Dopo il restyling la riapertura. Vi raccontiamo com’è il nuovo bar-pasticceria romano che dal 1927 ha fatto della qualità il suo valore assoluto
Ci sono storie che quando vengono raccontate ti lasciano a bocca aperta. Stai lì e ascolti, rapito. Di queste, bellissime, ne abbiamo ascoltate diverse. Storie di persone, di famiglie e di aziende. Questa volta, per la prima volta, a lasciarci un po’ storditi e colti di sorpresa, c’è stata sì una storia, fatta di non parole.
Ci troviamo da Antonini, storico bar e pasticceria romano che ha riaperto i battenti dopo il suo restyling. L’accoglienza è calda e amichevole: questo fa onore all’organizzazione e alla proprietà. La vera “botta emotiva” di cui parlavamo arriva quando inizia il pasto e qualcuno chiede alla Sig.ra Paola, Capitano della nave, di parlare. In quel momento un’ondata di emozione ferma il tempo. Il suo non riuscire a parlare era ricco di parole e ci ha emozionato. Questa volta, abbiamo ascoltato ma senza attivare le orecchie.
La storia di quest’azienda, ancora a carattere familiare, parte nel 1927 quando Giuseppe Antonini e sua moglie Giuliva, aprono una latteria di quartiere, proprio in una delle serrande dove l’attività si trova ancora oggi. In seguito nel 1948 il figlio Giorgio, affinata la sua esperienza in una pasticceria americana, torna in azienda a Roma. Qui, insieme alla moglie Bianca prepara maritozzi con panna, gelato allo zabaione e cornetti, famosi in tutta la capitale. Inizia l’Antonini che conosciamo oggi. Con il pasticcere Mario Prosperi si mette a punto “la cannonata”, tipico dolce con cioccolato e zabaione, e la tartina salata (ancora oggi è così) farcita con pesce. Arriviamo agli anni 60/70 e scendono in campo le sorelle Paola e Luciana a dare nuova enfasi alla linea della pasticceria; in seguito, nel 1982, con il marito della Sig.ra Paola, si arriverà all’attuale ampliamento.
Frequentato da personalità dello spettacolo e della televisione, grazie alla vicinanza con il Teatro delle Vittorie e con la Rai, Antonini si è ulteriormente rinnovato: nel logo, che raffigura in ogni sua riga una persona della famiglia, e nelle collaborazioni con maestri nell’arte della pasticceria e della gelateria. Tra le tante novità, ce ne piace citarne una: la sinergia con il maestro gelatiere Dario Rossi della gelateria Greed Avidi di Frascati. Lui con l’avvento della macchina mantecatrice “Principessa”, riesce ad avere il gelato artigianale appena fatto mantenendo altissima la qualità del prodotto, ma risparmiando il 100% di acqua, rispetto alle vecchie macchine che potevano arrivare a consumarne anche 130 litri, e dimezzando i consumi energetici.
È 2019, la storia continua, proprio, con Mamma Paola e suo figlio Maurizio. Il detto, “provare per credere”, questa volta, rende proprio bene l’idea.