Domenica 3 febbraio, al Radisson Blu Hotel, si è svolta la II edizione della manifestazione capitolina dedicata ad uno dei vini più apprezzati d’Italia
Un evento riuscitissimo, dove l’approccio caloroso dei produttori nel coinvolgere, appassionare e fidelizzare il pubblico ha sottolineato le radici meridionali dell’Aglianico. L’uva autoctona, la cui presenza sulla nostra penisola risale a qualche secolo prima di Cristo, concentrandosi nelle odierne regioni della Campania e della Basilicata, da sempre è fonte di alcuni tra i più apprezzati e longevi vini rossi d’Italia. Con l’avvento delle tecniche di viticoltura sostenibili e tecnologie di winemaking moderne, l’Aglianico sta crescendo di qualità d’espressione sia nelle caratteristiche intrinseche del vitigno sia nel terroir. A dimostrare le vette raggiunte ci sono stati oltre 100 produttori, provenienti da Vulture – Taurasi – Taburno (questi tre sono Aglianico DOCG), Terra di Lavoro e Terre del Cilento.
Aglianico classico, Aglianico Riserva, Aglianico rosé, Aglianico metodo classico e quello vinificato bianco. Mineralità vulcanica del Vulture, brezza marina del Cilento, macerazione breve e lunga, maturazione in botti grandi e nelle barrique francesi, mesi di riposo sui lieviti o imbottigliati subito e via: tante interpretazioni che aiutano a capire l’anima e le potenzialità di questo grande vitigno. E non basta: nell’ambito del programma della manifestazione sono stati organizzati dei seminari tematici di approfondimento. I desiderosi di capire meglio il vitigno e gli operatori del settore hanno potuto iscriversi a uno dei due seminari, condotti da Luciano Pignataro in collaborazione con il Consorzio Sannio-Cilento per “I luoghi dell’Aglianico dal Taburno al Cilento” e con l’enologo Massimo Di Renzo per “15 anni dei Taurasi Mastroberardino, Verticale Storica”. Prendete nota: non perdere l’edizione del 2020.