamenti natalizi. A rigor del vero, è il momento catartico che in molti “aspettiamo” (da leggersi rimandiamo!) per dare inizio ai buoni propositi a cui abbiamo brindato con l’arrivo del nuovo anno. Perché in un certo senso, la vecchia signora segna proprio un passaggio: dal vecchio al nuovo. Le origini di questa festa si iniziano a rintracciare su questa strada. Dal paganesimo prende proprio questo aspetto: la fredda stagione sta per finire e il vecchio farà spazio al nuovo. Gli antichi Romani credevano che in questa fredda notte la Dea Diana volava sui campi soffiando sui futuri raccolti una nuova vita.
I paleocristiani hanno iniziato a tessere leggende in merito arrivando anche a voler identificare realmente la Befana in alcune donne che vivono ancora oggi tra mito e realtà. Chi la vuole essere stata Claudia Procula, moglie di Ponzio Pilato, chi la nonna di re Erode. Donne queste che hanno chiesto penitenza e possibilità di riscatto per colpe grandi non proprie.
Per chiunque, però la befana è l’ultimo giorno del Natale che ci vede ancora riuniti a tavola. E non poteva mancare di avere il suo piatto tipico… ovviamente dolce. Vediamo quali regioni italiane gliene dedicano uno in esclusiva.
In Piemonte è sacro e divertente mangiare in questo giorno la Fugassa d’la Befana: un dolce pan brioche arricchito di canditi che ricorda un sole o una margherita. Al suo interno viene nascosta una fava bianca e una nera. Chi trova la bianca paga la focaccia, chi la nera, paga il vino! Oggi la Fugassa d’la Befana è un prodotto PAT della regione Piemonte.
Dalla Lombardia e precisamente da Varese, arrivano i cammelli di sfoglia: un chiaro omaggio ai Re Magi. Ma come ci arrivano i cammelli a Varese? Secondo una leggenda, Barbarossa rubò le reliquie dei Magi a Milano e, per far rientro in Germania, sostò a Varese, precisamente a Città Giardino dove la dolce tradizione dei cammelli ha avuto origine. Oggi, accanto alla versione classica di pasta sfoglia, ne esistono di più golose ripiene di crema o marmellata.
In Veneto si prepara la pinza de la Marantega (in dialetto veneto significa Befana). È una pizza dolce che ha origini molto antiche. In passato veniva avvolta in foglie di cavolo e posta a cuocere sotto le ceneri del falò intorno al quale si beveva e si aspettava il giorno dell’Epifania. Ancora oggi è un pane arricchito di uvetta, grappa, fichi secchi, pinoli e arancia candita.
In Toscana, a Siena si preparano i cavallucci di Siena, dei morbidi biscotti arricchiti con miele, canditi, anice e noci. Nella zona di Lucca e Viareggio, invece, si preparano i befanini, biscotti frollini a base di agrumi e rhum, ricoperti di granella colorata.
Nelle Marche, precisamente nella zona di Genga, si preparano le pecorelle, dolcetti di pasta sfoglia di svariate forme e farciti con marmellata, frutta secca, noci o fichi secchi.
Che sia per tutti una dolce Befana!