Le piante officinali hanno attraversato la storia tramandando pratiche e sapori che forse non riusciremo mai a dimenticare. La bellezza della natura è anche questa
Erbe aromatiche. Giorni fa passeggiavo per le strade di una campagna romana che dolcemente iniziava a sonnecchiare in un rosso tramonto. Alcuni bambini giocavano a rincorrersi e le loro risate innocenti mi hanno riportato in un malinconico déjà vu. In un istante ho rivissuto le ottobrate romane, quelle piene di campagne aperte a corse sfrenate e di castagne da sgranocchiare ancora con le ginocchia sanguinanti di conquiste e biciclette.
Ma non è di questo che voglio raccontare. Dicevo, mi trovavo a passeggiare in campagna perché ero a fare foraging. Insieme ad alcuni amici, eravamo alla ricerca di quelle erbe selvatiche e spontanee già tanto amate dalle vecchie care streghe e mai abbandonate dalle nostre amate nonne.
La mia guida mi raccontava di storie assurde! Pensate che in in Liguria, a Triora, c’è il più alto concentrato di cultura legato alle erbe officinali e tutta una storia documentata legata proprio a questa pratica o per meglio dire alla lotta alle streghe che come ben sappiamo, fin troppi roghi ha acceso inutilmente.
In questo piccolo paese, c’è una cara vecchina che detiene oggi l’onere di essere considerata l’ultima strega buona ancora esistente. “La signora Antonietta -mi raccontava la guida pieno di stupore negli occhi- fa tutto con le erbe! Cura, cucina, rilassa… e la sua casa è piena di queste erbe”.
La passeggiata volgeva verso delicate alture e il mio sguardo fermo in basso cercava quelle erbe spontanee. Mentre il mio caro amico mi raccontava storie, leggende, e proprietà di queste stregonerie! Mi ha lasciato piacevolmente stupito la leggenda del basilico. Forse tra tutte, è la pianta che almeno una volta nella vita abbiamo provato a coltivare.
Pensate! Tra le erbe aromatiche, il basilico viene dal’India e un’antica leggenda locale racconta di una ragazza indiana che fu al centro di una storia piena di draghi e dei infuriati. Dopo una serie di lotte che mi sono valse almeno un quarto d’ora di cammino e che vi risparmio, la bella fanciulla scoprì che il suo amato sposo fu brutalmente ucciso. La disperazione la prese al tal punto che la fanciulla si lasciò bruciare viva sulla pira del suo amato.
Gli dei lessero nel gesto estremo una totale devozione e trasformarono i capelli della fanciulla in una pianta da venerare, il basilico. Ancora oggi, in alcune pratiche induiste, vi è la venerazione della pianta.
Tra racconti, leggende e passi lenti, ho incrociato tre erbe aromatiche spontanee molto usate in cucina, il cui raccolto avviene proprio in questa meravigliosa stagione autunnale.
La Senape selvatica. Il suo nome scientifico è Sinapis arvensis e cresce spontanea nelle campagne da ottobre in poi quando i fiori diventano frutti che hanno al loro interno dei semi scuri; questi semi sono ottimi per arricchire le insalate e sono gli stessi che vengono usati per preparare la famosa salsa. Le foglie invece, anch’esse commestibili, possono essere scottate o aggiunte alla frittata.
Il Topinambur. Potremmo anche non dire nulla in merito, data la fama di cui gode tra chef e piatti all’insegna di una certa ricercatezza. Del topinambur oggi come ieri si apprezzano le radici, ma vi stupirete se vi dicessi che anche i suoi fiori sono commestibili? Questi fioriscono in autunno e sono edibili. Anzi, essiccati e aggiunti all’impasto del pane, conferiranno a questo un valore e sapore nuovo.
Caccialepre. Ricordo di averla mangiata una volta in una pizza ripiena. Comunque, le sue foglie possono essere usate in cucina sia cotte che crude. Anche essiccate, le foglie rilasciano buon sapore per tisane e decotti.
Il ricordo di quella giornata ha lasciato in me ricordi ed emozioni così forti e pungenti, come quelle erbe che ho raccolto, come quelle erbe che arricchiscono dall’inizio dei tempi la nostra anima e la nostra cucina.